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Due storie, una sola Disneyland - articolo

Il vero (e il falso) Regno della Magia.

Disneyland è da sempre una delle mete più ambite dal pubblico più giovane ma anche da quello più adulto, che nonostante alcuni periodi di crisi continua ad affollare gli ingressi dei vari parchi divertimenti sparsi in tutto il mondo.

Ultimamente però la casa di papà Walt è diventata anche protagonista principale di parecchi giochi, tra cui i recenti Epic Mickey per Wii e Kinect: Disneyland Adventures per Xbox 360. Nonostante la location di "partenza" sia la stessa, però, i due titoli in questione non potrebbero essere più differenti.

Per analizzare l'aspetto prettamente ludico della questione è meglio fare un passo indietro, anzi una lunga passeggiata indietro nel tempo fino al 1969, quando il primo parco Disneyland venne aperto al pubblico. All'epoca una delle attrazioni che riscossero immediato successo fu la Casa Stregata, che era decisamente diversa da quella attualmente disponibile nel parco.

Lo stile di Epic Mickey ha senz'altro fatto discutere al momento della release del gioco.

Tutto in questa attrazione richiama i tipici elementi visti in centinaia di film e serie animate. Il parco abbandonato nel quale alcune tombe divelte sono ricoperte da muschio e foglie fa da cornice ad una casa in stile vittoriano, nella quale i quadri si muovono da soli, e si possono ascoltare rumori di catene e sinistri scricchiolii. In una stanza è addirittura possibile vedere alcuni fantasmi intenti a ballare e, se avete tempo, potete anche fermarvi per due chiacchiere con Madame Leota, una veggente naturalmente equipaggiata di sfera di cristallo.

Nel corso degli anni la Casa Stregata ha subito numerosi cambiamenti per andare di pari passo con i gusti del pubblico, sempre più esigente, ma il suo irresistibile feeling decadente è sopravvissuto ai numerosi restauri. L'atmosfera unica di questa attrazione è stata riportata in entrambi i giochi citati all'inizio dell'articolo, ma non è stata l'unico elemento di Disneyland ad ispirare artisti e game designer.

Ogni attrazione dei parchi crea un mondo a sé, che a sua volta fa parte di un universo più grande. Ogni elemento sembra essere stato creato da un mix di alta ingegneria e magia, come se provenisse al tempo stesso dal futuro e un libro fantasy.

Diverso è stato il discorso per gli "esterni". Pubblico e responsabili dei parchi si sono sempre divisi in due fazioni: meglio che riflettano ciò che si nasconde dentro l'attrazione o che abbiano uno stile comune a tutto il resto del parco?

La rivisitazione della classica Casa Infestata di Disneyland è uno dei migliori livelli di Epic Mickey.

Questo tipo di contraddizioni fa parte della natura stessa di Disneyland, che mette di fianco alla sognante storia di Peter Pan quella ben più oscura dei Pirati dei Caraibi. Al tempo stesso anche i due giochi che abbiamo citato all'inizio propongono due diverse facce della stessa medaglia.

Incredibilmente quello dei due che potrebbe sembrare maggiormente connesso alla "realtà" del parco, ovvero Kinect: Disneyland Adventures, è in realtà più distante da essa di quanto non lo sia Epic Mickey.

Intendiamoci, il titolo sviluppato da Frontier fa un ottimo lavoro nel tentativo di ricreare il feeling di una vera gita nel parco divertimenti più famoso del mondo, con un'invidiabile cura anche per i più piccoli dettagli. David Braben disse qualche tempo fa cheKinect: Disneyland Adventures avrebbe dato agli sviluppatori l'opportunità di realizzare una versione "impossibile" delle attrazioni, che i giocatori avrebbero potuto vivere come mai prima d'ora.

Il problema è che una volta "entrati" nelle attrazioni ricreate nel gioco si capiva che questo ambizioso obiettivo era andato a segno solo in parte, in minima parte. I Pirati dei Caraibi sono vissuti in maniera frettolosa con un rapido volo e poca ispirazione. La Casa Stregata invece è realizzata piuttosto bene e fornisce la possibilità d i partecipare attivamente alla "caccia ai fantasmi", non limitando quindi l'utente ad una fruizione passiva del gioco.

Entrambi i giochi sono un acquisto obbligato per i fan della Disney, a prescindere dai gusti.

Praticamente tutte le attrazioni del parco sono state ricreate in game e in questo il team di sviluppo ha fatto particolare attenzione a mantenere alta la "sospensione dall'incredulità" non mostrando i trucchi e i meccanismi che nella realtà si celano dietro ogni giostra.

Al contrario, invece, Epic Mickey basa gran parte del suo gameplay proprio sul dover scoprire gli artifici e i trabocchetti che si nascondono nei livelli. Topolino viene risucchiato in una sorta di versione alternativa del famoso parco, creata da uno stregone, che sembra essere stata incrociata con il Paese delle Meraviglie di American McGee.

La Casa Stregata (ancora lei) è piena di ingranaggi e pistoni che la fanno sembrare un'industria in disuso, esattamente l'opposto di quella vista nell'altro gioco. La strada maestra, chiamata opportunamente Main Street nella realtà, diventa Mean (Falsa) Street nel gioco, e propone suggestive false prospettive e architetture a dir poco ardite.

Ovunque si guardi nel mondo di Epic Mickey, si ha la sensazione di essere entrati in una dimensione distorta, ma al tempo stesso estremamente "stilosa". Le sequenze platform 2D tra le varie zone del gioco richiamano alla memoria i primi cortometraggi creati da Walt Disney. Uno dei livelli migliori richiede di scalare una montagna realizzata con "avanzi" di merchandising e altri stage regalano un feeling decadente, quasi di abbandono.

La differenza principale tra i due giochi è anche quella più evidente. Kinect: Disneyland Adventures è chiaramente un titolo indirizzato ad un pubblico giovane, mentre Epic Mickey lo è solo in apparenza.

Tutti e due danno un'interpretazione personale della vera Disneyland, ma meno palese di quello che si potrebbe pensare limitandosi ad un'occhiata superficiale. Entrambi, in ogni caso, forniscono la possibilità di visitare, anche se in maniera diametralmente opposta, una delle migliore "magie" mai create da essere umano, rimanendo seduti (o in piedi) nel proprio salotto, e questo è un incantesimo decisamente difficile da portare a termine.

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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