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Mass Effect: il tema musicale di Vigil e la battaglia da ricordare - editoriale

Il fantasma di una melodia.

Ricordo come il tema principale di Mass Effect non mi avesse preso più di tanto la prima volta che lo sentii. Affiancato a ciò che avevo letto del gioco, una storia di relazioni aliene e frizzanti battaglie a suon di laser tra le stelle, la musica sembrava tetra, distante nel modo sbagliato. Una decina di anni dopo l'ho ascoltata attraversando un certo ponte pedonale di Londra, dirigendomi verso un punto di ristoro di un centro commerciale in disuso dove sto scrivendo questo articolo. Da una parte, su uno dei muri, qualcuno ha scarabocchiato la parola "cambiamento" e qualche altro sentimento personale sulle politiche d'austerità. Il consiglio comunale ha ridipinto quel ponte una manciata di volte nel corso degli anni in cui ho vissuto nella zona (attualmente è un incongruo schema verde e viola, come una barriera corallina appiattita e spalmata) e ogni singola volta un qualche sconosciuto è tornato a scarabocchiare nuovamente il proprio messaggio. Un gesto di sfida o di ironica futilità? Non saprei dirlo con certezza ma mentre il languido ronzio del tema musicale di Vigil mi riempie la testa, leggo quelle parole ancora una volta, rifletto sulla loro rilevanza per la storia di Mass Effect e mi ritrovo assurdamente quasi in lacrime.

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Ogni grande composizione musicale è un sopravvissuto che lotta contro la storia. Prima che la lingua scritta diventasse onnipresente le forme d'arte orali come le ballate, le canzoni legate al folklore e le storie epiche cantate rappresentavano modi importanti per trasmettere la conoscenza da generazione a generazione. Discutibilmente la musica moderna continua ad assumere questa funzione preservando, insieme ad altre forme di media, scene e sensazioni, se non addirittura dettagli del tempo. Le strutture liriche come le rime e le allitterazioni trovano le proprie radici nel desiderio di codificare leggi, precetti divini o gli alberi genealogici delle famiglie in una forma memorabile e digeribile.

Come veicoli di conoscenza le tradizioni orali hanno dei grandi lati negativi. La prematura morte di un bardo avrebbe potuto cancellare decine di anni di insegnamenti e le composizioni mutano mentre vengono cantate o recitate, mal recepite e adattate, perdendo o acquisendo a posteriori nuove associazioni. Un esempio lampante è la canzone del folklore inglese "Ring o Rosie", spesso considerata come una truculenta tassonomia dei sintomi della Peste Nere che potrebbe in realtà fare riferimento a un gioco del diciannovesimo secolo che i bambini potevano utilizzare per aggirare la proibizione sulla danza. Queste forme d'arte, tuttavia, si stanno dimostrando durature in un modo in cui altre tipologie semplicemente non riescono. L'ineffabile natura della memoria musicale, immagazzinata nel cervello come performance muscolare, stimolo sensoriale, parole e astrazione molto malleabile, le permette di resistere ai grandi cambiamenti sia nella vita dell'ascoltatore individuale, che di quella della comunità intera.

Alcune persone affette da Alzheimer sono in grado di ricordare delle melodie arrivando in questo modo a riattivare ricordi o sensazioni anche se hanno perso la capacità di parlare o leggere. Le tribù di nativi americani sopravvissute si sono strette di fronte alle difficoltà e alla strisciante omogenizzazione culturale utilizzando danze e canzoni rituali, con un esempio evidente nella Boat Dance annualmente proposta dalla tribù Hupa della California, nonostante il blocco dei loro fiumi sacri causato dalle compagnie idroelettriche. La resilienza e la capacità di diffusione della musica la rendono anche un medium su cui fare affidamento per sostenere la protesta in tempi di tirannia. Puoi strappare un trattato, bruciare un dipinto, cancellare un hard disk ma nulla può uccidere un motivo accattivante fino a quando ci saranno persone pronte ad ascoltarlo, e se le implicazioni di quel motivo dovessero essere dimenticate c'è sempre la possibilità che vengano riscoperte.

Qualcosa di questo tipo di lascito si avverte nella posizione che il tema di Vigil ha all'interno della storia di Mass Effect. Non è possibile sentirlo nel gioco fino all'ultimo terzo dell'avventura, appena prima di un'importante battaglia nella Cittadella, la misteriosa e antica stazione spaziale che ospita il consiglio galattico. A questo punto saprete già che la galassia è sostanzialmente un gigantesco mattatoio gestito da indecifrabili e crudeli leviatani dello spazio chiamati Razziatori, che ritornano ogni 50.000 anni per consumare tutte le forme di vita organiche avanzate. Tutte le affascinanti razze che avete conosciuto nei panni di Shepard (e il nome certamente assume un nuovo senso, dato che significa "pastore"), sono solamente massa organica che ingrassa sotto la lampada di una serra che luccica nelle cavernose cavità orbitali delle forme di vita che viaggiano al di là dell'oscurità dello spazio.

Avete passato ore a inseguire un particolare Razziatore, Sovereign, che è rimasto indietro dopo la precedente distruzione per monitorare la ricrescita della mandria e al momento giusto far partire il massacro. Nel mentre avete perso dei compagni e ne avete visti altri cadere sotto l'indottrinamento della Sovereign, e il tutto senza riuscire a raggiungere la creatura vera e propria. L'idea di eliminare un intero branco di tali abomini sembra impossibile ma non tutto è perduto. Durante la ricerca di un segnale al di sotto della crosta di Ilos incontrate un fantasma, un'intelligenza artificiale frammentata e che si sta dissipando, ma che ospita la saggezza di una specie eliminata dai Razziatori negli scorsi secoli.

L'entità spiega che la maestosa, attraente Cittadella è in realtà un'enorme trappola, un portale nello spazio che permette alla flotta dei Razziatori di presentarsi all'improvviso e divorare le società di ogni epoca dall'interno. "Per fermarlo devi capirlo", sollecita con la pochissima energia rimasta. "O commetterete lo stesso errore che abbiamo commesso noi". E mentre ascolti e domandi penetrando il confine dell'estinzione per avvicinarti a ciò che è ormai morto da tempo, lo senti ancora una volta, quel medley di tonalità astrali che s'innalzano dall'oscurità, rinforzate da voci umane e da una parte strumentale. Il gioco non ti dice semplicemente che c'è un modo per spezzare il ciclo e scongiurare l'annientamento. Te lo insegna a un livello contorto e solo in parte cosciente, resuscitando una traccia che inevitabilmente era estremamente famigliare e rivelandola come una canzone di eternità e perdita, miseria e speranza. I Prothean erano stati con voi tutto il tempo, seguendo da vicino i vostri movimenti ogni volta che iniziavate il gioco e riprendevate la storia di Shepard.

Non voglio fare delle considerazioni troppo grandiose per quanto riguarda la rilevanza più generale di tutto questo. Mass Effect dopo tutto è fondamentalmente un gioco incentrato su cyber zombie e appuntamenti con signorine blu che sfoggiano capelli tentacolari. Tuttavia sono colpito dal parallelo tra una Cittadella vista come un'istituzione fidata eppure pericolosa, e molti organi di governo dei giorni nostri. Prendete in considerazione la costituzione degli Stati Uniti di oggi con le disposizioni sulle armi da fuoco vecchie di 200 anni che sono usate per giustificare l'accesso a fucili d'assalto di stampo militare concesso ai civili, all'interno di una nazione che registra i record mondiali per gli omicidi con armi da fuoco. O il notoriamente distorto sistema elettorale del Regno Unito che è (apparentemente) progettato per garantire un governo solido a discapito della diversità di rappresentazione. Queste sono strutture che molti o la maggior parte di noi dà per scontate, anche se sono nel caso più positivo inadeguate ai nostri bisogni e, nel caso più negativo, attivamente malevole, corrotte dalle colpe di ciò che è passato. La fantascienza è in un certo senso sempre il presente visto attraverso delle lenti distorte ed è possibile individuare questo aspetto nell'area del Presidio della Cittadella (quella divina distesa di passerelle simmetriche, vegetazione e panorami il tutto al di sotto di un cielo blu nontiscordardimé), una parodia delle tradizioni monumentali dell'occidente democratico e delle loro radici nelle architetture imperiali e legate alla conquista.

Il ruolo della Cittadella in quanto fulcro centrale dell'informazione della galassia parla anche al modo in cui il confronto civico è stato corrotto con dibattiti riguardanti politica e società che vengono portati avanti attraverso piattaforme digitali che tutto pervadono e che trasformano le opinioni in armi, garantendo coperture per gli interessi delle corporazioni e piazzando tutti noi sotto l'occhio di una sorveglianza continua. La lezione consiste nel fatto che nessun apparato sociale o politico, per quanto glorificato e ampiamente sposato, è immune dal discredito. Tutto ciò che fa parte della nostra civiltà che decidiamo di non mettere in dubbio potrebbe essere utilizzato contro di noi. Sovereign è il tiranno che non se n'è mai andato del tutto, sempre in attesa di un'opportunità per strappare il controllo di democrazie che sono diventate compiaciute, trascurando lo stesso suolo al di sotto dei loro piedi.

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Il tema di Mass Effect è anch'esso un'istituzione che può essere corrotta. Ne sentite una versione malata e per metà rigurgitata a bordo della Sovereign stessa, come se qualcosa della civiltà Prothean risuonasse ancora all'interno del vasto e primordiale tessuto carnivoro. Lo sentite anche all'inizio di Mass Effect 2, quella melodia da quattro note di apertura che tremola in sottofondo come il fantasma di un fantasma, rispecchiando la distruzione e trasformazione di Shepard per mano dell'Uomo Misterioso. Questi sono gesti malinconici ma anche affermazioni di possibilità e continuità, eleganti note in un una trilogia che è ampiamente celebrata per come conserva gli effetti delle scelte tra i diversi giochi, andando a scrivere una storia che si sviluppa intorno alla figura in continua evoluzione di Shepard. Per quanto brutalizzati e sottomessi, i caduti possono continuare a vivere nell'enunciazione di un verso o nel canto di una canzone, e la loro sopravvivenza è causa di ottimismo per la nostra. Non è mai troppo tardi per ricercare un mondo migliore. Dovete solo stare ad ascoltare, e ricordare.

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Mass Effect

PS3, Xbox 360, PC

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Edwin Evans-Thirlwell

Contributor

Edwin is a writer from London hailed by peers as "terminally middle-class" and "experienced". He would like to review your speculative fiction game.
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