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Operation Flashpoint: Red River

La guerra si fa in quattro.

Poco tempo fa vi abbiamo proposto un hands-on basato sulla versione ancora incompleta di Operation Flashpoint: Red River, illustrandovi alcune delle novità inserite da Codemasters in questo nuovo gioco di guerra.

Oggi, dopo aver testato a fondo la versione 360 del simulatore bellico costruito sull'EGO engine, siamo qui per descrivervi dettagliatamente i pregi e difetti di quest'ultima fatica del celebre sviluppatore inglese.

Se siete appassionati di FPS bellici sicuramente conoscerete la saga di Operation Flashpoint. Se non siete utenti PC, tuttavia, fino a oggi avete avuto modo di provare solo l'episodio meno convincente di questa serie, quel Dragon Rising che cercò di semplificare un'esperienza originariamente molto complessa in modo da adattarla all'utenza console.

L'obiettivo principale di Codemasters, con questo Red River, era quello di risolvere i problemi principali del capitolo precedente, andando quindi a intervenire su una serie di elementi che avevano necessariamente bisogno di qualche ritocco.

La gestione delle cure è un elemento che stride fortemente con l'impostazione realistica di Red River.

Il risultato finale ci ha decisamente convinti, visto che con Red River i programmatori sono riusciti a mettere insieme un'esperienza piacevole e, soprattutto, adatta a una vasta fascia di giocatori. Un po' come accade con i giochi di guida, dove è possibile impostare il livello di difficoltà e l'accuratezza della simulazione attraverso un'apposita opzione, anche nel nuovo Operation Flashpoint si può creare l'esperienza più adatta alle proprie esigenze semplicemente scegliendo uno dei livelli di difficoltà disponibili, caratterizzati da un diverso grado di realismo.

Si va quindi dal classico livello pensato per i principianti, in cui l'HUD è particolarmente ricco di indicatori e dove ogni singolo obiettivo viene costantemente mostrato su schermo, rendendo praticamente impossibile qualsiasi tipo di errore, a quello più realistico in cui non vengono visualizzati indicatori di mira e dove è necessario ascoltare attentamente gli ordini dei superiori e studiare la mappa del territorio circostante per ottenere risultati degni di nota.

L'EGO Engine mostra i muscoli quando si tratta di gestire le fonti di illuminazione dinamiche, sia di giorno che di notte.

Proprio in virtù di questa sua struttura sarebbe un grave errore confrontare Red River con i vari Call of Duty, visto che l'esperienza offerta dal titolo Codemasters è completamente diversa da quella portata avanti da Activision negli ultimi anni.

In Operation Flashpoint non vi troverete mai a vivere in prima persona sequenze spettacolari degne di una pellicola cinematografica, visto che l'approccio di Red River alla guerra è decisamente più crudo e realistico, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati.

In un contesto simile diventa fondamentale comandare con attenzione la propria squadra, impartendo gli ordini più appropriati alle circostanze sul campo di battaglia. Nel corso della campagna principale, per esempio, ci si trova a dover affrontare un gran numero di situazioni differenti, imparando a proprie spese l'importanza dello studio del terreno, dell'esplorazione delle zone potenzialmente pericolose e, soprattutto, del gioco di squadra.

Se siete persone che in un gioco di guerra vogliono solo correre da una copertura all'altra abbattendo centinaia di nemici, Operation Flashpoint non fa per voi, visto che nel titolo Codemasters questo genere di approccio può portare unicamente a una morte prematura, a meno che non impostiate al minimo la difficoltà.

Scopriamo il multiplayer di Red River.

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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