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Jazzpunk - review

Un concentrato di umorismo caricato a molla.

Di giochi fuori di testa se ne sono visti parecchi in tutte le ere, dai lama di Jeff Minter ai vari simulatori che vanno tanto di moda e di cui Goat Simulator non è che l'ultimo esponente (ma non il più assurdo, se si pensa a titoli come Chemical Spillage Simulator).

Venendo a Jazzpunk, beh... sono abbastanza convinto che in questo caso neanche ci sia, una testa. I trailer con cui Necrophone Games aveva presentato la sua creatura erano già indicativi, ma il risultato finale è quanto di più assurdo si sia visto da parecchio tempo a questa parte

Il protagonista che andremo a controllare in questa avventura action in prima persona è il misterioso agente Polyblank, che viene consegnato nell'introduzione mediante una valigia di forma umana. L'attributo umano in questo caso è molto relativo, visto che i personaggi di Jazzpunk sono disegnati come gli omini sulle porte dei bagni pubblici.

Un paio di dialoghi, una pillola che "aumenta la realtà" e ci si ritrova di fronte a un consolato sovietico con il compito di infiltrarsi e sottrarre un'importante cartuccia. Una scritta sospesa in aria in direzione dell'obiettivo ci punta nella direzione giusta, ma le dritte date al giocatore finiscono qui: all'inizio di ogni missione si è liberi di girovagare a piacimento per le aree, e gran parte del divertimento sta proprio qui.

In questo cinema vi ritroverete a disturbare gli astanti in tutti i modi possibili. Ma scommettiamo che guarderete anche il 'film' proiettato sullo schermo.

Le missioni in sé non sono infatti difficili da portare a termine, anche se è necessario pensare un po' fuori dagli schemi per trovare uno dei modi giusti di proseguire. A parte l'obiettivo principale ci sono però numerosi compiti da svolgere, a volte in grado di tenere impegnati qualche minuto, altre a puro scopo di intrattenimento.

"Gag, battute a bruciapelo e mini-giochi vengono proposti a ritmo martellante"

Tanto per fare un esempio, nella prima area capiterà di neutralizzare dei piccioni e ottenere un'acqua di colonia in grado di attirare i pennuti e far portare via il malcapitato bersaglio, o di crackare per una rana una password del wi-fi di "Starbux" colpendo delle linee di codice, aiutando nel frattempo un uomo che non produce saliva a leccare una lettera per sigillarla.

Il tutto, facendo magari una capatina al cinema dove potremo molestare gli astanti sbuffando vistosamente fumo dal nostro sigaro, o cospargerli copiosamente di popcorn, magari dopo aver affrontato un mini-survival horror ispirato alla pizza in cui gli zombi vanno fatti a pezzi con una rotella tagliapizza, mentre nuvole a forma di funghi champignon galleggiano nel cielo.

Questa manciata di esempi non è che una piccolissima parte delle situazioni strampalate proposte da Jazzpunk, che fa del ritmo martellante uno dei suoi punti di forza. Gag, battute a bruciapelo e mini-giochi sono costanti che fanno centro e riescono a divertire più spesso che no, e in virtù di questo viene naturale lasciare per ultimo l'obiettivo primario e battere a tappeto ogni area in cerca della prossima scenetta.

Lo stile grafico minimalista è abbastanza leggero per processore e scheda grafica, ma ha comunque un suo appeal.

Lo strambo design dei personaggi accennato prima è applicato a tutto. La grafica spartana e blocchettosa può non risultare immediatamente attraente, ma è impossibile non riconoscere al lavoro di Necrophone una certa originalità e un carattere tutto suo.

"Jazzpunk fa ridere spesso, ma non è automatico ritrovarsi in sintonia con l'umorismo del gioco"

Anche se le immagini statiche possono dare l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di simile a Minecraft, durante il gioco ogni elemento mostra un'impronta decisamente particolare. L'accompagnamento sonoro, oltre che in alcune frasi degli NPC, consiste in una serie di motivetti che cambiano spesso anche all'interno della stessa area, ma che non brillano come la componente grafica.

I difetti di Jazzpunk sono presto detti. L'avventura non è lunghissima né difficile, ma non pretende di esserlo. Necrophone ha caricato il gioco di sketch, citazioni e caricature che riescono a essere efficaci la maggior parte delle volte, e negli altri casi a catturare almeno l'attenzione in virtù della loro spiazzante assurdità.

Il picco più alto della curva di difficoltà si registra all'inizio del gioco, quando viene naturale affrontare le missioni in maniera canonica invece che provare a ragionare nella logica distorta infusa da Necrophone Games nella sua creatura.

Come detto, citazioni e mini-giochi abbondano in Jazzpunk.

Una volta che si impara però a parlare il linguaggio di Jazzpunk, si inizia come se niente fosse a rimettere indietro gli orologi di svariate ore per far credere a degli operai che si è magicamente tornati all'ora di pranzo, o a colpire i passanti con una paletta senza motivo alcuno, scoprendo così che molti di essi sono degli inquietanti uomini-mosca.

Come esperienza alternativa, difficilmente troverete qualcosa di così fuori dagli schemi, e bisogna dire che far ridere così spesso come riesce a fare Jazzpunk non è cosa da poco. Non è comunque detto che vi ritroverete automaticamente in sintonia con l'umorismo del gioco, e va sottolineato che è necessario conoscere abbastanza bene la lingua inglese per cogliere lo sviluppo degli eventi e alcune gag.

Se quelle citate non sono barriere per voi, potreste trovare in Jazzpunk una sana dose di grasse risate, che già di per sé non è cosa da poco, e una serie di situazioni talmente spassose e fuori di testa che a un certo punto trovereste normale perfino un clone di Quake a tema nuziale, in cui spumanti stappati e torte rotanti prendono il posto delle comuni armi... anzi, state sicuri che troverete anche quello.

8 / 10

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Jazzpunk

PS4, PC, Mac

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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