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The Legend of Zelda: Link's Awakening

Eurogamer dedica una retrospettiva a uno dei migliori Zelda di sempre.

Per il sottoscritto The Legend of Zelda: Link's Awakening ha rappresentato l'esordio assoluto in questa affascinante e indimenticabile serie. Una pietra miliare che per certi versi rimarrà probabilmente inarrivabile. Ricordo ancora quando ne rimasi catturato fin dal primo istante in cui inserii la cartuccia nel mio Game Boy... ma non divaghiamo, siamo qui per parlare di lui e non di me.

La storia che fa da sfondo a questo magico capitolo della saga può essere definita come la più "lisergica" mai partorita dalle menti di Nintendo. Siamo lontani dalla classica principessa da salvare o dal regno in pericolo: qui si ha a che fare anche con una balena volante!

Nel gioco era possibile rubare dal negozio del Mabe Village, ma farlo significava essere chiamato ladro per il resto dell'avventura.

Digressioni allucinogene a parte, il ricordo che ho di Link's Awakening è di un'avventura magica, quasi sospesa in aria rispetto a quelle che l'avevano preceduta (e seguita). Ricordo che la sua linearità, camuffata da free-roaming, era quasi rassicurante. Si poteva andare quasi ovunque, ma se si voleva proseguire c'era un'unica cosa da fare: capire come aprire quella maledetta porta o superare quel passaggio ostruito!

Ovviamente gran parte degli elementi tipici della serie erano già presenti e per certi versi hanno anche fatto scuola. I dungeon, ad esempio, erano otto e avevano ovviamente una difficoltà crescente. La loro conformazione si faceva sempre più complicata e al loro interno si celavano alcuni degli enigmi più originali che la saga abbia mai proposto.

Ad aspetti tipicamente "zeldosi" erano però affiancate alcune novità decisamente sorprendenti, prima fra tutte l'ambientazione. Per la prima volta un'avventura di Link si svolgeva lontana da Hyrule e, cosa forse ancora più sorprendente, il malefico Ganon non era neanche incluso nel cast. Non vi basta ancora? Che cosa pensereste se vi dicessi che non era neanche presente la mitologica Master Sword, se non come veloce citazione in uno dei dialoghi?

Queste caratteristiche fecero sì che Link's Awakening venisse considerato per molto tempo come un capitolo parallelo, quasi una sorta di sogno inserito nella "realtà" regolare della serie. La storia iniziava con il naufragio del protagonista durante una tempesta. Link viene risvegliato da una fanciulla di nome Marin sulla spiaggia dell'Isola Koholint, che farà da sfondo all'intera avventura. Ben presto sia lui che il giocatore di turno scopriranno che non si tratta esattamente di un paradiso tropicale.

Era possibile scagliare frecce e bombe contemporaneamente equipaggiandole su due pulsanti e premendoli insieme.

Guidato per gran parte della sua avventura da un misterioso gufo, Link viene messo al corrente del fatto di non poter abbandonare l'isola "finché il mitologico Wind Fish proseguirà il suo sonno". Andando avanti nel gioco il nostro piccolo protagonista si accorge pian piano di essere parte di qualcosa di strano, del sogno di qualcun altro... probabilmente proprio del Wind Fish.

Per venire a capo della situazione, Link dovrà sconfiggere gli incubi che infestano questo sogno, materializzati sotto forma di mostri e creature demoniache varie. Per destare il "pescione" dal suo lungo sonno e potersene andare, dovrà esplorare in lungo e in largo Koholint Island per scoprirne tutti i segreti.

I più importanti di questi segreti sono rappresentati da 8 strumenti musicali, che si celano (l'avrete già capito) in altrettanti labirinti, guardati a vista da altrettanti boss. Nel corso della ricerca, ovviamente, Link incontrerà un'ampia varietà di personaggi, alcuni dei quali sono rimasti nella storia della saga.

Molti di questi affidano al nostro eroe una serie di quest secondarie che farciscono ancora di più il già corposo gameplay di questo episodio. Se si potesse fare il rapporto tra le "dimensioni" di tutti gli Zelda usciti finora e la quantità dei loro contenuti, sicuramente Link's Awakening si piazzerebbe sul podio.

L'avventura inoltre omaggia a più riprese l'altra serie principe di casa Nintendo, ovvero Super Mario. Una delle fanciulle del gioco, Christine, che in realtà si scopre poi essere una capra, viene ritratta (truffaldinamente) in una delle quest del gioco come una principessa... molto simile a una certa Peach.

Le fotografie da trovare nella versione DX per Game Boy Color del gioco rappresentavano una divertente missione secondaria.

Uno dei premi che si possono vincere in un mini gioco è una bambola di Yoshi e molti dei nemici presenti sull'isola assomigliano moltissimo ai vari Pipino Piranha, Boo e Kirby. Addirittura alcuni livelli sotterranei del gioco sono incredibilmente simili agli stage finali dei primi Mario e la musica di sottofondo li ricorda ancora più da vicino.

Oltre a prendere riferimenti dal passato però, questo capitolo della serie ne ha forniti anche alcuni per i capitoli che l'hanno seguito. La stessa Marin e suo padre Tarin altro non sono che dei lontani parenti di quei Malon e Talon che si incontrano in Ocarina of Time. Anche il gufo di cui abbiamo brevemente parlato prima non può non far pensare a Kaepora Gaebora, apparso in entrambi i capitoli N64 e anche in Four Sword Adventures.

Tornando per un attimo a Marin, il suo personaggio è quello più strettamente connesso a Link. In una breve fase del gioco lo accompagna nella sua avventura e un suo racconto rappresenta anche uno dei momenti più dolci e tristi dell'intero gioco. Lei stessa sembra essere conscia del fatto che il suo mondo è fragile come un sogno, e per questo ha voglia di andarsene da Koholint Island, magari diventando una sirena...

Portare a termine questo gioco all'epoca mi riempì di soddisfazione, ma anche di tristezza. Vedere quel luogo pieno di vita, magia e colori svanire dopo aver svegliato il Wind Fish è stata un'esperienza che ancora oggi, a distanza di quasi 18 anni, ricordo con particolare piacere e tenerezza. Il primo Zelda, in fondo, non si scorda mai...

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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