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Tom Clancy's Rainbow Six Siege - prova

L'unione fa la forza.

Londra - Si può essere uno degli sparatutto più interessanti dell'anno senza avere, probabilmente, la speranza di vendere tanto quanto il nuovo Call of Duty o Star Wars Battlefront? Probabilmente sì, soprattutto se il tuo nome è Tom Clancy's Rainbow Six Siege.

Il nuovo gioco di Ubisoft, infatti, non fa nulla per essere facilmente digeribile da parte di un pubblico più ampio rispetto a quello degli sfegatati degli shooter tattici. E questo è il suo bello. Stiamo parlando, infatti, di uno sparatutto tattico dalla forte componente strategica che per essere apprezzato a fondo va giocato insieme a un gruppo di quattro amici, in modo da coordinare alla perfezione i propri movimenti all'interno di una squadra.

Nel corso di un evento stampa tenutosi a Londra nei giorni scorsi abbiamo potuto simulare questa situazione ottimale con altri colleghi provenienti da tutta Europa e il risultato è stato più che soddisfacente, prima di tutto perché la prova tenutasi su PC piuttosto performanti ha garantito un'esperienza ottimale, con tutte le impostazioni settate su Ultra e una fluidità inchiodata sui 60 frame al secondo anche in Terror Hunt, la modalità cooperativa a cinque giocatori contro l'I.A. controllata dal computer. Le console saranno invece costrette a dimezzare la frequenza di aggiornamento video per gestire tutto.

Un aereo dirottato è uno scenario perfetto per un assedio: tanti ripari, punti ciechi e spazi angusti.

Avere compagni e avversari nella stessa stanza in pieno stile LAN party, poi, è decisamente più divertente che fare tutto online. Le urla arrabbiate del collega colpito per l'ennesima volta alle spalle dal fuoco amico sono valse, da sole, il prezzo del biglietto.

La componente umana, infatti, è l'arma vincente di Tom Clancy's Rainbow Six Siege. La tensione provocata dallo scontro con altri giocatori, il cameratismo tra compagni di squadra e le emozioni di un assalto ben organizzato o di una strenua difesa sono le leve sulle quali Ubisoft prova a far forza per far emergere la sua creatura in un panorama nel quale si predilige la spettacolarità e la tamarraggine di doppi salti e super, rispetto a un approccio ragionato.

Il confronto è, inevitabilmente, più con Counter-Strike che con gli shooter di Bungie, DICE e Treyarch, e lo dimostra anche il piano di sviluppo pensato per il gioco, ovvero un supporto continuativo nei mesi post lancio con l'arrivo di nuovi contenuti a cadenza fissa e, ovviamente, operazioni di bilanciamento e bug-fixing ogni qualvolta la situazione lo richiederà.

A Londra è stata presentata anche una modalità a giocatore singolo chiamata Situations. Questa introduzione è sicuramente benvenuta, ma a nostro avviso rischia di distorcere un po' il senso di tutta la produzione di Ubisoft. Giocare a Tom Clancy's Rainbow Six Siege come dei lupi solitari, infatti, può regalare sì dei momenti piacevoli, ma non riesce a far emergere i veri punti di forza del gioco.

Conoscere la mappa è fondamentale per poter sfruttare al meglio ogni gadget, come queste granate.

Questa modalità si piazza tra il classico tutorial, dove imparare i comandi di gioco e le opzioni strategiche a disposizione, e la Caccia ai Terroristi, in cui dovrete debellare un manipoli di soldati controllato dal computer in compagnia di altri esseri umani. Gli amanti delle classifiche online probabilmente dedicheranno qualche ora a memorizzare la presenza dei nemici sulla mappa per farli fuori in maniera sistematica, gli altri, invece, passeranno oltre poco dopo. In Tom Clancy's Rainbow Six Siege, infatti, l'importante non sarà il numero di uccisioni registrate, ma arrivare vivi alla fine della partita con la vittoria in pugno.

Ogni azione deve essere figlia di un piano ben preciso e non sono ammessi colpi di testa. Una distrazione coincide, nella maggioranza dei casi, a una morte. A partire dalla scelta della classe, tutto è disegnato in modo tale da spingervi a seguire un determinato spartito, dal quale difficilmente potrete uscire, se non nelle situazioni di emergenza. Un giocatore armato di scudo dovrà per forza essere in prima linea per difendere i compagni da eventuali imboscate, mentre uno armato di martello dovrà cercare pareti da sfondare, così da creare improvvise falle nelle difese nemiche.

Conoscere l'ambiente di gioco, i punti in cui fare breccia o la posizione delle telecamere sarà dunque fondamentale per poter sfruttare pienamente le proprie abilità. Non vi servirà a nulla avere la possibilità di sfondare i soffitti, se non saprete bene quali soffitti potrete sfondare, così come osservare ossessivamente le telecamere a circuito chiuso disseminate nel livello sarà inutile se poi non saprete indicare ai compagni da che parte sta per arrivare il pericolo.

Comunicare coi propri compagni, dunque, sarà fondamentale e giocare con un team di persone affiatato sarà un'esperienza davvero eccezionale. Ovviamente non mancherà il classico matchmaking per giocare con sconosciuti o riempire degli slot lasciati liberi nel vostro team con un altro essere umano, ma le opzioni per comunicare con gli altri senza voce sono scarse e comunque troppo lente per essere utili nei momenti focali della partita.

C'è poi da considerare che le urla dei compagni che salgono di tono quando l'azione si fa intensa valgono da sole l'intera esperienza, perché danno il metro della tensione che si respira nella partita. Ogni match, infatti, è un film a sé stante, con un'introduzione nella quale i difensori prepareranno le trappole per rallentare l'avanzata nemica e gli attaccanti utilizzeranno i droni per esplorare il livello e scovare il punto scelto dagli avversari per arroccarsi. Poi c'è la parte dell'avvicinamento, dove gli avversari si studiano e mettono all'opera le loro strategie. Quelli in attacco cominceranno ad avvicinarsi all'obiettivo e stavolta saranno gli assediati a dover capire da che parte verrà sferrato il colpo. L'azione potrà essere graduale, con schermaglie e toccate e fuga, o un unico, brutale assalto diretto al cuore delle difese avversarie.

In queste fasi si nota l'importanza del sonoro, fondamentale per capire da che parte e a quanta distanza sia il pericolo, così da potervi preparare ad imboscata nel caso in cui abbiate la visuale limitata o stiate sorvegliando le telecamere di sicurezza.

Infine ci sarà la conclusione, veloce, violenta e adrenalinica, nella quale emergerà vincitore non il giocatore più bravo a sparare, ma quello più abile a saper sfruttare il proprio equipaggiamento e l'ambiente circostante.

Le impressioni derivate da questo viaggio sono dunque ottime, ma l'ambiente era ideale per mettere in mostra le tante qualità del gioco di Ubisoft. I PC sui quali il gioco girava erano sufficientemente performanti da non perdere un frame anche nelle situazioni più concitate, con esplosioni e pareti che venivano sfondate. La connessione era locale e dunque priva di latenza o problemi di stabilità e l'audio, sparato in cuffia, era direzionale. Infine la presenza nella stessa stanza di un intero team rendeva la comunicazione e la condivisione della partita un momento speciale, sia per il divertimento ricavato, sia per la facilità con la quale ci si poteva organizzare.

Un confronto frontale di questo tipo difficilmente porterà a buoni risultati, meglio un approccio più ragionato.

Ora occorrerà vedere se Tom Clancy's Rainbow Six Siege saprà mantenere tutte queste caratteristiche anche una volta approdato nei negozi, soprattutto su piattaforme quali Xbox One e PlayStation 4, sulle quali il pubblico ha meno affinità con questo genere di esperienza. Come dicevamo all'inizio, però, Ubisoft vede nel lavoro degli Studios di Montreal le qualità di un maratoneta e non quelle di uno scattista, e ci sarà tutto il tempo per far crescere e maturare questa creatura.

L'appuntamento è quindi fissato a qualche giorno prima dell'inizio di dicembre, quando Tom Clancy's Rainbow Six Siege arriverà su PC, PS4 e Xbox One.

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Luca Forte

Contributor

Luca si divide tra la gestione del ruspante VG247.it e l'infestare Eurogamer con i suoi giudizi sui giochi sportivi, Civilization, Fire Emblem, Persona e Football Manager. Inviato d'assalto, si diverte a rovinare le anteprime video dei concorrenti di tutto il mondo in modo da fare sembrare le sue più belle.

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