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Pan-Pan - recensione

Non chiamatelo Monument Valley.

Parlare di presunti inganni, di trailer che non rispecchiano il prodotto finale o di apparenze che non vengono rispettate, è ormai una prassi nel mondo videoludico e anche queste ultime settimane (il "caso" No Man's Sky è tutt'altro che chiuso) non sono da meno. Proprio il concetto di apparenza ci ha fatto riflettere di fronte a un'opera piuttosto particolare, un indie passato in sordina ma che merita comunque la nostra attenzione.

Pan-Pan è un gioco diverso da ciò che ci aspettavamo ma d'altronde il coinvolgimento di un team particolare come Might and Delight avrebbe dovuto farcelo capire immediatamente. In questo caso la software house responsabile di titoli come Pid e Shelter, ha collaborato con Emil Berner, lo sviluppatore solitario che si "nasconde" dietro al nome di Spelkraft. Ma perché Pan-Pan ci ha spiazzato e sorpreso? Semplice, il primo teaser e le prime immagini non svelavano molto di quelle che sarebbero state le meccaniche presenti nel prodotto finale.

Di fronte a utenti che su Steam chiedevano informazioni proponendo un paragone con Monument Valley soprattutto a causa di uno stile che in alcuni casi ricordava l'apprezzato gioco targato Ustwo, il buon Berner deve quanto meno essersi sentito spiazzato. Ecco quindi che sono arrivati alcuni video di gameplay e un trailer di lancio che hanno almeno in parte chiarito le caratteristiche di questa produzione. Monument Valley? Forse nello stile grafico utilizzato ma in questo caso ci troviamo di fronte a un puzzle game con visuale isometrica (ruotabile) che ha una propria personalità ben distinta e che, parlando di ispirazioni, si rifà a un titolo uscito nel lontano 1994 e che probabilmente non tutti conosceranno: Little Big Adventure.

Persi in un mondo alieno ci renderemo conto che riparare la nostra navicella non sarà così semplice.

Le premesse di Pan-Pan sono estremamente semplici e tratteggiano perfettamente il tono spensierato dell'avventura della nostra anonima protagonista. In viaggio sulla nostra curiosa astronave/mongolfiera saremo colti da un guasto critico che ci costringerà a un atterraggio di emergenza su un pianeta sconosciuto. Fortunatamente saremo accuditi da un manipolo di curiosi NPC che si mettono al lavoro per riparare il nostro mezzo e che ci faranno capire con degli incomprensibili e buffi versi che dovremo raccogliere una serie di risorse necessarie a completare i lavori di riparazione.

La narrazione è tutta qui e per quanto debole è assolutamente funzionale e ben supportata dal gameplay, dalla struttura del mondo di gioco e da delle atmosfere davvero azzeccate. La natura incontaminata si tramuta in misteriose strutture, in marchingegni che sembrano essere stati creati da un civiltà molto avanzata ma di cui si hanno pochissimi indizi e ancora in rovine tutte da scoprire e figlie di un passato imperscrutabile. Pan-Pan pone comprensibilmente molta enfasi sui puzzle ma ciò che più ci ha attirato è la cura riposta in ogni angolo di questo bellissimo ecosistema alieno. Lo stile grafico potrebbe non piacere a tutti ovviamente ma c'è del talento e una passione notevoli dietro a ogni creatura ideata da Spelkraft e dietro ogni piccolo suono che risponderà alle nostre azioni, a ogni nota di piano che ci trasporterà in una nuova zona, in un nuovo rompicapo che bloccherà la nostra continua e meravigliosa scoperta.

Ma al di là dello stile e della cura riposta nella creazione del mondo di gioco, non possiamo non parlare delle sensazioni che Pan-Pan ci ha suscitato nella nostra breve avventura e dei paragoni inevitabili con altre produzioni. Sembra di trovarsi alle prese con una di quelle esperienze contemplative alla Journey ma in questo caso il gameplay è tutt'altro che trascurabile. Un gameplay che almeno a livello di struttura prende spunto da uno dei puzzle game più apprezzati degli ultimi anni: The Witness. Il paragone non è azzardato anche se in questo caso i contenuti, così come il prezzo, sono comprensibilmente minori e nettamente diversi. Arrivare ai titoli di coda richiede dalle 2 alle 3 ore in base alle vostre capacità di osservazione e soprattutto alla comprensione o meno dell'impostazione alla base degli enigmi da risolvere.

La torre dei primi teaser aveva tratto in inganno diversi giocatori. In realtà Monument Valley è molto lontano dal gameplay del titolo Spelkraft.

Perché il paragone con The Witness? Per la decisione di proporre un open-world approcciabile almeno apparentemente in qualsiasi modo, con l'esplorazione che ha un ruolo fondamentale per riuscire a venire a capo di alcune situazioni inizialmente insormontabili. In The Witness c'era la necessità di apprendere certi meccanismi basilari per arrivare a risolvere quelli più complessi. In questo caso, invece, molti enigmi sono in qualche modo collegati tra loro e la risoluzione di alcuni di essi non ci fornirà una ricompensa immediata o una nuova risorsa per riparare la nostra astronave ma avrà degli effetti che potrebbero non essere immediatamente chiari ed espliciti.

Si tratta di una limitatezza al vero mondo aperto diversa da quella del titolo di Jonathan Blow, qualcosa che non è strettamente legato all'apprendimento ma all'esplorazione. Prendere un bastone a inizio gioco potrebbe non sembrare particolarmente utile ma dopo aver attivato una certa sorgente tutto sembrerà più chiaro. Dare nuovamente la vita a un robot abbandonato da chissà quanti anni non vi porterà dei vantaggi diretti ma dopo qualche minuto capirete davvero gli effetti delle vostre azioni.

Attraverso situazioni di gioco sempre piuttosto varie Pan-Pan rivela lentamente la propria essenza: un grande puzzle formato da una serie di enigmi minori fortemente condizionati l'uno dall'altro. Nulla di troppo complicato ma soprattutto nei primi minuti vi sentirete persi, senza una direzione né alcun indizio su quale direzione prendere o su come procedere. Non demordete e non impuntatevi su una sola zona ma esplorate, scoprite, raccogliete e lentamente tutto inizierà ad avere un senso e ciò che sembrava impossibile si trasformerà in una meravigliosa e appagante passeggiata, anche grazie a un sistema di controllo estremamente semplice che richiede solamente l'utilizzo del mouse per lo spostamento e per l'interazione con certi oggetti.

I puzzle non sono molti ma fortunatamente puntano sulla varietà.

Pan-Pan è un gioco bello da vedere che però non punta semplicemente sul lato artistico per attirare l'interesse degli utenti PC. L'avventura confezionata da Spelkraft propone rompicapi di tutto rispetto e una struttura interessante anche se potenzialmente ostica soprattutto nelle prime fasi di gioco. L'esplorazione è la chiave, ogni puzzle è solo un anello della stessa lunga catena e, per quanto possa sembrare complicata, quasi ogni soluzione vi lascerà con un sorriso stampato sul volto e con un appagamento notevole.

Siete alla ricerca di un piccolo puzzle-game diverso dal solito e lo stile mostrato in queste immagini vi ispira? Non lasciatevi sfuggire l'opportunità di un viaggio all'interno di un piccolo e affascinante mondo alieno.

8 / 10

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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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