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Collezionare videogiochi, compulsivamente - editoriale

Del perché il nostro Steam-inventario tende a ingigantirsi.

La consueta campagna estiva di saldi di Steam è terminata da non molto. Inutile descriverla, se leggete sapete quasi sicuramente di cosa parlo (se fate parte di quel "quasi" fate prima ad andare direttamente su Steam).

In contemporanea alle promozioni, su Facebook compaiono vari post di giocatori pseudo-disperati (in verità deliziati) dallo stress economico che tali saldi stanno causando loro.

Di più, pare che questo sia anche il periodo in cui fiorisce maggiormente il commercio delle varie carte collezionabili che Steam associa a giochi, achievement, sblocchi ed eventi vari. Tali carte possono essere collezionate oppure vendute in una sorta di mercato internazionale parecchio efficiente dal punto di vista dei prezzi (ovvero i prezzi fluttuano a seconda del volume e del segno delle transazioni fino a raggiungere un valore di mercato stabile che rappresenta la rarità effettiva dell'oggetto).

Bene. Detto questo, vi invito ad aprire il vostro account, leggere il numerino di giochi posseduti e poi scorrere la lista alla ricerca dei giochi che avete giocato per più di un quarto d'ora negli ultimi sei mesi. Il risultato vi sconcerterà (soprattutto se lo trasformate in denaro speso).

Quindi? Vi faccio la morale sui soldi spesi nei videogiochi? Fossi matto (io potrei patrocinare una missione spaziale su Marte con quello che ci ho speso).

Però trovo interessante che il videogiocare sia diventato un fenomeno da collezionismo proprio nel momento in cui, con la digitalizzazione, sembrava ridursi alla sua essenza, ovvero al videogame pagato e downloadato (niente scatola, niente manuali, niente ammennicoli vari).

I saldi estivi di Steam mettono i giocatori di fronte a pagine e pagine di sconti come questa. Suvvia, come è possibile resistere?

E invece...la lista dei giochi, la disponibilità, le carte collezionabili...qualcosa scatta nella mente del giocatore compratore compulsivo, cosa esattamente?

Il punto da cui partire è il godimento. L'acquisto in sé, con tutte le valutazioni che lo precedono (la caccia alla promozione ad esempio), con tutte le valenze esterne (quelle associate dalla pubblicità), con la carica adrenalinica che rilascia ha assunto valore di godimento indipendente dal prodotto.

"L'atto di acquistare è diventato godimento puro, completamente separato dal godimento del giocare"

Mi spiego.

Vi è mai capitato di arrivare a casa con un nuovo gioco solo per lasciarlo confezionato da qualche parte in attesa di giocarlo? Oppure acquistarlo su Steam ma posticipare una partita seria (dargli un'occhiata cinque minuti non vale) a un momento successivo?

A me sì. E la cosa non manca mai di stupirmi perché so quanto amo i videogiochi e le ore che dedico loro non ammettono posticipazioni, solitamente.

Ma l'acquisto che si fa in questo modo non è dettato dalla passione, qui sta il trucco. La passione detta l'interessamento, tutta quell'attività di lettura recensioni, visione di let's play e qualsiasi altra attività che occupa stabilmente la vita di qualsiasi videogiocatore che si rispetti.

Quando abbiamo un quadro del videogioco sufficiente (valutazione che cambia per ognuno di noi) scatta la differenziazione: l'acquisto può essere sostanziale (giocheremo il titolo acquistato) o formale (acquisteremo la forma, ignoreremo la sostanza).

Il mercato di carte collezionabili di Steam; come se non ci fossero già abbastanza occasioni per spendere soldi...

Bene, ma il perché di questi acquisti "di forma"?

Perché l'atto di acquistare, come anticipavo poco sopra, è diventato godimento puro, completamente separato dal godimento del giocare.

"Non è il completare una collezione a spingerci all'acquisto, ma è la tensione di vederla incompleta"

Ora abbiamo il gioco, sappiamo che lo possiamo usare quando vogliamo e questo è sufficiente. Per andare un rigo più in profondità, Freud si riferiva a questo tipo di godimento con la parola befriedigung, ovvero il godimento che proviene dalla soddisfazione di una pulsione; pulsione che per Freud è uno stato di agitazione del nostro corpo che dobbiamo riportare alla quiete (acquistando).

Su questo meccanismo (che non possiamo etichettare come "perverso" perché esistono meccanismi di desiderio ancora più complessi e scollegati dal puro godimento) si basano anche gli acquisti di carte collezionabili (e quindi anche le vecchie figurine). Non è tanto il completare una collezione a spingerci all'acquisto, ma è la tensione di vederla incompleta.

Ma questa è soltanto una parte della storia. Un'altra parte, forse più interessante, riguarda il fatto che i videogiochi, come tanti altri oggetti culturali, si sono evoluti e sono diventati il centro di un grande apparato spettacolarizzato.

Solo vent'anni fa un appassionato di videogiochi poteva fare tre cose: acquistare videogiochi, leggere riviste specializzate (mensili), parlarne con gli amici. Oggi l'orizzonte è infinito e, probabilmente, non c'è nemmeno bisogno che ve lo dipinga, Internet ha moltiplicato le possibilità: web, YouTube, Twitch...

Gli sconti dei saldi di Steam sono irresistibili, ma quanti dei titoli che compriamo vengono poi effettivamente giocati?

Essere un appassionato di videogiochi oggi significa stare al centro di un circo mediatico in costante movimento in cui l'attività promozionale sui prezzi dei videogiochi (Steam è solo uno dei diversi portali, sebbene il più organizzato) è solo uno dei tanti eventi.

Ciò vuol dire che l'atto di acquisto di un videogioco è più vissuto come partecipazione all'evento che come acquisto nel senso classico della parola. L'oggetto "videogioco" è quindi uscito dallo spazio angusto della camera del videogiocatore per farsi quasi biglietto d'entrata in uno spettacolo di varia natura che ci coinvolge anche (se non di più) lontano dall'esperienza di gioco vera e propria.

Possono sembrare aspetti diversi del fenomeno, ma in verità è tutto legato al cambiamento tecnologico e sociale che ha investito il nostro hobby preferito.

Magari la prossima volta vi parlerò di cosa ci spinge, invece, all'acquisto di titoli per cui abbiamo un interesse "genuino" ("sostanziale" l'ho definito prima). Ora vi lascio, ho qualche gioco nella collezione di Steam a cui dare un'occhiata...

Avatar di Davide Pessach
Davide Pessach: Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.

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