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Orwell - recensione

2+2=5.

Un gioco unico e quanto mai attuale nei temi trattati. Una finestra su un mondo spaventosamente vicino al nostro.

4207 videogiochi. Di cosa si tratta esattamente? Del numero di titoli pubblicati su Steam da inizio 2016 al mese di dicembre. I dati raccolti da SteamSpy indicano che solo nel corso di quest'anno sono stati pubblicati quasi il 40% dei giochi presenti sulla piattaforma di Valve sin dal suo lancio e che si è registrato un aumento notevole rispetto alle pubblicazioni del 2015. È questo il trend che ci aspetta per gli anni a venire?

Difficile esprimersi in merito ma una cosa pare chiara: il mondo PC, e più lentamente anche quello console, stanno notevolmente ampliando la propria offerta attraverso una marea di produzioni. Una marea in buona parte formata dall'universo indie, spesso bollato a periodi alterni come unico vero salvatore dei videogiochi o come un ammasso di spazzatura assolutamente da evitare e da disprezzare per le più svariate ragioni.

Naturalmente proporre una visione così estrema è a dir poco semplicistico ma non possiamo negare che in questa incredibile mole di progetti anche i più meritevoli e originali rischiano di passare ingiustamente inosservati. Questo è per esempio il caso di Orwell, titolo targato Osmotic Studios sbarcato su PC nel mese di novembre attraverso una formula episodica che prevedeva l'uscita di un nuovo episodio a cadenza settimanale e che, come facilmente intuibile, tratta una tematica quanto mai attuale e delicata come la privacy e la sua eventuale violazione, in nome della sicurezza comune, da parte dello Stato.

Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.

C'è chi passeggia tranquillamente, chi corre nel vano tentativo di non perdere l'ultimo autobus per il lavoro, chi si concede una colazione al suo solito bar e chi riposa sornione all'ombra del monumento al centro della Freedom Plaza. È un giorno come tanti altri nella Nazione ma all'improvviso un'esplosione squarcia il silenzio. Là dove si ergeva il simbolo di un'intera comunità rimangono solamente detriti e distruzione e mentre la popolazione è in preda al panico tra urla e pianti disperati un occhio vigile si muove tra i volti dei passanti alla ricerca di un sospetto da consegnare alla giustizia. È arrivato il momento di attivare il programma Orwell.

Basta una breve cutscene introduttiva per farci intuire quelli che saranno i toni e i temi che ci accompagneranno per le circa cinque ore di gioco necessarie per portare a termine l'interessante vicenda propostaci dallo studio tedesco. Una vicenda che ci farà vestire i panni di un vero e proprio Grande Fratello di orwelliana memoria, un investigatore che in tandem con il proprio supervisore ha il compito di sfruttare un programma sperimentale per scoprire il responsabile (o responsabili) dell'attentato e consegnarlo una volta per tutte alla giustizia.

Come ci spiega il nostro diretto superiore, Symes, Orwell verrà utilizzato sul campo per la prima volta proprio nel caso dell'attentato di Freedom Plaza e noi giocatori avremo la responsabilità di testarlo per primi. Da questo momento in avanti si svilupperà una trama davvero intricata che semplicemente attraverso i dialoghi e i documenti consultabili è riuscita a tenerci letteralmente incollati allo schermo anche grazie a un cast di comprimari di altissimo livello e a una buona dose di colpi di scena tutt'altro che banali o telefonati.

Il Grande Fratello vi guarda.

Particolarmente apprezzabile è il modo in cui vengono toccati argomenti delicati come il diritto alla privacy o la sorveglianza da parte dello stato, e ciò che più ci ha colpito è la capacità di non proporre mai delle letture banali o eccessivamente schierate. Noi stessi dovremo frugare all'interno degli account personali di diversi individui alimentando non pochi dubbi sul nostro operato e spingendoci a domandarci in più di un'occasione fino a dove sia giusto spingersi per scoprire la verità e assicurare la pace all'interno della Nazione. Non ci sono nero o bianco, buoni o cattivi, amici o nemici. Quello tratteggiato da Osmotic è un mondo costruito su scale di grigi, su moralità ambigue e su personaggi realistici e ricchi di sfaccettature, che agiscono per motivazioni spesso comprensibili e condivisibili

Naturalmente non vi sveleremo troppi dettagli per non rovinarvi alcuna sorpresa ma quello studiato dalla software house con base in quel di Amburgo è un thriller che gestisce in modo ottimale la suspense e che reagisce in maniera credibile anche alle azioni stesse del giocatore. In quanto investigatori e unici a poter riportare all'interno del sistema delle informazioni sensibili avremo, infatti, un controllo notevole su ciò che vorremo svelare ai piani alti del partito (The Party) che governa la Nazione.

L'ottimo comparto narrativo si fonda su una struttura davvero molto semplice, sia a livello tecnico che del gameplay. Ci sembrerà, infatti, di trovarci di fronte a un software del nostro computer che attraverso una particolare interfaccia ci permetterà di andare alla ricerca di tutte le informazioni che saremo in grado di scovare sui vari sospettati che incroceremo nel corso dell'indagine. All'interno di articoli di giornale, blog, social network, siti di varia natura ma anche e-mail, cellulari e PC troveremo dei dati che potremo inviare ai server di Orwell e che andranno ad ampliare gli indizi e le conoscenze su particolari personaggi o eventi.

Se vuoi un'immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano. Per sempre.

Questi dati (denominati datachunk) possono essere più o meno utili e sensibili e starà a noi decidere quali ignorare e quali invece segnalare al nostro controllore. I datachunk in cui potremo imbatterci saranno essenzialmente di due tipi: quegli ordinari sono segnalati dal colore blu e possono essere aggiunti senza alcuna limitazione mentre quelli gialli sono in conflitto con altri dati e richiedono una nostra scelta diretta. Un sospettato, per esempio, potrebbe affermare di aver passato la serata in due luoghi differenti e sarà necessario capire, anche attraverso le prove raccolte, quale sia l'opzione più verosimile.

Ai dati caricati sono legati i finali multipli e le diverse varianti che li caratterizzano. A una scelta molto rilevante delle ultime fasi di gioco si uniscono tante conseguenze minori derivanti dalla nostra condotta nel corso dei cinque episodi. Questa particolare struttura di Orwell non può che alimentare una discreta rigiocabilità e vale sicuramente la pena di iniziare una seconda run per sperimentare approcci e decisioni differenti.

Come potete tranquillamente vedere dalle immagini qui intorno, dal punto di vista tecnico il lavoro svolto è estremamente minimale e funzionale alla struttura di gioco. Schermate fisse, qualche artwork per i vari personaggi e tanto testo scritto dato che non è presente alcun doppiaggio. Uno dei pochissimi nei della produzione, se non l'unico, è proprio legato ai testi scritti. Manca, infatti una localizzazione in italiano e l'unica lingua supportata è l'inglese.

Cover image for YouTube video

Al di là di questo difetto, Orwell è un capolavoro che tutti coloro che sono alla ricerca di un thriller coinvolgente e che sono affascinati dai sempre più attuali dibattiti sul confine tra la privacy dei singoli e il bene della collettività non si possono lasciar scappare. Il lavoro di Osmotic Studios si propone come un novello 1984 in grado di trasportarci all'interno di un mondo credibile e sotto tanti aspetti spaventosamente simile al nostro. Il consiglio è solo uno e vale anche per i più scettici: provate la demo gratuita e immergetevi all'interno della misteriosa Nazione. Ricordate: il Grande Fratello vi guarda.

9 / 10

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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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