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In difesa di Oblivion - editoriale

Il ponte dimenticato fra Morrowind e Skyrim.

Quando comincia una generazione di console?

Molti concorderebbero sul fatto che la settima generazione nacque quando Xbox 360 arrivò nei negozi, ma questa è la risposta ad una domanda diversa e assai meno interessante.

Non è irragionevole affermare che fu Patrick Stewart ad inaugurare l'era 360, quando con un'impostazione vocale degna della Royal Shakespeare Company annunciò le ultime ore di vita di Uriel Septim VII, il divino imperatore di Tamriel, la cui morte diede il via alle avventure di The Elder Scrolls 4: Oblivion e, molto presumibilmente, all'epoca d'oro dei GDR occidentali. Epoca che include anche The Witcher 3, in caso qualcuno se lo fosse scordato.

E quando, nel corso dello scorso anno, Morrowind viene incastonato meravigliosamente all'interno di TES Online e Skyrim vive una seconda giovinezza, con ben due diverse versioni che competono fra di loro in classifica, viene facile pensare ad Oblivion come ad un figliastro dimenticato. La sua ambientazione, che pesca a mani basse dal fantasy più epico e medievaleggiante, pecca di originalità se confrontata con le stranezze alla Dune del gioco che lo precedette, e la storia, questa lotta contro un antico male che incombe, appare a tratti semplice e pittoresca se accostata alla complessità degli intrighi politici che ritroviamo nel gigantesco successore. È come affiancare a “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson “Cronache Marziane” da una parte e “Il Trono di Spade” dall'altra (perdonaci Pete, la nostalgia per gli anni 2000 deve attendere almeno un altro decennio, e francamente è la tua unica speranza).

Tenendo conto però dei disperati tentativi di proporre modi sempre nuovi ed interessanti per farci acquistare un gioco del 2011, oggi che possiamo giocare Skyrim sull'autobus (€59,99) o in totale scomodità (€399,99), sembra strano che Oblivion non abbia ancora ricevuto un trattamento simile. Senza considerare l'importanza che il titolo riveste nell'Olimpo dei videogiochi, si tratta pur sempre di un gioco bellissimo e geniale, in grado di reggere il confronto con il successore per contenuti e, oserei dire, realizzazione.

Certo, ogni personaggio non giocabile di Oblivion ha l'aspetto di un tubero senziente, ma se guardiamo al comparto narrativo è il sequel a fare la figura del sacco di patate. Per quanto Skyrim vinca sul piano grafico e del gameplay, la storyline della Confraternita Oscura è un ammasso fumante di viscere canine, mentre in Oblivion la sottotrama dedicata agli assassini rimane tutt'ora una delle migliori narrazioni proposte da Bethesda: una vicenda ricca di diramazioni, capace di richiamare alla memoria le più svariate fonti d'ispirazione, come “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie e “Psycho” di Hitchcock. Quante sorprese! Quanti colpi di scena!

Non a caso uno dei momenti più belli di Skyrim è l'incontro con la versione fantasma di Lucien Lachance, l'assassino capo tragicamente tradito in Oblivion. Nonostante sia morto da ben 200 anni, è senza dubbio uno dei personaggi più memorabili del gioco.

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Le sole missioni della Confraternita Oscura varrebbero il prezzo del biglietto, qualora Bethesda decidesse di rimasterizzarle. Ma Oblivion non è solamente un simulatore di omicidi (per quanto sia un ottimo simulatore di omicidi) e al di là delle apparenze non è nemmeno un “Il Signore degli Anelli” da quattro soldi, anche se in tanti lo hanno etichettato come tale.

Basta grattare appena dalla superficie la patina tolkeniana per scoprire un mondo fatto di contrasti, caratterizzato da una comicità macabra che non ha paura di passare dalle atmosfere tipiche dei racconti di Lovecraft a citazioni di “Trappola in alto mare” con Steven Seagal. Esistono due versioni di Cyrodiil ben distinte e in contrasto fra loro, che sono però intrecciate assieme in modo indissolubile: la versione da cartolina che fa da casa alla nobiltà, e il letamaio di depravazioni ed ingiustizie popolato da tutti gli altri, sfruttato dai nobili come vaso da notte per i propri bisogni quando nessuno guarda. Se interpretato come una satira di, beh, qualsiasi società esistente, la genialità di Oblivion acquisisce infinite sfaccettature. È come se il gioco fingesse di proporre una semplice lotta fra bene e male, ma solo per tenere a bada gli sciocchi.

Come in ogni gioco di ruolo firmato Bethesda, sono le quest secondarie a regalarci le emozioni migliori. Non serve però allontanarsi dai sentieri più battuti. Anche la più distratta passeggiata fra le strade di Cyrodiil e delle sue città può velocemente coinvolgere il giocatore in folli avventure lovercraftiane, in orrori degni di un romanzo di Kafka, in tristi storie di droga alla Trainspotting, e via dicendo, con tutti gli abusati riferimenti culturali del caso. E non mancano i più o meno impliciti richiami a copulazioni segrete. Solo il meglio! Anche solo per portare a termine la trama principale e le quest legate alla gilda occorrono secoli, e alla fine ci saranno ancora location da scoprire. Per scovare tutti i segreti che Cyrodiil ha da offrire, preparatevi ad investire un'oscena quantità di tempo.

Oblivion è un pacchetto completo, accessibile e giocabile sia in brevi partite mordi e fuggi che in lunghe sessioni da diverse ore. E senz'altro non è così fresco nella nostra memoria come lo può essere Skyrim, un gioco di appena sei anni fa che ha avuto ben tre riedizioni nell'arco di dodici mesi. Un'operazione di recupero di Oblivion è assai più urgente rispetto a quella del suo successore. E data l'età, potrebbe girare senza problemi anche su macchine meno potenti.

I tempi per un ritorno sono maturi, e girerebbe anche su un tostapane. Quindi, se oggi non possiamo ancora scaricare Oblivion: Russel Hobbs Edition (marca di elettrodomestici popolare in Gran Bretagna - n.d.t.) e giocare mentre aspettiamo che si scaldi il pancake, ciò è la dimostrazione di due verità: non ci sono abbastanza persone che amano Oblivion, e stiamo vivendo nella peggior linea temporale possibile. Prince è morto, Trump è alla Casa Bianca e non c'è modo di diventare capo della mia gilda di guerrieri durante colazione. Fantastico.

Oblivion è molto più del ponte dimenticato fra Morrowind e Skyrim. Si tratta del gioco che ha fatto diventare i GDR occidentali un genere mainstream. Il che significa “popolare su console”, per gli eminenti membri della "master race". Nel suo genere ha un ruolo paragonabile a quello di Halo e Call of Duty 4: Modern Warfare nel filone degli sparatutto in soggettiva: giochi che ancora adesso dettano gli standard del genere e con i quali ogni titolo apparso successivamente è in debito. Ma senza tirare in ballo tutte queste menate sulla sua eredità, Oblivion è semplicemente un gioco fantastico. E forse non è il più bello dei mastodontici GDR di Bethesda, ma è un successo senza tempo che ha definito un genere e merita di essere ricordato con affetto.

Se siete così fortunati da possedere una Xbox One X, potete giocare la versione 360 con una risoluzione in 4K che mozza il fiato e dettagli magicamente migliorati dal sorprendentemente efficace sistema di retrocompatibilità della macchina. Se avete la versione PC, una community dedicata ha trascorso gli ultimi undici anni ad aggiornare il comparto visivo, a sistemare il gameplay e ad aggiungere nuove emozionanti avventure da vivere nel mondo di Cyrodiil.

Skyrim potrà anche rubare la scena e occupare le prime pagine dei giornali con le sue riedizioni, ma un sacco di appassionati ha investito silenziosamente denaro, tempo ed energie per mantenere Oblivion bello e fresco.

Trovate queste persone e spalancate nuovamente le… sapete cosa fare. Glielo dobbiamo.

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In this article

The Elder Scrolls IV: Oblivion

PS3, Xbox 360, PC

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Jim Trinca

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