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Driver: San Francisco

Una trama da riscrivere?

Quando ci trovammo per la prima volta di fronte a Driver: San Francisco, restammo a dir poco interdetti dalle scelte fatte da Ubisoft nei confronti della serie. Individuare in San Francisco il luogo ideale per far vivere ai giocatori emozionanti corse cariche di acrobazie azzardate e fuori di testa, era piuttosto semplice (Crazy Taxi insegna), d'altra parte la necessità di far prendere alla saga una direzione diversa rispetto a quella degli ultimi capitoli ha preso il sopravvento, facendo sfuggire la situazione dalla mano del team di sviluppo.

Quando in redazione è arrivato un codice preview interamente incentrato sul single player di Driver: San Francisco abbiamo inserito il disco nella console con estrema curiosità, spinti dal desiderio di scoprire qualcosa di più rispetto a quanto ci era stato detto in passato dai programmatori e, magari, di trovarci di fronte a qualcosa di azzardato ma stranamente eccezionale.

L'interazione con gli elementi di contorno delle strade cittadine è ricca. Ci sono persino missioni di sola distruzione!

Ebbene... dopo aver giocato diverse ore al single player di questo nuovo Driver, il nostro parere nei confronti delle scelte narrative del team non sono cambiate. L'idea di far vestire al giocatore i panni di un Tanner (lo storico protagonista) che, in coma da un letto di ospedale, continua imperterrito a condurre nella propria testa le indagini sul caso di Jericho, affidandosi anche a un misterioso potere chiamato Shift, non ci ha del tutto convinti.

L'introduzione di un elemento surreale come lo Shift (la possibilità di abbandonare il proprio corpo per possedere il pilota di un qualsiasi mezzo sulle strade di San Francisco) all'interno di una serie generalmente legata a un'impostazione verosimile, può rivelarsi interessante in termini di gameplay ma a livello narrativo semplicemente non funziona.

Sotto un certo punto di vista sembra quasi che Ubisoft voglia cercare di ripetere il colpaccio di Assassin's Creed, dove il mix fra tecnologia e classicismo ha coinvolto milioni di giocatori in ogni parte del mondo. Questa volta, però, le cose rischiano di andare in modo molto diverso.

Le autobotti, i camion dei pompieri e i pullman rappresentano sempre la scelta migliore se si vuole fermare un sospettato.

Come funziona il single player di Driver: San Francisco? Tutte le missioni si svolgono a bordo di un veicolo (principalmente in macchina, ma in un'occasione ci è capitato anche di salire a bordo di un elicottero per vestire i panni del navigatore a caccia di una vettura ben precisa), alternando inseguimenti adrenalinici a corse clandestine, acrobazie e prove di guida di ogni genere, il tutto mentre si seguono gli sviluppi di una trama poliziesca piuttosto inconsistente.

In sostanza dov'è che lo Shift va a influenzare il gameplay originale di Driver? Praticamente ovunque, visto che gran parte delle missioni del gioco sembrano (almeno dal codice in nostro possesso) poter essere superate senza dover necessariamente mettere alla prova le proprie capacità di pilota.

Sia negli inseguimenti che nelle gare, infatti, una volta acquisita la possibilità di sfruttare lo Shift basta prendere possesso di un qualsiasi veicolo di grossa taglia che guida tranquillamente nel senso di marcia opposto (assicurandosi di essere abbastanza lontani dal cuore dell'azione), puntare con tutta calma il bersaglio o uno dei rivali in pista e metterlo fuori gioco con un durissimo scontro frontale.

Un diario degli sviluppatori per scoprire il gioco.

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Driver: San Francisco

PS3, Xbox 360, Nintendo Wii, PC

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Filippo Facchetti

Contributor

Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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