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Arslan: The Warriors of Legend - recensione

Dynasty Warriors sale a cavallo.

Film che diventano serie televisive e viceversa, Anime che si trasformano in videogiochi, videogiochi che mutano in pellicole cinematografiche, franchise che estendono i loro tentacoli in più comparti multimediali... di cose simili ne abbiamo viste parecchie negli ultimi 10 anni e Arslan: The Warriors of Legend ne entra a far parte dall'ingresso principale.

Uno spin-off di Dynasty Warriors basato sull'anime The Heroic Legend of Arslan, a sua volta ispirato a una serie di novel giapponesi create da Yoshiki Tanaka nella seconda metà degli anni '80 e tutt'ora in produzione. La saga ha avuto nel tempo numerose trasposizioni in formato home video e un manga prodotto dalla mangaka di Fullmetal Alchemist, che ha portato poi alla realizzazione di una serie anime di 25 episodi.

Proprio dall'anime è tratta la storia di questo gioco, che ha ovviamente come protagonista Arslan, giovane principe di Pars, suo malgrado coinvolto in una storia di tradimenti, invasioni e misteriose figure. Proprio una di queste, Silver Mask, rapisce il padre di Arslan e costringe il giovane a partire per una missione apparentemente senza speranza. Al suo fianco c'è il fortissimo Daryun e altri valenti guerrieri, sulla sua strada un'infinita orda di soldati capeggiati da generali senza scrupoli.

Fatto questo doveroso riassunto possiamo iniziare a parlare del gioco in se, anche se più o meno sapete già cosa aspettarvi, vero? Battaglie mastodontiche con centinaia di nemici pronti ad immolarsi e farsi spazzare via con combo ed armi a dir poco fantasiose. In gran parte è così ma ci sono anche alcune novità di cui vi parlerò tra poco. Voglio invece togliermi subito il grosso peso di dirvi che pur avendo qualche sprazzo di originalità, il gioco Omega Force si porta dietro gli stessi, identici difetti dei tanti Dynasty Warriors visti finora.

Il problema maggiore di Arslan: The Warriors of Legend risiede, come probabilmente avrete già intuito, nella sua eccessiva ripetitività e nell'estrema linearità dell'avventura. Il mondo di gioco solo apparentemente concede una certa libertà di movimento ma l'indicatore che in basso a destra tiene conto del tempo impiegato per portare a termine ogni quest fa sì che il giocatore sia portato a completare le missioni senza gironzolare troppo per ottenere la valutazione più alta.

Tali missioni richiedono nella maggior parte dei casi il raggiungimento di particolari punti della mappa, la polverizzazione di parte degli eserciti nemici con relativi comandanti, lo spostamento in un altro punto dopo aver abbattuto una barricata che in precedenza bloccava l'accesso e così via, fino a raggiungere un punto focale della storia che viene sottolineato da un filmato in-game quasi sempre seguiti da altri scontri.

La campagna principale è composta da un generoso numero di missioni che vi terranno impegnati per almeno 10/12 ore. In realtà l'impegno richiesto non è molto e nella maggior parte del tempo non dovrete fare altro che picchiare forsennatamente sui tasti per far salire il counter delle uccisioni e procedere poi verso i bersagli grossi. Questi sono quasi sempre rappresentati da generali dell'esercito nemico, che si differenziano dai loro subalterni non tanto per una raffinata tattica di combattimento, quanto per una barra di energia molto più resistente e lunga... In parole povere, per eliminarli dovrete solo pazientare un po' di più.

Discorso diverso per gli sporadici combattimenti coi boss, rappresentati dagli antagonisti principali della storia. Oltre ad essere molto più duri da mandare giù, questi avversari saranno dotati di alcune mosse speciali che dovrete imparare a conoscere ed evitare. Intendiamoci, niente di trascendentale ma siamo comunque su livelli di impegno quantomeno sufficienti.

Il sistema di combattimento non si discosta molto da quello degli altri Musou, con diverse combo utilizzabili in base all'arma scelta, che può essere cambiata "on the fly" durante gli scontri a terra. Ogni protagonista controllabile durante il gioco possiede una mossa speciale che torna particolarmente utile contro i suddetti boss, a questa si aggiunge la possibilità di schivare gli attacchi avversari e di caricare a testa bassa in presenza di gruppi di nemici particolarmente nutriti.

Salire di livello aggiunge danni elementali e qualche combo più complessa, ma siamo ben lontani dal poter definire Arslan: The Warriors of Legend un GdR. Varianti più consistenti sono invece rappresentate dalle carte che è possibile recuperare sul campo di battaglia, dai corpi dei generali uccisi o da appositi scrigni. Divise in varie categorie di rarità, queste carte apportano modifiche alle vostre statistiche.

Ne potrete equipaggiare un numero predefinito ma in un apposito menù avrete la possibilità di memorizzare set predefiniti da usare a seconda della situazione. A seconda delle vostre scelte potreste ritrovarvi con una maggiore quantità di energia a disposizione o con un potere di attacco potenziato, potrete optare per una difesa più potente o magari puntare su un potenziamento delle Mardan Rush.

Di cosa si tratta? Ovviamente di una delle novità di Arslan: The Warriors of Legend. Trattasi di mosse speciali che possono essere attivate in punti speciali delle mappe e che coinvolgono non solo il protagonista ma anche il suo esercito. Risultato? Una carica potentissima in grado di spazzare via migliaia di nemici in pochi secondi o di aprire nuovi passaggi che conducono ad altre aree della mappa.

Purtroppo tali tecniche sono strettamente legate ad alcuni eventi di gioco e non possono essere utilizzate a comando o riempendo particolari barre di energia. Anche questa caratteristica quindi rientra nell'estrema linearità del gioco, ma rappresenta comunque una piacevole, anche se non determinante, novità.

A proposito di novità, sapevate che in Arslan: The Warriors of Legend potete utilizzare i cavalli? Avete letto bene, potrete chiamarne uno in qualsiasi momento con la pressione di un tasto e questo tornerà particolarmente utile per coprire lunghe distanze o schiacciare teste e infrangere scudi in maniera rapida e indolore (per voi).

L'intento degli sviluppatori era senza ombra di dubbio quello di dare al giocatore una nuova dimensione di combattimento grazie all'indubbio vantaggio che l'utilizzo delle armi da posizione elevata fornisce... purtroppo però non è andata esattamente così. Controllare il combattimento rimanendo in sella al proprio destriero è cosa tutt'altro che facile. Queste fasi risultano troppo rigide e fanno ben presto rimpiangere i cari, vecchi scontri corpo a corpo. Fortunatamente è possibile abbandonare la propria cavalcatura in qualsiasi momento, cosa che vi consiglio assolutamente di fare in presenza dei generali nemici se non volete qualche bell'attacco di mal di mare.

La longevità del gioco è buona, a patto che abbiate la pazienza di affrontare nuovamente la campagna a livelli di difficoltà più alti o i singoli livelli utilizzando personaggi alternativi tra i quindici disponibili. Per i cacciatori di Trofei ci sono invece buone notizie: Arlsan The Warriors of Legend non è facile da "platinare" ma distribuisce premi in maniera piuttosto generosa fin da subito, al punto che almeno il 20/30% dei trofei può essere sbloccato nelle prime 5 ore di gioco e una volta terminata la storia ne avrete in ricompensa altri.

La licenza che fa da sfondo è indubbiamente affascinante, così come i personaggi che ne popolano la storia. Purtroppo La Leggenda di Arslan è pressoché sconosciuta in Europa, il che non contribuisce certo a rendere appetibili le vicende dei protagonisti presso il grande pubblico. Un vero peccato perché, anche artisticamente, eroi e antagonisti sono stati realizzati con un ottimo cel-shading e caratterizzati ottimamente.

Purtroppo altrettanto non si può dire delle ambientazioni, che pur vomitando addosso al giocatore un numero di nemici inferiori rispetto ad altri titoli della saga, mostra non poche incertezze nelle fasi più concitate. I cali di frame rate sono spesso molto evidenti, così come evidente è lo scarso dettaglio degli ambienti e la qualità pessima di molte texture, che probabilmente avrebbero sfigurato anche su PS3.

Da rivedere anche la gestione delle telecamere, che spesso e volentieri mettono a dura prova i nervi del giocatore. Insomma, seppur artisticamente valido, il gioco di Omega Force è tecnicamente insufficiente e a livello di gameplay non fornisce gli stimoli giusti a chi non sia mai stato appassionato del genere. Se invece fate parte dei supporter sfegatati di Dynasty Warriors e simili, allora non c'è neanche bisogno che aggiunga altro: lo giocherete dall'inizio alla fine e probabilmente vi piacerà.

6 / 10