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L'Incendiario #1 - Diablo III

Perché Blizzard sbaglia con l'asta in valuta reale.

Diciamolo subito e a scanso di equivoci: non approvo la svolta di Diablo III, nonostante sia un titolo eccellente, interessante e per certi versi "imprescindibile" per un amante dei GdR. Il motivo per cui non lo faccio è solo uno e si chiama RMAH, ossia "Real Money Auction House".

Insomma, l'asta a soldi veri annunciata da Blizzard all'uscita del gioco e introdotta da pochi giorni. D'ora in poi si potranno comprare oggetti ed equipaggiamento in valuta sonante, con un tetto massimo a transazione di 250 Euro. Si tratta di una "feature" opzionale, alternativa a quella dei gold, certo, eppure presente, funzionante, utilizzabile e utilizzata dagli utenti. E qui sta il punto.

Come videogiocatore, non ho mai accettato che il denaro potesse avere un impatto sulla qualità del mio gioco, a maggior ragione se in un contesto multiplayer, e non ho intenzione di cambiare idea. Pago già la confezione, il servizio, e tanto mi basta. Perché mai chi è disposto a spendere decine e decine di dollari (se non di più) dovrebbe avere un equipaggiamento migliore di me, e quindi risultati potenzialmente superiori?

Certo, possedere oggetti high end non è sempre sinonimo di bravura e World of Warcraft lo ha dimostrato tante volte. Ma in WoW, almeno, il meglio lo si poteva ottenere solo giocando, partecipando ai raid, "sbattendosi" insomma: perché il top era "bind on pickup", quindi ottenibile solo nel momento in cui un boss veniva ucciso. Nessuno scambio di oggetti ultrarari, e quello che si poteva scambiare era in fondo poca roba.

Altro che il lore o la storia: giocherete a Diablo III per gli oggetti e per la loro esclusività.

Queste sono le ragioni del videogiocatore. Ma ce ne sono anche altre, di real life. E qui, sono spiacente, bisogna davvero partire da lontano. Siamo a un punto in cui la new economy è morta e sepolta, i mutui subprime sono diventati dei "virus", la crisi getta sulla strada un sacco di gente e l'Euro è sul filo del rasoio. Il futuro economico, insomma, è incerto.

Ecco, parliamoci chiaro: per me, spendere 250 Euro per una spada o un'armatura virtuale (o anche 100 o 50, se è per quello), è davvero troppo. Sia chiaro: non voglio fare il pauperista. Non lo sono e, salvo sorprese, per ora ho un lavoro. Non guadagno nemmeno poco. Ma i 60 euro che spendo per il gioco rappresentano comunque una spesa già "dirottata" dall'utilità (o persino necessità) all'intrattenimento.

E voi direte: beh, nessuno ti obbliga a spendere soldi per un videogame, si può giocare bene anche senza l'asta in Euro, con i propri soldi si fa ciò che si vuole e avanti così, sulla strada del mantra libertario. Ma fatemi il piacere. Tutti conosciamo la "malizia" - sia chiaro, più che gradita e anzi, richiesta - dei giochi item-based, dove gli oggetti più rari, potenti, invidiati sono il vero obiettivo, la ragione ultima del gameplay.

Altro che il lore o la storia: giocherete a Diablo III per gli oggetti e per la loro esclusività. Perché è con questi che potrete avere più risultati, fare più danni, nutrire il vostro edonismo e la fama del vostro personaggio (posto che in un gioco conti davvero qualcosa). E comunque a nessuno, in nessun caso, piace giocare online per perdere o restare nell'anonimato. Il "confronto" è inevitabile.

"La tentazione di comprare un oggetto che non droppa mai o che vi serve, ci sarà sempre"

Quindi, che sia per il co-op o il pvp, la tentazione di comprare un oggetto che non droppa mai (benedetto random system) o che vi serve, ci sarà sempre. In bella mostra e cliccabile: basta "strisciare" la carta. Ecco, io non amo sentire quella tentazione, e non mi piace l'idea che a offrirmela sia un videogioco. Già, è anche una questione di etica.

Un'altra cosa che poi proprio non mi piace è com'è impostata l'asta. Va bene che con i drop random non si può fare come in WoW, ma non si possono manco vedere pagine e pagine di drop in vendita tutti con lo stesso nome. Pensa forse Blizzard che ognuno di noi abbia tutto il giorno da spendere per passare in rassegna i pezzi uno a uno, così da vedere se le statistiche sono quelle che fanno per noi? Costava molto aggiungere nel nome un "forza", "intelligenza" o "vitalità" che ci facesse almeno intuire la statistica preponderante? Così siamo al livello di Hellgate London, il che è tutto dire.

Vogliamo tornare alla discussione sul limite del limite dei 250 Euro, e non di più? Benissimo, vi rispondo così: quante "botte" da 250 Euro (o da 100, o da 50) può reggere il vostro stipendio, posto che ne abbiate uno? Si dirà: ma anche in WoW si potevano comprare i gold, tanto che da sempre proliferano siti di terze parti alla faccia dell'EULA, battenti magari bandiera cinese. Vero, e ammetto che anche io ho comprato gold in WoW. Ma solo per evitarmi il farm di oggetti consumabili necessari per i raid. Monetine, robetta: 20 dollari, se proprio volevo scialacquare. L'equipaggiamento uber, però, me lo sono dovuto guadagnare. Senza facili alternative.

"Quante "botte" da 250 Euro può reggere il vostro stipendio, posto che ne abbiate uno?"

Con l'asta a soldi veri, di fatto Blizzard si sostituisce alle terze parti, garantendo un trading sicuro e super efficiente. Niente più scam, password volatilizzate e cose simili. Bene, questo è un intento nobile, nobilissimo. Ma è anche chiaro che i farmer, o chi per loro, avranno presto un esercito di account del tutto regolari che farmeranno il farmabile per rivenderlo, stavolta secondo le regole del gioco. Senza contare che i siti che vendono gold per Diablo III non si estingueranno certo con l'arrivo dell'RMAH. "Vogliamo creare un sistema conveniente e sicuro per i giocatori", dice Blizzard. Di certo, non conviene soltanto a noi.

Nell'asta a soldi veri si paga una commissione pari a un euro o al 15% in base alla tipologia di oggetto che si vuole mettere in vendita, e in caso ci si appoggi a provider di servizi di pagamento (come PayPal) si dovrà aggiungere il 15% del prezzo finale per la transazione.

E veniamo all'ultima, possibile obiezione, che è anche la meno difendibile: "con Diablo III", sostengono i fanboy, "si può guadagnare". Forse è vero, ma chi? Chi ha 12 ore di tempo al giorno? Forse qualche disoccupato ricco di famiglia, che non deve pensare a come arrivare alla fine del mese? Studenti allergici ai libri? O i fortunati che pescano dal cilindro il drop della vita?

Possibile, ma io non vorrei vestire i panni di nessuno di loro, e mi auguro nemmeno voi. Al massimo, per il giocatore medio, c'è la possibilità di rifarsi un po' delle spese, forse andare in pari se si gestiscono oculatamente i propri conti. Non penso molto di più. Insomma, non c'è una ragione, e vi sfido a farmi cambiare idea, per cui questa famigerata asta a soldi veri dovrebbe piacermi.

E siccome criticare e basta non va bene, suggerisco sommessamente una soluzione, o meglio un compromesso accettabile, anche se mi pare decisamente troppo tardi per cambiare le cose: cara Blizzard, tieni pure l'asta in euro, ma limitala alla "fuffa": vale a dire consumabili, pozioni, la robetta accessibile di WoW.

Lasciamo l'equipaggiamento top solo a chi si sbatte un po' e meglio di altri, non a chi tira fuori il portafogli. Perché quello è stato sempre il modo più veloce per risolvere le cose, ma non sempre il migliore né il più onorevole.

L'Incendiario non fa parte della nostra redazione e le sue opinioni non rappresentano necessariamente il pensiero di Eurogamer. La sua vera identità resterà segreta come da sua richiesta e non scriverà con regolarità, ma solo quando avrà qualcosa da dire..