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Wing Commander Saga: The Darkest Dawn - review

Luce dallo spazio profondo.

Ho scritto e riscritto l'introduzione a questa recensione diverse volte: volevo parlare del fatto che, in un'epoca dove l'usato garantito sembra essere il mantra per molti sviluppatori, ci sono ancora miriadi di brand epici relegati senza motivo nel dimenticatoio.

Volevo raccontarvi poi di quanto amo il PC e delle possibilità che nativamente dà agli sviluppatori amatoriali; e infine volevo confidarvi di quando, allegro adolescente, sfrecciavo a bordo del mio caccia nei cieli dell'iperspazio.

Ma alla fine per introdurvi a Wing Commander Saga: The Darkest Dawn è sufficiente che vi dica che, qualora non conosciate l'opera magna di Chris Roberts, non siete "degni" di calcare queste pagine e che se invece vi si è accesa la classica lampadina, è vostro compito continuare a leggere perché il re del cielo è finalmente tornato.

Avevo dimenticato di quanto lo spazio potesse essere magico.

The Darkrest Dawn, sequel non ufficiale del (letteralmente) mitico Wing Commander 3, rientra nella categoria di quei titoli che sono in grado di spiegare diverse cose a sedicenti programmatori, abituati ormai a portare sul mercato titoli claudicanti e che, una volta in più, si vedono soffiare idee e prestigio da un manipolo di appassionati.

Wing Commander Saga: The Darkest Dawn è infatti un piccolo capolavoro sia tecnico che di design, capace di riportare alla mente i fasti di un'epoca in cui la saga Origin era sinonimo di eccellenza e praticamente ogni videogiocatore poteva dire di aver sfidato almeno una volta i terribili gattoni.

La lunga campagna single player, composta da più di 50 missioni, vi vedrà vestire i panni di David "Sandman" Markham, una nuova recluta a cui spetterà il compito di risollevare le sorti di un conflitto che sembra pendere sempre più a svantaggio della Confederazione; un eroe come tanti, gettato in vicende più grandi di lui, ma che grazie al suo (vostro) coraggio potrà scrivere pagine di storia indimenticabili.

Attraverso briefing, cutscene animate, filmati e missioni molto diverse le une dalle altre, avrete così modo di apprezzare il lavoro svolto da questo piccolo gruppo di geniali programmatori, grazie ad una varietà di situazioni da encomiare: si va da obiettivi da distruggere a pattugliamenti di scorta, per arrivare ad assalti a fregate e astronavi enormi, in un crescendo di epicità che farà vibrare il vostro mouse.

Certo, non ci sono attori reali, ma i filmati fanno comunque la loro bella figura.

"Tutte le vicende raccontate si inseriscono alla perfezione in quanto raccontato in Hearth of the Tiger"

Giusto per darvi anche qualche coordinata storica, tutte le vicende raccontate si inseriscono alla perfezione in quanto raccontato in Hearth of the Tiger, andando a completarsi in maniera esemplare con quella che sarà la grande battaglia finale che vedrà fronteggiarsi i Kilrathi contro i "buoni" della situazione.

Tempo di annoiarsi non ce n'è sicuramente e, in perfetto stile Wing Commander, il risultato delle vostre azioni verrà ricompensato con un sistema di achievement tale per cui potrete arricchire la vostra divisa con diverse medaglie virtuali; se questo non bastasse, vi farà piacere sapere che l'intreccio costruito non mancherà di portare sul vostro cockpit anche diversi colpi di scena e che, per poter arrivare alla fine delle vicende, dovrete mettere in cantiere oltre venti ore di gioco, senza contare il prologo disponibile.

Tuttavia devo confessarvi che purtroppo l'albero delle missioni rimane ancorato per tutta la durata di Darkest Dawn ad una linearità estrema, perdendo così una delle caratteristiche a mio modo di vedere più interessanti dell'intera saga; forse è chiedere effettivamente troppo a un gruppo di sviluppo amatoriale, ma la speranza è che eventuali missioni aggiuntive possano prevedere l'introduzione di questo elemento.

Scendendo più nel gameplay troviamo diversi punti di forza e qualche piccolo neo: fra gli aspetti degni di maggior lode, sicuramente è da citare la varietà di navi e armamenti disponibili, tanto che per padroneggiare al meglio ogni mezzo dovrete raggiungere un considerevole numero di anni luce di navigazione.

"Per poter arrivare alla fine delle vicende, dovrete mettere in cantiere oltre venti ore di gioco"

Aggiungete poi la chicca data dalla constatazione che non tutti devono per forza "tornare a casa", in grado di aggiungere un tocco di realismo, e il fatto che per riuscire a uscire vincitori dalla campagna dovrete riuscire a coordinare al meglio i vostri sforzi con quelli dei wingman che via via vi accompagneranno, e capirete perchè Wing Commander Saga: The Darkest Dawn sia degno dei migliori capitoli originali.

Sotto la voce "vorrei ma non posso", alquanto minimale, troviamo invece un utilizzo delle comunicazioni fra wingmen carente e poco funzionale e una mappatura dei comandi su tastiera non intuitiva per i neofiti.

Piccoli approfondimento proprio sui sistemi di controllo: personalmente ho sempre amato l'accoppiata tastiera-mouse ma sarà l'età, sarà l'esperienza, ho trovato molto comodo l'uso del joystick per godere appieno delle potenzialità di WC Saga; il consiglio è quindi di fare qualche prova e valutare la configurazione più adeguata prima di immergersi completamente nel turbinio delle missioni proposte.

I modelli delle navi sono probabilmente i migliori mai visti nella serie.

Se il comparto tecnico prende forma dallo sfruttamento del motore open source di Freespace 2, il risultato finale risulta di diverse spanne davanti all'originale, sia per quanto riguarda gli effettivi visivi, sia per l'impatto scenico messo in campo.

Gli sviluppatori infatti sono riusciti nella non facile impresa di rendere il tutto omogeneo allo stile della saga, recuperando in gran parte le texture originali sviluppate da Origin e implementandole con le potenzialità tecnologiche offerte dall'engine di Volition, capace di mettere sul campo diversi chicche grafiche e risoluzioni adeguate agli standard di questi anni.

Per darvi qualche numero, vi potrà capitare ad esempio di assistere a dogfight con più di venti velivoli presenti contemporaneamente a schermo, mossi con un'intelligenza artificiale degna di questo nome e senza rallentamenti di sorta. Divertimento garantito, a patto ovviamente di aver settato la difficoltà su un gradino sopra a quel "easy" che" potrebbe rappresentare comunque l'inizio ottimale per molti giocatori alle prime armi con uno space sim.

Anche qui non mancano però delle imprecisioni giocoforza inevitabili: ad esempio il sistema di collisioni non sempre rende bene l'idea delle dimensioni delle navi e può capitare anche di vedere compenetrazioni fra poligoni abbastanza fastidiose, frutto probabile dei limiti della tecnologia utilizzata.

Alzi la mano chi conosce questo modello di nave!

"Vi potrà capitare ad esempio di assistere a dogfight con più di venti velivoli presenti contemporaneamente"

Tolto questo, il tutto scorre via molto bene e i requisiti richiesti, sia minimi che raccomandati, sono ampiamente sufficienti per godersi il gioco al meglio.

Infine come accennato in apertura, Darkest Dawn in molte sue parti risulta doppiato in un buon Inglese, premiando ancora una volta l'anima cinematografica della serie ed enfatizzando la professionalità dello sviluppo di questo gioco "amatoriale"; manca solo il buon Luke Skywalker, ma per quello che ci viene offerto possiamo sicuramente accontentarci, partendo dalle comunicazioni durante il volo per arrivare ai filmati relativi ai briefing.

Per chiunque sia stato a bordo della Tiger Claw e sogni di poter ingaggiare ancora una volta un duello con i terribili Kilrathi, Wing Commander Saga: The Darkest Dawn rappresenta quindi un download obbligatorio, visto e considerato anche il prezzo (gratuito) a cui viene proposto al seguente indirizzo.

Forse infatti non sarà all'ultimo grido per quanto riguarda la tecnologia, ma di certo laddove non arrivano i poligoni e la pomposità grafica (pur encomiabile), arriveranno sicuramente l'affetto e la cura dei suo creatori, capaci di far breccia nelle lotte delle spazio profondo con questo piccolo capolavoro.

8 / 10

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Roberto Bertoni

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Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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