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Dishonored: La morte dell'Esterno - recensione

La fine (?).

Bastarono pochi secondi all'interno di un trailer e l'Esterno divenne una delle figure più interessanti e curiose di una delle migliori serie sulla piazza, consacrando definitivamente una software house da sempre ricca di talento ma spesso incapace di esprimersi a pieno. Ore e ore di gioco e l'Esterno continuava comunque a rimanere un personaggio indecifrabile e spesso lasciato ai margini della narrazione principale delle opere di Arkane Studios.

Eppure questa divinità ha messo il proprio zampino in tutto ciò che è successo a Dunwall e per riflesso all'Impero delle Isole. Donando poteri a figure oscure e non raccomandabili (il Pugnale di Dunwall, Daud su tutte) e armando poi la sete di vendetta e di giustizia dei protagonisti del primo e del secondo Dishonored, l'Esterno continuava a essere la costante più evidente di ogni nuovo capitolo di questa IP. È probabilmente questo il motivo che ha spinto gli sviluppatori a concentrare l'ultimo capitolo dell'arco narrativo iniziato da Corvo Attano proprio sul "bastardo dagli occhi neri", un personaggio affascinante quanto misterioso.

Le parole di Daud sono proprio il motore al centro di Dishonored: la Morte dell'Esterno, espansione standalone ambientata poco dopo gli avvenimenti di Dishonored 2 che mette il famigerato assassino e la sua allieva Billie Lurk di fronte a un'impresa a dir poco complicata: uccidere una divinità. Il come e il perché lo abbiamo scoperto in una decina di ore di gioco (con un approccio principalmente stealth e completando quasi tutti i contratti), che dimostrano come il more of the same non sia necessariamente un male nel caso in cui il "same" in questione sia di fattura pregevolissima. Data la natura di espansione standalone e non di vero e proprio sequel, imbattersi in delle rivoluzioni era altamente improbabile ma Arkane non ha comunque disdegnato l'inserimento di alcune interessanti sperimentazioni.

Cover image for YouTube videoDishonored: La morte dell'Esterno | Assassino soprannaturale [trailer di pubblicazione]

Si parte innanzitutto da una protagonista completamente inedita, anche se non certo sconosciuta: Billie Lurk. La vicenda presentataci in Dishonored: La morte dell'Esterno viene avviata proprio da una missione molto particolare per una Billie che parte per Karnaca alla ricerca del suo vecchio mentore, Daud. L'iconico assassino è infatti scomparso dai radar da diverso tempo ma le voci sulla presenza di un individuo dai poteri straordinari si fa molto insistente tra i bassifondi della cittadina, una pista concreta che porta al ricongiungimento con il Pugnale di Dunwall e all'inizio della missione che dà il titolo a questa espansione.

Daud parla chiaro: "il bastardo dagli occhi neri deve morire". Un obiettivo da raggiungere attraverso cinque missioni che sanno tratteggiare con efficacia una storia probabilmente più efficace e coinvolgente rispetto a quelle dei due titoli principali. Siamo onesti, la narrazione non è mai stato il punto forte di Dishonored ma il focus maggiore sul soprannaturale e sulla figura dell'Esterno si è rivelato decisamente azzeccato e la presenza di due protagonisti come Daud e Billie ha aiutato non poco.

Soprattutto Billie è probabilmente il personaggio più sfaccettato e profondo tra i quattro protagonisti che in questi anni si sono avvicendati in questo ruolo, quello che è cambiato di più e che ha vissuto un percorso di crescita più radicale e evidente. Conoscere la sua prospettiva sull'Esterno ma anche il particolare rapporto con l'uomo che l'ha sostanzialmente cresciuta è un gradevole plus per un gioco che ancora una volta regala parecchie soddisfazioni soprattutto a chi ha voglia di esplorare e tenere le orecchie ben aperte. È tuffandosi tra le strade di Karnaca che ci si imbatte nelle storie più strane e particolari e soprattutto in piccole "missioni" non segnalate in alcun modo dai classici indicatori.

Nonostante la presenza di due figure di primo piano come Billie Lurk e Daud, è l'Esterno a imporsi come il vero e proprio fulcro narrativo.

È il bello delle simulazioni immersive, il saper narrare anche solo attraverso le voci dei passanti, di dare l'impressione di attraversare davvero un quartiere di una città credibile, viva e in questo caso condizionata in maniera evidente da un dio che volente o nolente ha radicalmente cambiato le persone e le loro ambizioni. Gang, sette, poteri forti e fanatismo: la Morte dell'Esterno punta con decisione sugli aspetti più soprannaturali del lore creato da Arkane e lo fa affidandosi a un trittico di personaggi (Daud, Billie e l'Esterno stesso) a nostro avviso più "veri" rispetto a Corvo e Emily.

Ma i cambiamenti, per quanto non di certo radicali, si vivono controller alla mano. La struttura base è sostanzialmente la stessa con dei livelli sandbox in cui è possibile approcciarsi ai vari obiettivi come meglio si desidera, scegliendo ovviamente una strada stealth e volendo pacifista o considerando l'esperienza di gioco come un vero e proprio action in prima persona. Le novità sono principalmente tre: l'assenza del livello di caos, i contratti e i nuovi poteri di Billie e la loro gestione.

L'assenza del livello di caos è una mancanza da non sottovalutare dato che le uccisioni all'interno delle missioni non hanno degli effetti evidenti sul finale e che quest'ultimo è in realtà condizionato da un'unica scelta all'interno dell'ultima missione. Un cambiamento non da poco, che si lega alle altre due novità arrivando a garantire al giocatore la possibilità di essere più libero e di non doversi preoccupare di limitare il sangue versato.

Dopo le fatiche di Prey non c'è nulla di meglio che aprire una cassetta di sicurezza nella banca di Karnaca.

Questo aspetto è fondamentale per i contratti, delle mansioni secondarie attivabili dal mercato nero che propongono degli obiettivi più o meno singolari, che si tratti di semplici omicidi, di casi di persone scomparse, di furti o ancora di particolarissimi rapimenti. Dei contenuti che, insieme alla nuova partita + (che permette di usare i poteri classici di Dishonored 2) ampliano la longevità con delle chicche niente male, soprattutto per tutti coloro che decideranno di dedicarsi a un po' di sana sperimentazione con i tre poteri inediti di Billie. La protagonista non otterrà le abilità grazie all'iconico marchio dell'Esterno e anche per questo motivo il suo non sarà un potere da ricaricare attraverso le tipiche "pozioni" ma uno in costante ricarica e soggetto solamente a un breve cooldown immediatamente successivo all'utilizzo. C'è quindi un inevitabile cambio di ritmo, promosso anche dal non trascurabile fatto di non dover mai gestire con attenzione certosina questa risorsa.

Ma al di là della gestione del "mana", è ciò che sa fare la nostra assassina provetta a essere l'elemento che salta immediatamente all'occhio dopo poche sessioni di gioco. Somiglianza permette di rubare letteralmente il viso di un nemico sorprendendolo alle spalle o sfruttando un eventuale stato di incoscienza. Il potere non funziona con i personaggi morti ma apre scenari davvero molto suggestivi dato che, a patto di non terminare completamente il mana, potremo raggiungere praticamente indisturbati luoghi normalmente quasi inaccessibili.

Più classici ma comunque davvero intriganti, soprattutto se usati in combo, Dislocazione e Preveggenza. Il primo è sostanzialmente il classico "teletrasporto" della serie anche se in questo caso inizialmente posizioniamo una copia della protagonista per poi attivare il teletrasporto solo in un secondo momento, premendo nuovamente il pulsante dedicato. L'utilizzo di Dislocazione si rivela, quindi, decisamente più variegato rispetto alle varianti di Corvo, Emily e Daud, sia difensivamente, con delle possibili ritirate strategiche, che offensivamente.

Sperimentare con i nuovi poteri è davvero una gioia per chi ama i lavori di Arkane Studios.

Preveggenza blocca il tempo e ci trasforma in una sorta di essere astrale che si può muovere anche attraverso alcuni ostacoli e che può evidenziare nemici e oggetti di interesse. Molto interessante, tra l'altro, anche la capacità di posizionare un segnalatore per la Dislocazione in modo da accedere a zone off-limits per il potere base. Sicuramente la presenza di un maggior numero di poteri sarebbe stata ben accetta ma anche solo con queste tre nuove frecce al nostro arco possiamo ritenerci più che soddisfatti a livello di varietà.

Com'era facilmente preventivabile trattandosi di un'espansione, ci sono inevitabilmente degli elementi rimasti in tutto e per tutto invariati. Questo discorso vale sia per il lato tecnico e stilistico che per il game design. Su questo secondo punto vogliamo essere immediatamente chiari: i ragazzi di Arkane Studios si dimostrano ancora una volta dei maestri in questa categoria, ma una volta detto questo non possiamo che sottolineare come le vette raggiunte da alcuni livelli passati, soprattutto di Dishonored 2, non siano state superate. La qualità è comunque altissima e certe aree sanno sorprendere, soprattutto per complessità.

Mettere un punto non è mai facile, sia che si tratti di un punto che segna una fine definitiva o di uno che semplicemente preannuncia l'arrivo di un nuovo capitolo, di una nuova avventura tutta da scoprire. La storia narrata da Dishonored potrebbe essere arrivata al capolinea anche se gli sviluppatori stessi hanno sottolineato più volte come ci si trovi "solo" di fronte alla fine di un ciclo narrativo, alla fine della storia di Corvo Attano, Emily Kaldwin, Daud e Billie Lurk.

Il level design non raggiunge le vette del secondo capitolo ma siamo comunque spanne sopra alla media delle produzioni AAA.

Personaggi che giustamente non verranno mai ricordati come degli esempi di grande scrittura ma che ci hanno trasportato in un mondo incredibilmente ispirato, un parco giochi che di capitolo in capitolo è cresciuto con una cura sempre maniacale per il dettaglio e con un'attenzione al level design che andrebbe insegnata a ogni sviluppatore, in erba e non.

Dishonored: La morte dell'Esterno mette un punto e lo fa con innegabile efficacia pur non raggiungendo la qualità di alcune chicche del secondo capitolo e soprattutto la genialità di certi setting ammirati in passato (qualcuno ha detto Villa Meccania e Villa Stilton?). Nonostante questo appunto, si tratta indubbiamente di un'espansione standalone imprescindibile per tutti i fan di della serie o più semplicemente dei grandi giochi.

In chiusura due parole sulla possibile fine della saga. Ciò che desideriamo, come ribadito più volte di fronte a Dishonored 2 o a Prey, è una cosa e una soltanto: la libertà di Arkane Studios. Bethesda in questi anni ha sempre dimostrato di essere il publisher giusto per la software house e qualunque sia la strada imboccata per il futuro (si parlava anche di una possibile deriva multiplayer), la speranza è che si tratti sempre e comunque di una scelta non dettata solo dai trend (ignorarli completamente non è ovviamente possibile) ma anche e soprattutto dalla passione e dalle idee di una delle migliori software house sulla piazza.

8 / 10

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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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