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Journey

Memorie da un viaggio appena iniziato.

Non c’è obbligo di interazione, si può comunicare emettendo semplicemente dei dolci canti, oppure procedere fianco a fianco per pochi minuti per poi proseguire da soli, ed è proprio in queste cose che il gioco cattura l’attenzione e il cuore, senza lasciarlo più andare.

L’unico fattore che realmente incentiva l’interazione è la necessità, di tanto in tanto, di “ricaricare” quel drappeggio che il protagonista si porta dietro, che gli consente di volare e planare per brevi tratti. Grazie a questa sorta di sciarpa è possibile esplorare zone altrimenti irraggiungibili ed essa si fa sempre più lunga man mano che se ne incontrano dei frammenti, che vengono assorbiti e consentono con il procedere dell’avventura di raggiungere altezze sempre maggiori.

In determinate occasioni è anche necessario costruire dei ponti tra pilastri e colonne, e in casi come questi Journey improvvisamente sembra trasformarsi in una sorta di gioco ad enigmi, mai troppo difficili a quanto mi è sembrato di percepire, mutando la sua forma come quella del vestito del protagonista.

Aver visto in movimento il gioco non ha fatto che aumentare la mia ammirazione verso coloro che l’hanno creato. Benché apparentemente scarno e semplice da realizzare, questo titolo sprigiona una “potenza” difficile da comprendere senza esserne entrati a contatto. È un po’ come vedere la vita in un monastero tibetano in televisione e poterla vivere in prima persona andandolo a visitare.

La colonna sonora culla il giocatore come se si trovasse steso e assopito ai bordi di un ruscello. Nessun rumore fastidioso entrerà nelle vostre orecchie, benché determinate fasi del gioco siano sottolineate in maniera più decisa.

Finora quando dovevo dare una definizione della parola “speciale” in ambito videogiochi, i titoli che mi venivano in mente erano sempre gli stessi: Ico, Shadow of the Colossus, Shenmue, Flower... dopo aver avuto un primo assaggio di Journey, ho come l’impressione che il mio vocabolario in tal senso si sia decisamente ampliato.

La sola idea di addentrarmi ancora di più nel magico mondo di Journey per la futura recensione mi fa venire voglia di preparare le valigie e prenotare un biglietto di sola andata per questo magico viaggio, che per ora ho solamente assaggiato, ma che promette già di catturarmi per tutta la vita.

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Journey

PS4, PS3, PC

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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