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Aliens: Colonial Marines - review

All'erta Marines! E seguite i binari!

Con Aliens non si scherza. Non con gli xenomorfi in sé (ok, neanche con quelli) ma con la licenza affidata recentemente a Gearbox: come tutti i nomi di richiamo, quello di Aliens è un'arma a doppio taglio in grado di fare facilmente male anche a chi la brandisce. La saga è sì ricca di potenzialità e spunti da sfruttare ma è anche circondata da aspettative altissime, semplicemente perché in possesso di tutti gli ingredienti capaci di elevare un gioco a un'esperienza unica nel suo genere.

Insieme alle alte cariche che decidono i come e i perché, Gearbox è andata a pescare un tratto di storia e una prospettiva inesplorata da cui ampliare la conoscenza dell'universo di Aliens tra eventi conosciuti, riferimenti vari e il ritorno di personaggi già visti di cui Aliens: Colonial Marines si occupa molto da vicino, chiarendo meglio cosa sia successo dopo gli eventi che abbiamo visto su grandi e piccoli schermi.

Lasciando in sospeso le domande che potrebbero trovare risposta solo con pesanti spoiler, andiamo ad affrontare da vicino quello che ci propone Aliens: Colonial Marines. La Campagna è l'unica proposta per il gioco in singolo e mette il giocatore nei panni del Caporale Winter, che inizia la sua avventura trasferendosi a bordo della USS Sulaco in risposta alla richiesta di aiuto inviata da... vi abbiamo già detto degli spoiler, vero?

Cover image for YouTube videoAliens: Colonial Marines: la videorecensione!

Fatto sta che la situazione precipita nel modo che tutti possiamo immaginare e la semplice investigazione diventa una battaglia per la sopravvivenza contro la specie aliena più pericolosa mai concepita da mente umana... ma non solo. Anzi, a dire il vero gli alieni non sono sempre al centro dell'attenzione come si potrebbe pensare ma a volte si "limitano" a complicare le cose attaccando giustamente qualsiasi essere umano gli capiti a tiro. Anche se inizialmente la scelta di non dare agli xenomorfi il ruolo centrale che ci si aspetta potrebbe far storcere il naso a molti giocatori, la cosa amplia le possibilità strategiche a disposizione durante gli scontri.

"La Campagna è l'unica proposta per il gioco in singolo e mette il giocatore nei panni del Caporale Winter"

Gli alieni tentano infatti di sopraffare i marines con il numero e la velocità in scontri furiosi e diretti, cercando anche l'aggiramento di tanto in tanto. Contro altri umani le cose cambiano, e anche se il design dei livelli fa spesso intuire molto presto la manovra giusta da effettuare, aggiramenti e sistema di copertura funzionano adeguatamente pur essendo realizzati senza troppi fronzoli.

La campagna comunque si snoda lungo una serie di eventi in maniera discretamente interessante se si scende a patti con il ruolo da ricoprire: stavolta niente eroi per forza o fughe solitarie da un mondo infestato in maniera letale, ma squadroni di marines pronti a smontare qualsiasi cosa gli si pari davanti e dotati della potenza di fuoco necessaria per farlo. Nel corso dell'avventura ci si ritrova infatti quasi sempre in compagnia di almeno un commilitone, tranne qualche rara occasione in cui le armi sono poche (o assenti), i nemici in superiorità (e se ce n'è solo uno, state pur certi che è grosso) e la fuga è l'unica opzione disponibile. A parte queste situazioni particolari, gli scontri sono generalmente alla pari e gli umani non giocano il classico ruolo della preda malcapitata quando ci sono di mezzo gli xenomorfi.

Quando dicevamo 'se ce n'è solo uno, state pur certi che è grosso', intendevamo questo.

Di conseguenza la tensione ne risulta un po' smorzata, e le situazioni più tese sono forse troppo poche rispetto ai classici scontri a testa bassa. Qualche volta capita di difendere un compagno che sta aprendo una porta con la fiamma ossidrica o altre situazioni simili, ma si tratta di rare eccezioni. Il grosso problema della campagna comunque non è quello appena descritto ma una linearità eccessiva: il gioco si piazza fin dall'inizio su un binario bello solido che non viene più abbandonato e dopo un po' i limiti cominciano a vedersi.

"Il gioco si piazza fin dall'inizio su un binario bello solido che non viene più abbandonato"

Inspiegabilmente Gearbox ha creato alcuni scenari anche abbastanza ampi, disseminandoli però di passerelle e passaggi obbligati che limitano sia le direzioni dei possibili attacchi degli xenomorfi che l'atmosfera. La cosa si nota soprattutto in caso di scenari dove si intravedono porzioni di territorio potenzialmente esplorabile ma, per fare un esempio, relegato dietro a un paio di nastri di delimitazione che neanche il lanciafiamme riesce a scalfire.

L'incedere tra una sezione e l'altra viene intervallato regolarmente da grossi scontri che si protraggono nel tempo, e in questo caso una scelta infelice è stata quella di posizionare il checkpoint all'inizio dell'intera sezione invece che spezzare quest'ultima in più punti. Ripetere uno scontro o una fuga di diversi minuti dopo aver fallito all'ultimo momento, rischia di diventare frustrante quando si inizia a ripetere il tutto più e più volte.

La versione estesa del 'Contact Trailer' di Aliens Colonial Marines, con le musiche di Clint Mansell.

Questo si associa a occasionali scelte narrative e di gameplay che sprecano l'immenso potenziale di alcune scene. Ci sono gli elevatori (quello che Ripley utilizza durante il combattimento contro la regina per intenderci), c'è la regina aliena, ci sono i facehugger e un po' tutto quello che ci si aspetta, ma questi elementi non vengono sempre sfruttati in maniera adeguata. Un paio di momenti topici dal grosso (in un caso enorme) potenziale scenografico si svolgono infatti in maniera troppo anonima e non portano il pathos ai picchi che ci si aspetta.

"Occasionali scelte narrative e di gameplay che sprecano l'immenso potenziale di alcune scene"

A volte trovarsi a terra dopo un atterramento da parte di un alieno obbliga a utilizzare la pistola di ordinanza per cavarsela in sezioni simili al trascinamento dei tentacoli giganti in Dead Space, con tanto di visuale distorta. Si tratta di momenti di giusta tensione che però capitano troppo poco spesso. La scelta di portare l'HUD al minimo per migliorare l'atmosfera ed elementi come il famoso rilevatore di movimento aiutano in questo senso ma non sono supportati da una struttura all'altezza. Nel complesso le 10-12 ore della campagna single player scorrono però abbastanza bene, anche se con alti e bassi ben visibili e un pathos non sempre all'altezza delle aspettative.

La Campagna non è comunque la modalità migliore di Aliens: Colonial Marines. Il multiplayer offre infatti un nutrito numero di modalità in cui impersonare alternativamente alieni e marines, ovviamente con la grossa novità in ambito xenomorfi. Le quattro modalità disponibili si basano sul raggiungimento di obiettivi di vario tipo, dal classico deathmatch alla fuga dei marines da una zona (e conseguente tentativo di sterminio da parte degli xenomorfi prima che ciò avvenga).

Non mancano momenti classici come l'apertura di una porta con la fiamma ossidrica durante un attacco alieno.

Anche se inizialmente gli alieni sembrano svantaggiati a causa della necessità di fare l'abitudine alle maggiori possibilità di movimento e ai relativi controlli, le sfide promettono di essere caratterizzate da ampie possibilità strategiche. Ovviamente l'assalto frontale non funziona contro un gruppo di marines bene armati, e l'arsenale a disposizione di ambo le parti permette di approcciare lo scontro in vari modi. Il multiplayer comprende anche la Campagna in co-op, ma sono le modalità competitive a rappresentare la vera aggiunta.

"Sia le armi a disposizione dei marines che le abilità degli alieni possono essere potenziate"

Parlando di arsenale, sia le varie tipologie di armi a disposizione dei marines che le abilità degli alieni possono essere potenziate acquisendo esperienza o completando particolari sfide come il ritrovamento di piastrine di particolari marines e il recupero di armi leggendarie come lo smartgun di Vasquez o il fucile di Hicks. Non sempre la progressione è lineare, e l'ultimo potenziamento sbloccato a volte rende l'arma diversa e non semplicemente migliore. Il numero totale di armi non è altissimo, ma il limite di due armi (più quella di riserva) trasportabili contemporaneamente obbliga a scegliere una configurazione in grado di adattarsi alla situazione, piuttosto che fare affidamento sempre sulle stesse.

Lo stesso vale per le abilità degli alieni, che possono scegliere tra colpi più potenti ma lenti e viceversa, o equipaggiare mutazioni per eseguire salti più lunghi ma meno precisi. Insomma ogni miglioria ha anche un rovescio della medaglia che aumenta le possibili combinazioni e di conseguenza la gamma di strategie a propria disposizione. I potenziamenti includono anche una serie di migliorie estetiche come varie colorazioni e pattern per le armi o differenti porzioni di esoscheletro, una possibilità di personalizzazione in più che non fa mai male.

La smartgun è probabilmente l'arma più devastante del gioco, ma le sue munizioni sono limitate e non possono essere ripristinate.

Quello che invece farà storcere il naso è la realizzazione tecnica, che già in occasione dei trailer diffusi nei mesi scorsi aveva sollevato qualche dubbio. Da questo punto di vista, Aliens: Colonial Marines se la vede brutta soprattutto rispetto a concorrenti recenti come Far Cry 3, che pure con un'ambientazione totalmente differente ha messo in mostra muscoli non da poco con cui confrontarsi, e con titoli in arrivo come Crysis 3.

"Quello che invece farà storcere il naso è la realizzazione tecnica"

Il lavoro di Gearbox non riesce a competere in questo senso, con poche opzioni che se da un lato rendono il gioco accessibile anche a chi non ha una scheda grafica recente, dall'altro rendono una qualità dell'immagine non proprio sensazionale. Tutto sembra essere fatto per permettere un'esperienza di gioco fluida, tanto che anche nel caso di anti-aliasing parliamo della sola opzione FXAA a disposizione, ma anche così il gioco sembra come minimo qualche stagione indietro rispetto agli standard.

Le sequenze di intermezzo sono poi realizzate in modo approssimativo con gestualità e labiali scarsamente curati, mentre le animazioni avrebbero potuto essere realizzate meglio, un po' come tutto il resto d'altronde. Detto questo, il gioco non ha problemi a girare con processori, schede video e in generale configurazioni di fascia media, mantenendosi su un numero di fotogrammi sempre molto alto. Da questo punto di vista ci sono pochi dubbi, Aliens: Colonial Marines sacrifica l'impatto visivo in maniera forse eccessiva in nome di una maggiore accessibilità, ma si sarebbe potuto spingere un po' di più senza creare problemi a una qualsiasi configurazione di fascia media.

Gearbox ci mostra in video le abilità di marines e xenomorfi.

Dal punto di vista della programmazione l'ultima cosa da notare è l'IA, che si comporta in maniera abbastanza convincente. Gli alieni a volte cercano lo scontro frontale, altre aggirano il gruppo di marines e tentano di cogliere le vittime alle spalle. I nemici umani cercano invece spesso la copertura e non si fanno eliminare tanto facilmente, se non dai marines controllati dall'IA che purtroppo risultano immortali e di conseguenza in grado di smorzare la giusta pressione derivante da uno scontro al limite. I nemici cercano comunque molto spesso di abbattere il personaggio controllato dal giocatore, quindi nascondersi e mandare avanti i marines controllati dall'IA non è una strategia sempre perseguibile.

"L'IA, che si comporta in maniera abbastanza convincente"

Di buon livello anche il doppiaggio italiano, che soffre solo dell'annosa pecca di alcune frasi slegate dal contesto. Di norma però i marines comunicano in maniera convincente, sottolineando informazioni e fasi cruciali dello scontro come la necessità di ricaricare o altre informazioni importanti senza urlare stucchevoli frasi di scherno a casaccio, come accade in troppi giochi.

Riassumendo, Aliens: Colonial Marines soffre di qualche difetto di troppo, comunque mitigato da alcune scelte azzeccate, soprattutto in ambito multiplayer. Alcuni difetti sono imputabili a scelte di gameplay poco felici, come gli snodi principali della campagna single player sprecati in maniera clamorosa e superficiale. La realizzazione tecnica non al passo con i tempi sarebbe passata facilmente in secondo piano se il ritmo narrativo si fosse mantenuto a livelli buoni in maniera costante, purtroppo qualche passo falso qua e là provoca un po' di maretta, dalla quale il titolo di Gearbox esce in maniera non impeccabile.

Il voto finale, lo ricordiamo, è relativo alla sola versione PC. Attendiamo di ricevere da SEGA anche le edizioni console, che a quanto pare sotto il profilo tecnico offrono il fianco a qualche critica aggiuntiva. Per il resto valgono tutte le considerazioni fatte sopra e anche un altro aspetto fondamentale. Aliens: Colonial Marines è un gioco che ha due facce molto diverse tra loro, da considerare assolutamente prima dell'acquisto.

Se non avete intenzione di sfruttare le modalità multiplayer, sappiate che Aliens: Colonial Marines offre una modalità in singolo limitata e sfruttata male in alcune occasioni, e considerate pure un punto in meno sulla votazione finale. Se le modalità competitive rientrano nei vostri programmi troverete di che divertirvi per un bel po', anche se in un futuro non troppo remoto saranno necessarie nuove mappe e altre aggiunte per mantenere il tutto interessante nel lungo termine.

Per quanto difettoso in alcuni suoi meccanismi e limitato nella realizzazione tecnica, Aliens: Colonial Marines offre un'esperienza discretamente divertente. L'ultima fatica di Gearbox non è assolutamente un capolavoro e avrebbe potuto essere migliore con appena un paio di rifiniture nei punti giusti, inoltre risente di una concorrenza particolarmente agguerrita nel suo genere, che rischia di farlo apparire peggiore di quanto non sia.

6 / 10

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Aliens: Colonial Marines

PS3, Xbox 360, Nintendo Wii U, PC

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A proposito dell'autore
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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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