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Kerbal Space Program: fly me to the Mun - recensione

Pionieri spaziali si diventa.

Difficile da padroneggiare ma anche da mollare, e le soddisfazioni regalate da ogni successo (anche piccolo) sono enormi.

Decine di lanci, una manciata di esplosioni, un pugno di lanci falliti, qualche ammaraggio non previsto a causa di razzi instabili, alcuni astronauti intrappolati in orbita. Questo, più o meno, è il salato conto che ho pagato a Kerbal Space Program prima di avvicinarmi alla luna o, come viene chiamata nel gioco, Mun. In tutto questo, il bello è che non ho avvertito il minimo sentore di frustrazione. Neanche di striscio.

Ma partiamo dalle basi, come d'altronde bisogna fare per avere una minima speranza di successo in questo titolo sviluppato dalla messicana Squad. Kerbal Space Program è, idealmente, un incrocio tra sandbox, simulazione e gestionale in cui bisogna costruire dei razzi per raggiungere i corpi celesti partendo dal pianeta Kerbin.

Nonostante l'aspetto decisamente buffo dei kerbal, omini dalle teste di ragguardevoli dimensioni che ricoprono il ruolo di scienziati e astronauti, la componente simulativa è decisamente fedele alle reali leggi della fisica, soprattutto per quanto riguarda le fasi orbitali.

Questa mostruosità non è neanche una delle più astruse che vi capiterà di costruire quando l'assortimento di moduli sarà ampio. Notate l'ordine degli stadi sulla sinistra…

Nel corso dello sviluppo, la parte simulativa è stata rifinita gradualmente fino al modello attuale, e la modalità Carriera costella la rotta verso lo spazio di tappe intermedie in grado di guidare meglio nella creazione del proprio programma spaziale.

Ma raggiungere il cosmo, all'inizio, è un'utopia. Il massimo che si può sperare di fare è assemblare un razzo in grado di battere qualche record per intascare qualche risorsa aggiuntiva, e far rientrare il kerbal a bordo, se possibile, tutto intero. Dopo il recupero della navetta dal centro di controllo, basta fare un po' di ricerca per sbloccare moduli migliori, spendere qualche altro minuto in fase di assemblaggio, e si è pronti a un altro tentativo.

In caso di imprevisti o di una pianificazione non all'altezza, è sempre possibile tornare alla fase di lancio o direttamente all'hangar di progettazione per rimettere mano sulla propria creazione. Il sistema, nonostante la difficoltà intrinseca di sviluppare ed eseguire un programma spaziale, non è punitivo, inoltre anche i fallimenti possono essere esilaranti. Un classico, ad esempio, non curare la divisione in stadi dei vari componenti, e ritrovarsi con un paracadute aperto nello stesso momento di attivazione dei motori.

Volenti o nolenti, bisogna passare almeno una volta (e in qualche caso anche di più) per i vari tutorial in modo da capire le meccaniche fondamentali. Durante l'assemblaggio gli strumenti utili non mancano, primo tra tutti un box di suggerimento che evidenzia i problemi fondamentali come il paracadute di cui sopra. Baricentro, massa e altri fattori sono tutti considerati e hanno l'impatto che ci si aspetta.

Ecco un lancio andato tremendamente male. Spesso i razzi mal costruiti si producono in lunghe e scomposte acrobazie prima di schiantarsi al suolo.

Una volta sulla pedana di lancio, bisogna anche gestire direttamente l'operazione, calibrando la spinta dei motori e correggendo all'occorrenza la traiettoria. Man mano che i moduli a disposizione aumentano, le possibilità si moltiplicano e non c'è veramente limite a ciò che può essere creato: un veloce tour tra le community attive può essere molto educativo in caso ci si ritrovi a corto di ispirazione per il prossimo razzo vettore o velivolo.

Squad ha fatto un buon lavoro nel mitigare l'impatto con le naturali difficoltà della conquista dello spazio. Passo dopo passo, lancio dopo lancio, si riesce ad avvicinarsi sempre di più al proprio obiettivo. Il fallimento è una parte necessaria e inalienabile di Kerbal Space Program, ma non pesa affatto sia per il buffo contesto in cui viene calato il tutto, sia perché la soddisfazione di un'operazione riuscita è veramente grande.

E raggiungere lo spazio è solo il primo passo. Rover, asteroidi da minare, stazioni spaziali e pianeti sempre più lontani su cui costruire basi offrono sfide sempre più elaborate in un percorso lunghissimo, appagante e occasionalmente oscuro. Per quanto gli indispensabili tutorial possano guidare alla scoperta delle meccaniche fondamentali, prima di toccare anche solo il suolo del satellite più vicino al pianeta di partenza, Kerbin, capita di incagliarsi da qualche parte perché non si è afferrato un qualche concetto.

Più che di mancanza da parte degli sviluppatori, in questi casi è la natura elaborata delle meccaniche alla base di Kerbal Space Program a bloccare il giocatore. Di contro, la sensazione di trionfo assoluto che si prova quando si porta a termine un'operazione come previsto, è assolutamente esaltante e ripaga completamente degli sforzi fatti fino a quel momento.

In fase di assemblaggio sono presenti diversi strumenti in grado di fornire le giuste informazioni per assemblare un razzo come si deve.

Un altro grosso aiuto, poi, è dato dalle numerose mod sviluppate dagli utenti che arrivano ad esempio ad automatizzare certi aspetti del volo, permettendo di concentrarsi sulla parte gestionale in caso il pilotaggio diretto non sia di proprio gusto.

Tra sandbox e carriera è inoltre presente lo step intermedio della modalità Scienza, che elimina dall'equazione tutte le valute lasciando al suo posto solamente le scoperte scientifiche da fare per poter ricercare nuove tecnologie. Fondi, reputazione e contratti sono disabilitati e la struttura rende questa modalità la più indicata ai neofiti di Kerbal Space Program.

La modalità sandbox vera e propria mette invece a disposizione tutti i componenti fin da subito, e chi ha difficoltà a capire anche solo come stabilizzare i primi razzi, si troverà probabilmente spaesato nella miriade di parti e possibilità. Il bello di Kerbal Space Program, però, è anche questo: la libertà è veramente assoluta e il programma spaziale può svilupparsi nel modo che si desidera.

L'ambientazione, che ricalca il sistema solare ma in versione umoristica, con i buffi kerbal e le loro strampalate espressioni, ha la sua importanza nel rendere tutto meno serio di quanto potrebbe essere, mitigando gli aspetti più drammatici dell'esplorazione spaziale. L'esperienza può essere calibrata con varie opzioni, e le mod succitate possono aggiungere ulteriori parametri da controllare. Varietà e supporto, insomma, non mancano.

A volte non si riesce a montare un pezzo per la mancanza di qualcosa che sfugge, e gli aiuti non sono sufficienti a orientarsi.

L'aspetto più debole di Kerbal Space Program è, come si può vedere dalle immagini, puramente tecnico. La lunga fase di sviluppo non sembra aver portato avanzamenti di rilievo da questo punto di vista, ma il motore fa il suo dovere e la maggior parte del tempo viene comunque passata nella fase di assemblaggio.

Da sottolineare nuovamente, in chiusura, che siamo di fronte a un gioco complicato per sua stessa natura, e che tutorial e supporto possono semplificare le cose fino a un certo punto. L'attivissima community produce comunque guide molto utili che possono offrire spunti anche ai novelli scienziati.

Il nostro consiglio è di affrontare Kerbal Space Program con abbandono, tenendo sempre presente che la strada verso lo spazio è totalmente sgombra e ricca di spazio per sperimentare, fallire, assemblare con ben più di un pizzico di follia, e godersi anche le catastrofi più assurde prima di ritornare nell'hangar. Saliti i primi gradini e passata la soglia dell'atmosfera, sarà difficile tornare indietro.

8 / 10

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Kerbal Space Program

PS4, Xbox One, Nintendo Wii U, PC, Mac

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.
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