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Back to Bed: di nuovo nel mondo dei sogni - review

Le avventure di Bob il sonnambulo.

Non è la prima volta che gli sviluppatori di videogiochi, nel tentativo di realizzare un'ambientazione particolarmente ispirata, esplorano il mondo dei nostri sogni. L'ottimo ma sottovalutato Psychonauts lo faceva già con un stile unico, e non è di certo stato il primo. Ora ci riprovano i ragazzi di Bedtime Digital Games col loro titolo d'esordio, Back to Bed, un puzzle game sviluppato per Android, iOS e PC che miscela le atmosfere del titolo Double Fine con quelle del recente Monument Valley. E che lo fa con un certo stile.

La vicenda, semplice ma elegante, sottolinea l'azione efficacemente, senza mai essere invadente o noiosa. Il gioco narra la storia di Bob un normalissimo uomo di mezza età. O almeno così sarebbe se Bob non soffrisse di sonnambulismo. Andare a dormire per lui diventa quindi un dramma, perché mentre cammina nel sonno i suoi sogni si modificano a seconda dell'ambiente circostante.

Ma se Bob è il protagonista attorno a cui ruota la vicenda, non è però il personaggio che il giocatore controlla. A noi spetta il compito di impersonare Subob, il suo subconscio. Un personaggio dallo stesso volto del protagonista ma dalle fattezze lontanamente canine, che avrà il compito di muoversi nei sogni di Bob per dirigerlo di nuovo verso il letto.

Le mele da spostare a piacimento sono il primo oggetto utile che incontreremo. Bob le eviterà andando verso destra.

Mentre questo simpatico teatrino tra Bob e il suo subconscio si ripete di notte in notte, al giocatore vengono proposti una lunga serie di livelli, diversi più per conformazione che per stile o per ambientazione. In essi si alternano ostacoli, oggetti utili a portare il protagonista alla salvezza e strambi nemici a tema notturno (tra cui cani da guardia e minacciose sveglie deambulanti).

Immersi in questa atmosfera è facile stupirsi della grottesca ma azzeccata raffigurazione del mondo dei sogni, con tutto ciò che essa comporta. In questo mondo infatti tutti i più semplici elementi di vista quotidiana diventano ostacoli insormontabili: un semplice binario ferroviario può significare la dipartita del nostro sonnambulo, mentre un cuscino diventa un aiuto imprescindibile. Il problema non è in queste trovate originali, quanto nel fatto che presto si esauriscano in un gameplay un po' troppo frammentario.

Una volta all'interno dei sogni di Bob, per sopravvivere basta tenere a mente poche semplici regole e tutto il resto viene da sé. Queste regole sono appunto le basi su cui si regge il gameplay, solide ma inamovibili, che incatenano un po' troppo il giocatore. In ogni puzzle game che si rispetti è infatti importante che il paradigma venga stravolto o che, quantomeno, si evolva efficacemente inserendo sempre più ostacoli. In Back to Bed invece lo scopo è piuttosto quello di guidare i vari attori che popolano lo scenario nei loro moti sempre uguali. Ma forse è meglio esemplificare.

Il livello di difficoltà è tarato verso il basso. Se Bob dovesse cadere non dovrete ricominciare daccapo ma solo aspettare il respawn del personaggio.

La prima cosa che il gioco ci insegna è che i sonnambuli procedono sempre dritti, a meno che non incontrino un ostacolo, in quel caso svoltano in senso orario. Per muovere Bob verso la fine del livello basta quindi piazzare di volta in volta un ostacolo davanti a lui. In un livello tipo si dovranno sfruttare vari oggetti per creare ostacoli utili a far girare Bob o ponti su cui egli possa camminare. Anche i nemici si muovono secondo la stessa logica e, benché possa cambiare il loro senso di marcia, basta piazzare un ostacolo nel punto giusto per liberarsi di un nemico, spingendolo oltre il ciglio di una piattaforma.

Una volta interiorizzate queste meccaniche tutto il resto viene da sé, al punto che ogni ostacolo che incontreremo successivamente (con pochissime eccezioni) potrà essere superato con lo stesso criterio. Il gioco denota così a un livello di semplicità che, ideale per i puzzle game su piattaforma mobile, non è però adatto al mercato PC. Persino i livelli, piccoli, brevi, frammentati, sembrano gridare al giocatore di fare una rapida partita e poi di dedicarsi a qualche altra cosa.

La conformazione dei livelli è sì intricata e originale coi suoi giochi di prospettive alla Escher ma sempre troppo contratta, compressa. Back to Bed è quindi un piccolo capolavoro di design e di atmosfera ma che manca di sostanza.

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Difficilmente spinge a lunghe sessioni né appassiona con una storia sfaccettata che, pur interessante, è narrata da semplici illustrazione che intervallano il passaggio da un mondo all'altro. Ogni mondo inoltre è costruito a partire da una serie di livelli a sé stanti che, essendo tutti molto simili, finiscono ben presto per erodere l'effetto della splendida atmosfera.

Non convince anche il design di alcuni puzzle che, spesso, non lascia libertà d'azione. Nei livelli più complicati ci si aspetterebbe di poter completare un puzzle in almeno un paio di modi, in realtà ciò non è previsto. Quasi sempre la via giusta è una e il percorso di Bob non può variare più di tanto.

Quel che manca più di tutto è però un qualsiasi elemento d'interconnessione che spinga a procedere. I livelli, presi singolarmente, sono interessanti e divertenti ma non si comprende cosa dovrebbe spingerci a procedere. Un difetto che su mobile si nota poco ma che su desktop rischia di stancare in breve tempo. Il voto che trovate qui di seguito è quindi relativo alla versione per computer; nel caso lo acquistaste per iOS, aggiungete pure un punto in più.

6 / 10