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Apotheon, non chiamatelo metroidvania - recensione

Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo.

Di giochi indipendenti ne abbiamo visti di tutti i colori negli ultimi anni e ormai trovare qualcosa di davvero originale anche in questa "categoria" è diventata una piccola impresa. Abbiamo aiutato un luchador a salvare la sua amata, risolto puzzle nello spazio grazie ad una pistola che crea cloni di noi stessi e addirittura preso il controllo di una capra nel bel mezzo di una crisi mistica.

Apotheon, lo diciamo subito, non propone nulla di nuovo sotto il punto del gameplay ma almeno gli sviluppatori hanno dato vita ad un comparto grafico affascinante che ricrea alla perfezione le splendide illustrazioni ispirate alle antiche ceramiche greche. Se quindi vi si drizzano le orecchie quando sentite parlare delle vicende di Achille, Zeus e Poseidone, il titolo di Alientrap merita senza dubbio la vostra attenzione.

In Apotheon vestiamo i panni di Nikandreos, un guerriero assoldato da Era per cercare di riportare la calma dopo che gli dei dell'Olimpo hanno cominciato ad incavolarsi selvaggiamente coi mortali. Durante le dieci ore scarse di gioco attraverseremo numerose sezioni platform condite con del sano backtracking (fortunatamente non troppo invadente), e un sistema di crafting basilare ma necessario per proseguire in determinate situazioni.

Stilisticamente parlando, il titolo prodotto da Alientrap è una piccola opera d'arte. Peccato solo per gli occasionali rallentamenti.

Nikandreos non dispone di abilità speciali ma può usare una vasta quantità di armi come lance, bastoni, pugnali, scudi, ma anche servirsi di piccoli esplosivi (utili soprattutto per aprire varchi) e le immancabili pozioni che ripristinano l'energia. È bene sottolineare però, che parte del nostro arsenale si usura dopo un certo numero di utilizzi ma la possibilità di raccogliere (per esempio) le frecce scagliate dal nemico di fronte a noi, gioca a nostro vantaggio.

Veniamo ora alla prima nota stonata, ovvero il sistema di collisioni che ogni tanto non fa il suo lavoro, col risultato che un colpo che di primo acchito sembrerebbe andare a segno, potrebbe invece finire inesorabilmente a vuoto. Questa pecca non incide molto sul gameplay ma non possiamo nascondere la frustrazione che ne deriva, specie quando stiamo affrontando un nemico particolarmente ostico.

E a proposito di difficoltà, quella normale non offre un livello di sfida sufficiente per i giocatori più navigati, fortuna che le battaglie contro i boss siano molto ben costruite e necessitino di una buona strategia per essere completate con successo.

Parlavamo in apertura di backtracking, indispensabile per poter recuperare oggetti sfuggiti e aprire porte precedentemente chiuse, ma accostare il genere metroidvania ad Apotheon è forse eccessivo. Se quindi non amate tornare sui vostri passi decine di volte come nel recente Guacamelee!, state pure tranquilli e pensate piuttosto al modo per sconfiggere quel balordo di Zeus.

In meno di 10 ore è possibile portare a termine il gioco a difficoltà normale senza troppi problemi, ma per tutti gli amanti delle sfide è disponibile anche un livello di difficoltà più elevato.

Un mondo labirintico come quello del titolo Alientrap necessita assolutamente di una mappa semplice da consultare, peccato che anche sotto questo frangente ci siano dei piccoli problemi per quanto riguarda la chiarezza dell'area che si sta setacciando. Niente di allarmante, per carità, ma una visione più limpida della zona circostante sarebbe stata decisamente molto più gradita.

L'ultima critica che ci sentiamo di muovere è quella legata alla fluidità, visto che in certe situazioni il frame-rate perde qualche colpo e i rallentamenti rovinano (seppur di poco) l'azione sullo schermo. Sinceramente non capiamo come ciò possa accadere, vista la potenza della console su cui gira e soprattutto la quantità modesta di elementi che si muovono contemporaneamente sullo schermo.

Al di là dei difetti elencati, Apotheon resta un titolo godibile, longevo e interessante sotto il profilo artistico, ma che difficilmente tornerete ad affrontare di nuovo una volta portato a termine.

Attenzione alla totale assenza della lingua italiana, perché destreggiarsi tra i dialoghi dei personaggi e alcuni voci del menu può essere un ostacolo per coloro che non hanno una discreta conoscenza dell'idioma anglosassone.

Apotheon non è stato tradotto in lingua italiana, ed è necessaria una discreta conoscenza dell'inglese per capire la trama nella sua interezza.

Concludiamo parlando dell'epica (è proprio il caso di dirlo) colonna sonora messa a punto da Marios Aristopoulos, che aiuta ad immergersi ancora di più negli splendidi "dipinti in movimento" e che addirittura non sfigura nemmeno al confronto con quella della saga di God of War.

Lo studio canadese e il musicista greco si sono avvalsi della collaborazione di una piccola orchestra e di un coro per comporre la soundtrack del gioco, senza dubbio uno degli elementi meglio riusciti di Apotheon.

7 / 10