Starhawk - review

La cosa più strana? Il fatto che ci abbiano messo ben cinque anni per sfornare questo seguito. Perchè magari non lo avete ancora intuito ma Starhawk altro non è che il sequel di Warhawk, il gioco tutto incentrato sul multiplayer che arrivò su PlayStation3 nel tardo 2007 ad opera della Incognito Inc..

Warhawk divenne ben presto molto popolare, ma come poteva essere altrimenti? Il titolo vantava un'ottima grafica, mappe enormi, trentadue giocatori contemporaneamente online sul campo di battaglia... e poi c'erano gli aerei, quelli da cui il gioco ha preso il nome.

I Warhawk sono velivoli molto versatili, in grado di sfrecciare come saette nel cielo ma anche di sorvolare il terreno come un elicottero, grazie all'apposita modalità "hover". Il risultato di questo esplosivo mix di elementi è davanti a tutti, ancora giocabile, in quello che per molti rappresenta il primo vero asso nella manica del PlayStation Network.

Oggi la software house di Twisted Metal, in cui militò anche David Jaffe, non esiste più, ma nel frattempo il team responsabile di Warhawk non è rimasto con le mani in mano, e dopo aver trovato casa nei Lightbox Studios si è messo sotto per tirar fuori questo seguito.

Con Starhawk i Lightbox Studios ripropongono la stessa identica formula di gioco, cambiando però l'ambientazione che dall'anonima guerra del prequel prende il volo nello spazio più profondo, tra le stelle di una fantascienza che sfida Macross senza rinunciare allo stile delle praterie selvagge.

Confusi? L'ho fatto apposta, ma è più semplice di quel che sembra. La galassia di Starhawk ha basi stellari, pianeti desertici, autostrade luminose nello spazio, ma nello stile grafico si è pescato a piene mani dal selvaggio west: i baffoni da sceriffo per esempio sono di moda, le armature hanno finiture in cuoio e velluto a coste, e le miniere spaziali scricchiolano come mulini tirati dai buoi.

"Con Starhawk i Lightbox Studios ripropongono la stessa identica formula di gioco di Warhawk."

E con le texture si è lavorato al limite del cellshading, quindi ombreggiature appositamente piatte per ricreare un look da "cool cartoon" davvero azzeccato. Vi potrebbe ricordare Borderlands, ma al giorno d'oggi tanti giochi ricordano Borderlands, quindi per piacere questa volta non diamogli soddisfazione.

Come i Warhawk in Warhawk, anche gli Starhawk di Starhawk rappresentano il simbolo del gioco. L'ho fatto apposta anche stavolta, ma almeno ci siamo tolti il pensiero. Gli Starhawk però hanno un'arma in più dei loro illustri predecessori: possono atterrare trasformandosi in dei dignitosissimi mech da battaglia e seminare il panico proprio lì, dove si bucano le chiappe masticando tabacco, come ai vecchi tempi.

Ma le novità più importanti non finiscono qui. Scendendo dal vostro lussuoso Starhawk potrete spendere i punti guadagnati in battaglia costruendo strutture in grado di cambiare radicalmente il corso dello scontro, come torrette, muri rinforzati, postazioni per ripararsi e fare il carico di munizioni e nuove armi. E ci sono anche veri e propri distributori di veicoli che, come nel prequel, sono diversi e tutti molto utili nei loro rispettivi campi d'azione.

"Potrete spendere i punti guadagnati in battaglia costruendo strutture in grado di cambiare radicalmente il corso dello scontro"

Nella lista dei mezzi di Starhawk non troverete solo mech trasformabili ma anche carri armati, moto a levitazione e una jeep chiamata Razorback, ovvero facocero, l'animale che gli americani usano chiamare... Warthog (e la strizzata d'occhio, se l'avete colta, è senza dubbio voluta, simpatica).

La possibilità di agire sul campo di battaglia così concretamente però ha reso Starhawk molto meno intenso del suo predecessore. Nei primi giorni di vita, proprio per via di queste nuove strutture da piazzare nei pressi della propria base, l'azione si è concentrata sopratutto in difesa. Il risultato è un numero incredibile di pareggi provocati dalla difficoltà intrinseca di avere la meglio sui propri avversari, e questo sopratutto nelle modalità a obiettivi, come il Cattura la Bandiera e il Re della Collina.

A differenza di Warhawk in questo nuovo titolo gli sviluppatori hanno voluto aggiungere anche una nuova modalità Campagna. Si tratta, senza grandi sorprese, di un lungo tutorial travestito da gioco dalla durata di circa quattro ore e diviso in diverse missioni, ognuna concentrata su un determinato aspetto del gioco.

Tra un livello e l'altro i Lightbox Studios hanno anche confezionato delle suggestive sequenze animate che narrano di una storia davvero troppo scontata per interessare davvero.

"A differenza di Warhawk, gli sviluppatori hanno voluto aggiungere anche una nuova modalità Campagna"

Si tratta di aspetti secondari che però avrebbero potuto svolgere molto meglio la loro funzione: d'altronde, anche se avrete portato a termine la campagna, una volta online sarete costretti ad imparare tutto di nuovo, viste le dinamiche totalmente diverse.

Oltre a un bilanciamento ancora in divenire Starhawk soffre anche per le sue mappe poco ispirate. Non c'è un guizzo, non c'è un'idea, solo una manciata di livelli banali, praticamente l'esatto contrario di ciò che offriva e offre ancora oggi Warhawk.

Rimangono però le indubbie qualità del gioco, le ottime performance del netcode che permette server pieni e rarissimi casi di lag, più tutte le migliorie che da qui in avanti verranno apportate al progetto.

Starhawk non sorprende ma avrebbe tutte le possibilità per farlo: in futuro sarà sicuramente migliore ma oggi si deve accontentare di essere solamente un buon titolo.