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Ex Marine critica Medal of Honor

"L'abilità conta poco in Afghanistan".

Un veterano del corpo dei Marine che ha preso parte alla guerra in Iraq ha criticato Medal of Honor affermando che un videogioco non potrà mai replicare l'essenza di una guerra vera.

"Sinceramente non mi fa piacere il fatto che Medal of Honor dipinga proprio ora la guerra in Afghanistan, perché la mette sullo stesso piano di un'attività per il tempo libero come i videogiochi", ha dichiarato Benjamin Bush sul sito di NPR.

"Giocare e mettere a rischio la propria esistenza sono due cose differenti. In un videogioco si può manipolare in qualche modo l'ansia e si può far provare l'adrenalina ma in ballo non c'è niente di importante".

"Immaginate quanto sarebbe frustrante se all'inizio di ogni partita un cecchino invisibile vi eliminasse. Il gioco non sarebbe popolare, perché essere uccisi in questo modo è ingiusto, ma è esattamente questo che accade nella guerra vera.

Se i soldati potessero "mettere in pausa la guerra", non esisterebbe il terrore costante dei proiettili. "Un videogioco non provoca ferite e non ti porta via gli amici".

Secondo l'ex Marine, un videogioco non può addestrare le persone facendole diventare dei soldati, e allo stesso tempo non può trasformare nessuno "in un fondamentalista islamico". Obiettivo dei giochi sarebbe semplicemente "trasformare la guerra moderna in una sorta di cinema interattivo".

Secondo Bush ci sono due modi per uscire dall'Afghanistan: in barella o con un colpo di fortuna. L'abilità, secondo l'ex marine, ha solo un ruolo marginale nel teatro afghano. "Chi vuole realmente giocare un Medal of Honor può arruolarsi. Solo otto persone hanno ricevuto onorificenze da quando abbiamo invaso l'Afghanistan. Tutte tranne una erano già morte".