Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Army of Two: The Devil's Cartel - Prova

Pochi pensieri, tanto divertimento.

Londra - E' inutile andare contro la natura delle cose. Non riuscirete mai convincere i tedeschi a condire la pasta col pomodoro, magari con una goccia d'olio e una foglia di basilico, e non col ketchup o un metallaro a considerare gli emo come i suoi eredi. Allo stesso modo sarebbe ingannevole provare a proporre la serie Army of Two in maniera diversa da quello che è, provare ad infiocchettarla come una produzione da tripla A, o magari tentare di farle criticare la società in cui viviamo, attraverso una trama profonda e dialoghi taglienti.

Non avrebbe senso, oltre che snaturerebbe alla radice un prodotto che fa del suo essere un B-game un marchio di fabbrica, oltre che un punto di forza. Perché diciamocelo, in questo periodo facciamo tutti gli esperti di cucina propinando a chi ci capita sotto il naso le ricette di Master Chef o i vini consigliati dal Gastronauta, ma quanto ci si presenta l'occasione non ci tiriamo indietro di fronte ad un bell'hamburger, se di un fast food ancora meglio. Così come, dopo tutte le spremute di cuore del cinema italiano o francese, non vediamo l'ora di infilarci in una qualche sala cinematografica a vedere i Mercenari o Vin Disel che tira le pizze in faccia a qualcuno. Possibilmente a The Rock.

Se approcciata in questo modo, la serie Electronic Arts riesce a sorprendere e divertire, grazie al suo essere esagerata, tamarra e leggera. Chiedetegli qualsiasi altra cosa e probabilmente rimarrete delusi. La trama di Army of Two: The Devil's Cartel potrebbe essere riassunta in poche semplici frasi: il traffico droga tra Messico e USA è una piaga fuori controllo, che da un lato della frontiera arricchisce gruppi privi di scrupoli e dall'altro rovina milioni di vite. Dopo anni di politiche sociali, prevenzione e tutte le altre cose che si fanno gli inutili governi, le teste pensanti degli Stati Uniti hanno finalmente deciso di sradicare alla radice il problema, inviando in Messico Alpha e Bravo, due soldati della Tactical Worldwide Operations.

La serie Electronic Arts riesce a sorprendere e divertire, grazie al suo essere esagerata, tamarra e leggera.

La loro missione? Semplice, far fuori tutti i cattivi, possibilmente con le esplosioni più fragorose che si possono causare. In un periodo nel quale, soprattutto negli Stati Uniti, le polemiche intorno ai videogiochi violenti sono all'ordine del giorno, la formula di Visceral Games è semplice "non cerchiamo di sfruttare avvenimenti drammatici, come quello del traffico della droga tra USA e Messico, per farci pubblicità gratis, magari scatenando futili polemiche, ma utilizziamo questa idea semplicemente come pretesto per far fuori degli individui che sono indiscutibilmente cattivi," ci ha confermato Greg Rizzer il producer del gioco.

E in effetti, giocando a Army of Two: The Devil's Cartel, sembra di assistere a uno di quei film nei quali Stallone o Schwarzy fanno fuori tonnellate di nemici senza scatenare la minima protesta da parte dei benpensanti. Il segreto è nel tono utilizzato dagli sviluppatori per raccontare l'evolversi della trama, nelle frasi che Alpha e Beta si scambiano ogni due per tre -costantemente in bilico tra l'essere pronunciate da badass o da stupidi manzi bipedi- e anche dal fatto che quando si arrabbiano, i due eroi, possono attivare un superpotere che consente loro di spaccare letteralmente tutto quello che ha la sventura di trovarsi nel loro raggio d'azione. Cose che nemmeno Bud Spencer e Terence Hill prima della deriva ecclesiale di quest'ultimo.

È il classico prodotto pick&play, fenomenale se giocato con un amico fidato, ancora meglio se nella stessa stanza

È il classico prodotto pick&play, fenomenale se giocato con un amico fidato, ancora meglio se nella stessa stanza, dove poter fare dal vivo le stesse mossette viste nel gioco. Bastano, infatti, pochi secondi per sapere cosa e come fare. Dal punto di vista delle meccaniche di gioco, perlomeno all'apparenza, Army of Two: The Devil's Cartel è estremamente classico. Si tratta di uno sparattutto in terza persona con le coperture e un po' di distruttibilità nel quale, per la maggior parte del tempo, non fare altro che seguire i livelli lineari e uccidere tutti i nemici che vi si pareranno di fronte.

Una struttura ancora più semplice che in passato, dato che in The Devil's Cartel sono state oltretutto celate all'interno del codice di gioco quelle meccaniche che provavano a dare quel pizzico di originalità in più alla serie, come l'aggro e le cooperative moves. In altre parole i nemici concentreranno l'attenzione sul membro del team più pericoloso, consentendo all'altro di aggirare il pericolo, ma senza strani indicatori a 'forzare' questa meccanica. Similmente, saranno ancora presenti momenti nei quali un giocatore terrà alto uno scudo antiproiettile e l'altro potrà sparare tranquillamente al riparo, da dietro di esso, ma la differenza è che Army of Two: The Devil's Cartel non costringerà più i due giocatori in sezioni di questo tipo. In altre parole Visceral Games prova ad invogliare la cooperazione attraverso il level design, non tanto attraverso meccaniche prestabilite.

Questa scelta si sposa perfettamente con lo stile senza impegno di tutta la produzione, nella quale si prova ad incentivare la squadra a collaborare attraverso il punteggio e l'effettiva efficacia della cooperazione che, per esempio, amplifica ulteriormente l'efficacia della Rabbia (Overkill in inglese), ovvero la possibilità di rallentare il tempo e contemporaneamente aumentare il potere delle armi da fuoco, che vi verrà data dopo un numero predefinito di uccisioni. Rizzer definisce questo tipo di gioco co-ompetition, ovvero il fatto che i due giocatori competeranno tra di loro per ottenere il punteggio più alto, ma questo sarà ottenibile solo collaborando col proprio buddy.

L'entusiasmo ed il divertimento ricavati da Army of Two: The Devil's Cartel hanno delle connotazioni ben definite.

Come dicevamo inizialmente, l'entusiasmo ed il divertimento ricavati da Army of Two: The Devil's Cartel hanno delle connotazioni ben definite. Tutti coloro che cercano un prodotto in grado di far slogare la mascella per i poligoni mossi, fluidità del motore grafico o pulizia delle texture dovranno passare oltre. Anche il level design non stupisce né per inventiva, né per stile, essendo, perlomeno nei livelli mostrati nella demo londinese, una semplice sequenza di corridoi e arene un po' più ampie dove lo scontro assume proporzioni più ingenti, con nemici che arrivano da più direzioni e la necessità di collaborare col proprio partner per poter sopravvivere.

Sono stati previsti alcuni cambi di ritmo, come per esempio una sessione nelle fogne nella quale solo uno dei due giocatori era equipaggiato con una torcia e doveva illuminare la strada ad entrambi. Immancabile la sezione con la postazione fissa, grazie alla quale bersagliare tutti gli avversari. Anche gli script che gestiscono l'intelligenza artificiale nemica non sembrano particolarmente raffinati, ma assolutamente funzionali al loro ruolo di bersagli mobili: avanzano, si riparano e sparano con discreta convinzione.

Ovviamente non mancheranno boss di proporzioni gargantuesche che ci impegneranno in dure battaglie, oltre che la personalizzazione delle armi. Attraverso l'editor di gioco potremo cambiare sia l'estetica, sia le prestazioni delle nostre bocche da fuoco preferite, in modo da dare sfogo alla propria tamarraggine liberamente.

Ovviamente non mancheranno boss di proporzioni gargantuesche che ci impegneranno in dure battaglie.

Da questa prova possiamo affermare che Army of Two: The Devil's Cartel sembra essere un prodotto estremamente sincero, in grado di divertire e soddisfare una specifica categoria di videogiocatori. Coloro con una spalla fidata con la quale giocare, amanti degli sparatutto in terza persona e senza altre pretese se non quelle di far fuori una valanga "di cattivoni che arrivano da dietro la parete" (citazione più o meno letterale) troveranno il gioco dei loro sogni, gli altri, probabilmente, faranno meglio a girargli al largo. O meno che, durante la recensione, scopriremo che Visceral Games ha tenuto nascosto qualche asso nella manica.

Sign in and unlock a world of features

Get access to commenting, newsletters, and more!

In this article
Related topics
A proposito dell'autore
Avatar di Luca Forte

Luca Forte

Contributor

Luca si divide tra la gestione del ruspante VG247.it e l'infestare Eurogamer con i suoi giudizi sui giochi sportivi, Civilization, Fire Emblem, Persona e Football Manager. Inviato d'assalto, si diverte a rovinare le anteprime video dei concorrenti di tutto il mondo in modo da fare sembrare le sue più belle.

Commenti