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The Cave - review

Ron Gilbert torna alle origini con qualche accorgimento.

Il buon Gilbert è venerato da molti, fra cui il sottoscritto, come un vero e proprio messia per il mondo delle avventure grafiche. Dall'uscita di The Secret Of Monkey Island non passa giorno in cui non ho sperato con tutto il cuore che il mio hard disk potesse accogliere un altro titolo di quel livello e con quelle atmosfere.

Ma sarebbe un errore imperdonabile richiedere al geniale game designer di castrare la sua creatività alla ricerca di meccaniche e di situazioni che appartengono ad un tempo passato e ormai irripetibile. Più rispettoso invece è accogliere con (velato) ottimismo la sua volontà di continuare a cambiare le carte in tavola, obiettivo a cui i suoi ultimi lavori, fra alti e bassi, sembrano tendere.

Fatte queste doverose premesse, è bene anche sgomberare il campo da possibili dubbi residui: The Cave non è un capolavoro assoluto e non possiamo parlare di una nuova pietra miliare del genere. Piuttosto, quello che abbiamo di fronte è un riuscito tentativo di portare il mondo delle avventure grafiche su console, pescando quanto nel passato potesse risultare utile allo scopo e facendo quella che ritengo fosse l'unica scelta plausibile per ottenere un risultato all'altezza della sua fama.

Sì, perché fin dai primi istanti di gioco il riferimento storico a cui fare riferimento è uno e uno solo, ovvero quel Gobliiins con cui Coktel Vision si fece conoscere nel mondo del punta e clicca, presentando la sua personale interpretazione fatta di puzzle collaborativi a scapito di dialoghi o inventari con un numero indefinito di oggetti.

Il cavaliere si fa un baffo del fiato del drago. Forse.

L'ultima opera di Gilbert, come vi illustrerò fra poco, saccheggia ampiamente questo tipo di gameplay, tirando a lucido con il giusto tocco di modernità tutti quegli aspetti (controlli, interazione con l'ambiente, profondità narrativa) per i quali The Cave potrà essere tramandato ai posteri. Basterà ad accontentare le orde dei fans? Probabilmente sì.

"La prima scelta da compiere prevede di selezionare tre dei sette personaggi disponibili"

Iniziamo proprio dalle dinamiche di gioco: come ormai dovrebbe essere noto a tutti coloro che seguono il titolo fin dai suoi albori, la prima scelta da compiere prima di addentrarsi nella caverna prevede di selezionare tre dei sette personaggi disponibili, ovvero il Cavaliere, la Viaggiatrice del Tempo, i Gemelli, lo Zotico, il Monaco, la Scienziata e l'Avventuriera.

Tutti hanno il proprio background narrativo e un loro personale scopo per cui addentrarsi all'interno delle viscere della terra. Per superare le varie sezioni che compongono il tour della caverna dovrete forzatamente servirvi di tutti e tre i protagonisti scelti, sfruttando laddove vi sarà possibile la peculiare abilità da questi posseduta.

Essa vi permetterà inoltre di affrontare gli enigmi che via via si pareranno sul vostro cammino, in maniera leggermente diversa a seconda di chi controllerete e rendendo di fatto il viaggio unico per ognuno dei gruppi che vorrete comporre.

Questo è il primo enigma a tre che troverete sulla vostra strada

Gli enigmi poi si possono dividere essenzialmente in due categorie: la prima prevede l'utilizzo combinato di alcuni oggetti con l'ambiente di gioco, con la premessa che ogni personaggio potrà portarne con sé solo uno alla volta; la seconda invece consta di situazioni dove sarà necessario utilizzare in maniera coordinata tutti e tre i vostri eroi in miniatura, pena l'impossibilità di avanzare in maniera vincente. Ora è più chiara la sensazione di dejà vu?

"Non si sente così la mancanza di uno degli elementi fondanti del genere, ovvero i dialoghi"

Quella che però sembrerebbe una struttura rigida e poco adatta alle dinamiche attuali delle avventure grafiche, in The Cave assume i contorni di una soluzione di gameplay brillante, ponendo il giocatore in situazioni sempre varie e che richiederanno, lungo il procedere dei livelli, di sforzare non poco la materia grigia per venire a capo dei vari rompicapo.

In questo contesto non si sente così la mancanza di uno degli elementi fondanti del genere, ovvero i dialoghi, sostituiti parzialmente dalle considerazioni e dai pensieri della Caverna, entità dotata di una propria personalità che non mancherà di commentare con frasi pungenti le azioni che verranno svolte al suo interno.

Avendo parlato in più frangenti di "livelli", è ora doveroso fare una precisazione anche in questo senso: il viaggio all'interno della caverna prevede infatti che vi muoviate attraverso alcune sezioni, divise le une dalle altre dall'impossibilità di tornare sui propri passi. Tuttavia, a fianco di alcune sezioni indipendenti dal trio di esploratori selezionati, esistono dei livelli attivabili unicamente dal personaggio a cui sono destinati, come ad esempio la magione per i gemelli o la reggia del re per il cavaliere.

Ecco come The Cave si è presentato ai giocatori.

Questo aspetto ha un impatto diretto sulla rigiocabilità e sulla longevità: facendo un rapido calcolo, per vedere tutto quello che The Cave ha da offrire dovrete finire l'intero titolo almeno per tre volte, il che se da un lato meriterebbe un plauso, dall'altro implica una certa ripetitività dovuta al rivisitare forzatamente le sezioni comuni.

"Ogni singola parete di The Cave trasuda l'ironia e la personalità di Ron Gilbert"

Analizzato il gameplay da un punto di vista generale, immagino che la domanda più impellente sia relativa a dove la mano di Gilbert abbia influito nello sviluppo del gioco. La risposta non poteva che essere "ovunque".

Ogni singola parete di The Cave trasuda l'ironia e la personalità di un designer a cui buona parte della storia videoludica deve molta della propria evoluzione. A partire dagli enigmi per arrivare agli scambi con i pochi personaggi che incontrerete lungo il cammino, non potrete che innamorarvi della sua capacità di trascinarvi in maniera naturale all'interno del mondo di gioco.

In questo contesto si inseriscono così anche le storie dei personaggi, che potrete scoprire interagendo con alcuni graffiti a parete dedicati alle vicende personali di ognuno, i cartelli e gli elementi che costellano i livelli e, in generale, quell'atmosfera da umorismo dark che risulta a tratti irresistibile per l'acume e la sottigliezza delle sue battute.

Ottimo il sonoro e il doppiaggio, così come i sottotitoli in Italiano che rendono giustizia all'umorismo del gioco e non inficiano il perfetto godimento dell'avventura.

Non aspettatevi però una trama profonda o intricata ma "solo" (le virgolette sono d'obbligo) capace di raccontare senza annoiare: d'altronde è un parto di Gilbert in tutto e per tutto, e per questi motivi potrete amarlo od odialo, ma difficilmente vi risulterà indifferente.

"Non aspettatevi però una trama profonda o intricata ma "solo" capace di raccontare senza annoiare"

Se l'intuitività è da sempre uno dei cavalli da battaglia del buon Ron, questa è sicuramente una delle sue migliori cavalcate. Ad esempio, giusto per citare un altro aspetto che rientra a pieno titolo in quanto appena detto, anche i controlli ben si adattano al pad della PlayStation 3, riuscendo a risultare fluidi sia nell'interazione con il mondo di gioco, sia nella scelta del personaggio da muovere di volta in volta, permettendo di gestire senza problemi i repentini cambi necessari per risolvere alcuni degli enigmi collaborativi presenti.

L'unico neo in questo ambito riguarda la non sempre precisa rilevazione dei salti, che richiederà a volte di dover ripetere alcuni movimenti. Un po' di pratica ovvierà però a questo piccolo inconveniente.

Dal punto di vista tecnico il motore grafico proposto da Double Fine rende la caverna un posto esteticamente piacevole da visitare, con ambienti ricchi di particolari, effetti di luce dinamici e una cura del dettaglio che rispecchia anch'essa l'attenzione del buon Ron nella costruzione di un mondo cupo ma in grado di affascinare il giocatore con il suo stile peculiare.

Sarà vero amore? Sicuramente qualcuno perderà la testa…

Purtroppo però, perlomeno nella versione console da noi provata, il tutto non è esente da difetti con alcuni cali di frame e blocchi dei personaggi che vi costringeranno a ricorrere alla morte istantanea al fine di liberare il malcapitato dal suo stato di immobilità. Non preoccupatevi, non è nulla di definitivo: semplicemente la salma verrà trasportata nelle immediate vicinanze, pronta a riprendere il proprio cammino.

"È possibile giocare l'intera avventura in cooperativa locale, fino a un massimo di tre giocatori"

Nota a margine infine per la possibilità di giocare l'intera avventura in cooperativa locale, fino a un massimo di tre giocatori in contemporanea; un aspetto questo che forse non riscuoterà molto successo, ma che soprattutto per gli avventurieri alle prime armi potrebbe risultare un buon plus.

The Cave riesce esattamente là dove molti si aspettavano avrebbe fallito, ovvero rendere lo spirito di Monkey Island senza perdere lo smalto dei tempi passati. L'ironia macabra e la freschezza di alcuni enigmi rendono il giusto merito ad un gioco che racconta molto di più di quanto un'occhiata superficiale potrebbe lasciare intendere.

Fallisce però nell'aspetto più critico, ovvero tracciare un percorso che possa indicare al genere delle avventure grafiche quale direzione intraprendere per uscire da una stagnazione che molti avvertono da diverso tempo e che sembra essere una piaga impossibile da guarire.

Conosciamo il cast completo di The Cave.

The Cave recupera infatti la sua essenza dal passato remoto del genere, riproponendo un gameplay già visto in altre occasioni, per poi tirarlo a lucido e renderlo appetibile anche ai palati dell'attuale generazione di giocatori.

Manca quindi solo il giudizio finale. Diverte? Sì. Convince? Anche. È una rivoluzione? No, è solamente un gran bel gioco e, per il ritorno del re, ci è più che sufficiente.

8 / 10

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The Cave

iOS, PS3, Xbox 360, Nintendo Wii U, PC

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A proposito dell'autore
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Roberto Bertoni

Contributor

Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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