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Razer Mamba 2015 - recensione

Mamba 2, la vendetta. Anche nel prezzo.

Quando si parla di periferiche per computer dedicate al gaming, i punti di vista sono spesso assai divergenti, se non addirittura agli antipodi: è indispensabile tenere in considerazione che ogni utente, nel momento in cui si verifica l'occorrenza di sostituire una parte di hardware, ha delle priorità e che su di esse basa la sua decisione, indirizzando la scelta sul prodotto che si avvicina maggiormente (o che, talvolta, aderisce perfettamente) alle proprie necessità.

Razer è una delle più conosciute aziende produttrici di periferiche di controllo e puntamento e, in diverse occasioni, ha visto i videogiocatori dividersi in segmenti, con opinioni personali contrastanti. Riprendere un prodotto di grande successo e migliorarlo a rischio di snaturarne le caratteristiche di base non è mai facile, ma è quello che Razer ha fatto con il mouse oggetto di questa recensione, una versione potenziata di un grande successo del catalogo della casa del serpente, il Mamba.

Già al momento dell'unboxing, ci troviamo di fronte ad una piccola sorpresa: la confezione contiene un vero e proprio cofanetto di metallo, di colore nero, che riporta l'incisione del famigerato logo Razer. Al suo interno troviamo una base di gommapiuma sagomata di colore nero che racchiude il mouse. Una volta estratto dal suo "nido" e appoggiato sul tappetino, il Razer Mamba 2015 non sembra per niente diverso dalla versione del 2009, riproponendone le linee e aggiungendoci anche qualcosa del DeathAdder.

In corrispondenza del pollice sono presenti i classici tasti avanti-indietro e un inserto in gomma dura antiscivolo.

Quest'ultimo è riconoscibile dal dorso piuttosto lungo e ricurvo, in cui trovano spazio i due tasti principali, sinistro e destro, leggermente scanalati per ottenere un feeling migliore delle dita. Inoltre, la metà corrispondente al tasto destro presenta un forte dislivello rispetto alla metà che coincide con il pulsante sinistro.

Questa particolare forma può risultare forse un po' strana in un primo momento, ma la zona dedicata all'appoggio del palmo è spaziosa e molto comoda, anche grazie al fatto che, assottigliandosi decisamente nella parte posteriore, accompagna letteralmente la mano ad appoggiarsi naturalmente sul tappetino, rendendo il mouse ideale per un'impugnatura a tutto palmo o ad artiglio.

In corrispondenza del pollice sono presenti i classici tasti avanti-indietro e un inserto in gomma dura antiscivolo, così come in prossimità dell'anulare e del mignolo sulla parte opposta; la panoramica dei pulsanti è completata citando la rotellina, cliccabile non sono nel modo convenzionale ma anche spostandola verso destra o sinistra. Appena sotto di essa, si trovano i due tasti adibiti al cambiamento delle impostazioni della sensibilità.

A differenza del modello precedente, ma in linea con altri mouse recentemente prodotti dall'azienda americana, il rivestimento del dorso è ruvido e poroso, caratteristica che restituisce una buona sensazione di solidità e precisione ed evita il sempre spiacevole "effetto saponetta".

L'illuminazione del Mamba versione 2015 è un po' diversa da quella a cui siamo stati abituati da Razer: innanzitutto, il logo dei tre serpenti si trova nella sua classica posizione in corrispondenza del palmo, ma non è illuminato; in compenso, due sottili strisce LED accompagnano il profilo del dorso sia a destra che a sinistra e altre due decisamente più corte seguono parallelamente il perimetro della rotellina.

Il logo dei tre serpenti si trova nella sua classica posizione in corrispondenza del palmo, ma non è illuminato.

Durante l'utilizzo intensivo, il Mamba si è sempre comportato egregiamente: il peso non eccessivo (circa 125 grammi) unito alla forma di cui si faceva accenno in precedenza trasmette la sensazione di impugnare un mouse più maneggevole e piccolo rispetto a quello che le dimensioni reali potrebbero far trasparire in un primo momento.

Sui campi di battaglia di Battlefield 4 il Mamba ha sempre avuto ragione dei suoi avversari con movimenti rapidi e precisi: il settaggio massimo di DPI raggiungibile grazie al sensore Avago (ora prodotto da PixArt mantenendo lo stesso nome storico) a 5G è pari a 16.000; un valore francamente poco gestibile nella quasi totalità degli scenari. Il puntamento di precisione adottato in qualità di cecchino è risultato comunque sempre molto piacevole e sempre sotto controllo.

Anche nei MOBA, in cui lo stress a cui sono sottoposti i tasti, soprattutto sul lungo periodo, è sicuramente importante, il Mamba ha saputo fornire un'ottima prestazione: la frequenza di click è decisamente elevata in questo tipo di giochi e all'attuazione dei tasti viene chiesta, oltre a precisione e rapidità, anche un certo grado di morbidezza.

A questo ci pensa la tecnologia Adjustable Click Force. Grazie alla brugola in dotazione, si possono scegliere quindici impostazioni di forza di attuazione differenti: da 45g per i click numerosi e ravvicinati dei MOBA fino a 90g per un controllo superiore negli sparatutto.

Abbiamo voluto mettere alla prova questa interessante caratteristica, impostando il minimo e giocandoci per un paio di giorni e viceversa: è indubbio che siano state avvertite delle differenze, ma nella realtà dei fatti, un videogiocatore appassionato, non professionista, troverà l'impostazione media perfetta per qualsiasi scenario videoludico.

Altre due caratteristiche rendono questo mouse ulteriormente personalizzabile: in primo luogo la possibilità di scollegarlo e farlo diventare, di fatto, un mouse wireless è una soluzione già vista su altri prodotti della stessa azienda, come il Naga Epic Chroma. I puristi dei puntatori potrebbero storcere un po' il naso, per cui è sempre possibile tenerlo collegato tramite un cavo USB e trattarlo in tutto e per tutto come un mouse "wired".

La metà corrispondente al tasto destro presenta un forte dislivello rispetto alla metà che coincide con il pulsante sinistro.

La seconda caratteristica, ormai presente su altri prodotti marcati Razer e riconoscibili grazie alla presenza della parola Chroma alla fine del nome, riguarda la possibilità di personalizzare la colorazione dei LED e gli effetti di illuminazione mediante il noto software Synapse: come per tutti i recenti mouse di Razer, è possibile configurare, oltre alle colorazioni e agli effetti di cui sopra, le azioni da attribuire ad ogni singolo tasto, le macro e i diversi livelli di DPI.

In conclusione, possiamo affermare senza ombra di dubbio che il nuovo Mamba di Razer è un ottimo mouse: è compatto, solido, piacevole da utilizzare e, grazie a un grado di personalizzazione, ancora più alto grazie alla tecnologia Adjustable Click Force, può venire incontro alle esigenze di molti utenti, sia che vogliano un mouse più colorato e wireless sia che ne preferiscano uno più serioso e collegato.

Nonostante tutte le buone qualità sopraelencate e l'impressione nel complesso molto positiva, come spesso accade per Razer tutte le premesse che portano al voto finale sono affossate da un rapporto qualità/prezzo assolutamente sbilanciato che abbassa la valutazione di due punti secchi.

Un cartellino del prezzo di 179 euro è assolutamente eccessivo per un prodotto di sicuro interesse ma comunque non in grado di giustificare una spesa che lo pone fuori mercato anche rispetto ad altri prodotti dello stesso catalogo Razer, come lo splendido Ouroboros recensito un paio d'anni fa, a tutt'oggi venduto a 60 euro in meno. Va bene puntare alla fascia alta dell'utenza ma forse Razer (e non solo lei) sta esagerando un po' nel voler far pagare a tutti i costi il prestigio del suo marchio.

7 / 10

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A proposito dell'autore

Riccardo Piano

Contributor

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