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Puppeteer: Kutaro e le forbici magiche - review

Un platform “tagliato” su misura.

Se avete avuto modo di leggere l'anteprima che io stesso scrissi all'inizio di agosto, sicuramente vi sarete fatti un'idea di quello che poteva essere il potenziale di Puppeteer: Kutaro e le forbici magiche, atteso platform esclusivo per PS3 sviluppato da Sony Japan. Purtroppo, come ben sapete, non sempre le buone impressioni destate da un codice incompleto vengono poi confermate dal gioco finale... ma grazie agli dei dell'Olimpo, questo non è uno di quei casi!

Stiamo vivendo un periodo in cui i platform classici sembrano essersi risvegliati dal loro torpore per dare al veterano Mario del filo da torcere. E così, tra remake in salsa Disney che spuntano da tutte le parti e melanzane volanti griffate Ubisoft, ecco affiorare da dietro le quinte di un teatro di periferia una piccola marionetta. Si chiama Kutaro ma non fatevi ingannare dalle sue dimensioni ridotte e dall'aspetto innocuo, perché ha fegato e talento da vendere... e non è detto che non diventi una nuova icona PlayStation.

Rispetto alla versione preview provata poche settimane fa, il gioco non denota cambiamenti particolarmente evidenti e questo ovviamente va a suo vantaggio, visto che già all'epoca (si parla di ben UN mese fa) Puppeteer sembrava praticamente completo. È fortunatamente confermato anche l'ottimo doppiaggio in Italiano, che pur non avvalendosi di voci particolarmente note risulta puntuale ed appropriato.

La trama del gioco è una favola dark, con un 'cattivone' che ha catturato le anime dei bambini trasformandoli in marionette.

Se confrontato al rivale più prossimo, quel Rayman Legends citato poche righe fa, Puppeteer non può vantare la stessa imponenza di contenuti ma si difende comunque molto bene in termini di originalità ed "entertainment" puro. Dove il titolo Ubisoft mantiene un'impostazione piuttosto classica, con livelli che vengono superati nella maggior parte dei casi solo saltando e colpendo, Puppeteer propone qualche tocco più originale, che non si limita solo al suo irresistibile stile grafico.

"Gli sviluppatori sono riusciti ad infondere al gioco una caratterizzazione molto spiccata"

Gli sviluppatori sono riusciti ad infondere al gioco una caratterizzazione molto spiccata e alcuni di voi potrebbero a prima vista paragonarlo a LittleBigPlanet, ma Puppeteer ha un'anima artistica molto più sofisticata. È una favola che rende omaggio al maestro Hayao Miyazaki, ma anche alle atmosfere di Parnassus o del Barone di Munchausen firmato Terry Gilliam (che tra l'altro iniziò la sua carriera proprio come animatore), con un pizzico di dark "alla Tim Burton" che non guasta mai. Insomma, niente male come biglietto da visita, specie se si considera che il gioco in questione è stato realizzato da un team giapponese.

Come avviene per la maggior parte dei giochi "fatti bene", pochi minuti con il pad in mano sono più che sufficienti per prendere confidenza con le meccaniche di gioco, destinate poi ad evolversi con aggiunte importanti ai fini della diversificazione dell'esperienza, ma tutt'altro che complicate.

Nel caso doveste incontrare questi pipistrelli di stoffa svolazzanti, datevi da fare con il tasto Quadrato o finirete male.

Salto a parte, le uniche armi a disposizione del protagonista sono le forbici magiche che danno il titolo al gioco e lo scudo. Entrambi questi accessori hanno un doppio uso: in combattimento possono essere utilizzati per colpire e per deflettere i colpi avversari, mentre in particolari situazioni permettono di superare ostacoli, tagliuzzare parti di scenario e risolvere anche alcuni dei puzzle che si incontrano durante l'avventura. Questi ultimi sono tutt'altro che impegnativi e richiedono da parte del giocatore una certa manualità piuttosto che materia grigia.

"I controlli sono quanto di più semplice ed immediato si possa immaginare"

I controlli sono quanto di più semplice ed immediato si possa immaginare, ma va purtroppo fatto notare un occasionale ritardo nella risposta ai comandi che in qualche occasione ha dato come risultato la prematura morte del protagonista. Niente di particolarmente frustrante, fortunatamente, ma proprio la natura imprevedibile di questo difetto lo rende del tutto inspiegabile.

Pur mantenendo la sua natura da platform puro, Puppeteer richiede al giocatore di utilizzare anche la sua materia grigia per trovare livelli segreti o sfide aggiuntive. Il protagonista del gioco, infatti, troverà sulla sua strada una miriade di teste diverse da indossare che hanno un'utilità ben più importante del semplice orpello estetico.

Un trailer tutto giapponese per Puppeteer.

Nel corso dell'avventura una miriade di indizi più o meno evidenti vi suggeriranno l'utilizzo di una di queste teste. Nel caso queste servano per risolvere un puzzle, il gioco farà in modo di farvele trovare a disposizione da qualche parte, magari in uno scrigno o come extra per aver sconfitto un nemico. Se ne possono portare tre contemporaneamente e l'ultima recuperata estromette automaticamente la prima in lista. Fate dunque attenzione a questo particolare perché in molti casi passaggi segreti e bonus nascosti richiedono l'utilizzo di una particolare testa e non sempre ne sarete in possesso al momento giusto.

"C'è poi da aggiungere la possibilità di giocare in coop locale in modalità "drop-in/drop-out"

Proprio questo "trucchetto" permette a Puppeteer di allungare non poco la sua longevità, che altrimenti di base si attesterebbe intorno alle 6/7 ore per il primo playthrough. Quasi sempre vi accorgerete di un passaggio segreto che vi è sfuggito o di una strada alternativa che porta chissà dove, e sarete invogliati a riprovare quel livello quando sarete in possesso della testa utile a sbloccarlo.

Come spesso accade in questo genere di giochi, il livello di difficoltà varia dal medio al basso ma ciò non significa che il titolo Sony non possa offrire una sfida degna di questo nome. Portare a termine ogni livello senza morire e con un buon tempo non è cosa da tutti. Secondo, ci sono le famose teste/maschere da trovare e sono più di 100. Scovarle tutte al primo colpo? Praticamente impossibile!

Le battaglie con i boss non sono mai troppo impegnative e seguono un'impostazione decisamente classica.

C'è poi da aggiungere la possibilità di giocare in coop locale in modalità "drop-in/drop-out". In realtà non si tratta di una cooperativa classica perché in Puppeteer non c'è un protagonista alternativo e il game design non prevede livelli e sfide adatti a due giocatori. Il Player 2 potrà però aiutare Kutaro nella sua impresa recuperando oggetti particolarmente distanti, togliendo di mezzo ostacoli, liberando i bambini prigionieri e così via.

"Un applauso va a Sony Japan per aver lanciato una nuova IP alla fine del ciclo vitale della PS3"

Il tutto avviene in uno scenario surreale e affascinante, quello di un singolo teatro con tanto di luci, pubblico vociante e scenari che si susseguono uno dietro l'altro come trasportati da invisibili carrucole. L'effetto finale è davvero eccezionale e regala agli occhi degli spettatori uno spettacolo eccezionale, se possibile addirittura più intrigante di quello ammirato in Rayman Legends.

L'indubbia qualità del gioco e il prezzo di vendita inferiore alla media (intorno ai 40 Euro) rendono particolarmente appetibile questa divertente avventura "teatrale", ma un applauso particolare va rivolto a Sony Japan per il coraggio dimostrato nel lanciare una nuova IP proprio alla fine del ciclo vitale di una console, quando lo sguardo di molti è già rivolto al futuro e il rischio di passare quasi inosservati è dannatamente alto.

A cosa servirà mai un travestimento da toro luchador? Non fatevi domande, nel mondo di Puppeteer non servono.

Non fate l'errore di snobbare Puppeteer "perché tanto fra poco esce GTA V" o per qualsiasi altro motivo simile: vi perdereste un'esperienza di gioco dannatamente divertente e gratificante! Puppeteer: Kutaro e le forbici magiche sarà disponibile a partire dall'11 Settembre in esclusiva per PlayStation 3

8 / 10

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Puppeteer

PS3

A proposito dell'autore
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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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