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MIND: Path to Thalamus - review

Risvegliarsi da un coma a furia di puzzle.

Prima di timbrare il biglietto da €13 che assicura un viaggio in MIND: Path to Thalamus, come sempre accade nel ponderare un nuovo acquisto ci si fa un idea di cosa il gioco possa offrire rovistando tra screenshot, video e in generale tutto il materiale disponibile utile a guidare la decisione.

In questa fase di studio, il titolo dello spagnolo Carlos Coronado può far suonare un campanello d'allarme e dare l'idea di un gioco povero, un esperimento ermetico condotto in nome di un'eleganza formale forse sbandierata da troppe produzioni indipendenti che alla fine falliscono nel fare l'unica cosa che si chiede ad un videogioco: intrattenere. Vediamo cosa si scopre una volta che la curiosità ha la meglio sulla prima impressione.

MIND: Path to Thalamus inizia in medias res, in una Minorca spazzata da venti impetuosi e sul punto di essere travolta da un tornado. Il protagonista senza nome si lancerà, aiutato dai nostri input, in cerca di una certa Sophie, per poi essere incalzato dal tornado di cui sopra e piombare in un coma che farà da premessa agli eventi del gioco.

Non ha molto senso addentrarsi ulteriormente nei dettagli della trama dato che, per l'importanza che ricopre, rappresenta buona parte dell'attrattiva del gioco. Quello che rimane da dire è che gli eventi del prologo ci trasporteranno nella mente del protagonista, sterminato palcoscenico di questo puzzle-game indie che pone un forte accento sulla narrazione.

Passare attraverso queste porte ci condurrà in un punto diverso della mappa o in un altro livello.

Analizzando brevemente le meccaniche su cui si basa il gioco, scopriamo che sono di una semplicità quasi disarmante: le interazioni con determinati elementi dello scenario sono in grado di alterare il clima attorno a noi, invocando ad esempio piogge torrenziali e fitti banchi di nebbia, oppure alterando il ciclo giorno/notte. A ciascuno di questi stati è associata una reazione particolare, essenziale per risolvere gli enigmi.

Per farvi capire senza rovinarvi il gusto della scoperta, attraversando alcune aree ricoperte di fiori o collocando al loro interno le sfere bluastre che si trovano per il livello faremo calare la notte, attivando alcuni portali in grado di trasportarci a zonzo per il livello. Una meccanica banale, che tuttavia guadagna complessità se messa in relazione con il resto dei tasselli che compongono il puzzle.

Restando in tema, segnaliamo che il livello di difficoltà è sufficientemente ben calibrato, considerando che il gioco raramente consiglia cosa fare e che quando lo fa non è mai diretto. Per proseguire dovremo affidarci principalmente ai nostri occhi e, ancora di più, al nostro intuito. In ogni livello gli oggetti presenti sono spesso pochi, pochissimi, tutti essenziali e in qualche modo collegati tra loro.

Gli enigmi sono divertenti da risolvere e in un paio di casi strappano un sorriso compiaciuto per l'ingegnosità di certi passaggi, pur senza stravolgere il genere o introdurre concetti che verranno adottati come capisaldi nelle generazioni a venire. Detto ciò, le fasi iniziali sono forse leggermente troppo semplici, mentre avvicinandosi alle battute finali ci si scontra con un paio di situazioni improvvisamente più ostiche del normale. Nel complesso, nulla che rovini l'esperienza o che impedisca di avanzare.

Il trailer di lancio di MIND: Path to Thalamus.Guarda su YouTube

Prima di analizzare la grafica, che come abbiamo accennato è l'aspetto più vistoso di MIND: Path to Thalamus, bisogna recitare un mea culpa e strappare l'etichetta ingiustamente affibbiata frettolosamente al gioco prima di mettervi le mani sopra. Si tratta in effetti di un lavoro visivamente molto ispirato e piacevole.

Complice è senza dubbio l'Unreal Engine, ma tirare in ballo solo il motore grafico di Epic Games non basta a giustificare l'appagamento generato dalle immagini a schermo. Ogni inquadratura possibile è materiale da screenshot. È un test che potrete fare anche voi: puntate la telecamera verso un qualsiasi elemento, verso le colline, gli alberi o anche il cielo e il risultato, molto probabilmente, saprà stupirvi.

Lo sviluppatore si è dimostrato sapiente nel collocare poche costruzioni per ottenere il massimo risultato, trasformando una altrimenti anonima distesa di sabbia e acqua, o un ripetitivo paesaggio collinare, in una vista interessante. Certo non tutto è perfetto e capita di notare la ripetizione di una texture sul fianco di una delle appena citate colline o di trovarsi in luoghi forse meno ispirati di altri. Disomogeneità percettibili, ma che fortunatamente non rovinano il lavoro svolto.

La localizzazione del gioco è disponibile solo in inglese e spagnolo, ed è un fatto da non sottovalutare prima di procedere all'eventuale acquisto. Sono presenti i sottotitoli e il linguaggio utilizzato non è certo tecnico o particolarmente specifico, ma chi non si trovasse a proprio agio con l'idioma di sua maestà probabilmente dovrebbe passare oltre. Difficile apprezzare MIND: Path to Thalamus se ci sfugge il perché di tutto quello che attraversa il protagonista, nonostante la chiarezza del suo interprete e l'aiuto del testo.

Non sempre l'ambiente attorno a noi sarà così placido.

Accompagnati da una colonna sonora azzeccata e minimalista, ci sono volute quattro ore per completare il gioco, che com'è facile immaginare non ha grossi incentivi alla rigiocabilità. Un quantitativo di tempo che ci è sembrato sufficiente nell'economia del gioco, ma che valutato oggettivamente può sembrare esiguo, nonostante il prezzo contenuto del prodotto.

MIND: Path to Thalamus è quindi un titolo particolare, con le potenzialità per sorprendere e per intrattenere, senza che questi aspetti principali rimangano soffocati da caratteristiche secondarie, ma ne traggano anzi giovamento. I 1104 giorni che sono serviti a Coronado per completare il suo progetto hanno dato vita a un gioco divertente, dotato di una storia piacevole e gran carisma. Se questo è ciò che volete, Steam vi aspetta.

8 / 10

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Matteo Tabai

Contributor

È un ragazzo abbastanza alto, appassionato di videogiochi, musica, montagna e buon cibo. Onnivoro sia a tavola che con un controller in mano, ha l'assurda pretesa di fare dei videogames la sua professione. Chi vivrà, vedrà.
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