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Italian Video Game Awards: l'Italia che guarda all'estero e al futuro dell'industria - editoriale

Tanti cambiamenti per la nuova veste.

L'Italia videoludica che guarda (anche) all'estero per poter finalmente affermare la propria creatività anche in questo settore ha fatto un altro passo in avanti. La serata degli Italian Video Game Awards è stata un importante tassello di un mosaico che, negli ultimi anni, sta cercando di dare risalto anche alla scena nostrana dei videogiochi, guidata dall'Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani (AESVI). Un volto di richiamo internazionale che potesse dare respiro e sostanza alla rinnovata volontà di confrontarsi e affiancarsi alle cerimonie degli altri Paesi rimarcando l'obiettivo di dire la nostra anche nei premi della critica.

Per farlo l'Italian Video Game Awards ha dovuto guardare al di fuori dei confini nostrani, carpendo l'ispirazione da eventi più consolidati e che rappresentano vetrine imprescindibili nelle cerimonie di premiazione. Innegabile, infatti, che il formato dell'evento sia stato più esterofilo rispetto al passato, sulla falsa riga dei British Academy of Film and Television Arts (BAFTA): tavoli rotondi in sala, persone in smoking e un ritmo più regolare di premiazioni, interrotto da sporadici momenti di autoironia e di scambio di battute fra i due presentatori riconfermati dalla passata edizione, Lucilla Agosti e Rocco Tanica.

La voglia di fare qualcosa di migliore rispetto all'anno precedente era tanta e la sensazione è che, sì, questi Italian Video Game Awards possano essere un ottimo nuovo inizio. Lo ha dimostrato una serata in cui, al netto di qualche saltuario passo falso qui e là, sono stati gestiti bene i tempi morti, l'incendere delle assegnazioni è stato ben cadenzato e, soprattutto, ci sono stati molteplici interventi di personalità videoludiche internazionali.

Realizzato da Ubisoft Milano, Mario + Rabbids: Kingdom Battle ha portato a casa tre statuette considerando anche il premio al direttore creativo.

Fra queste spiccano coloro che hanno presenziato fisicamente all'evento italiano: Matthew Clarke e David Romero di Ubisoft; Melina Juergens (che ha dato la voce a Senua di Hellblade); David Fernandez Huerta di Ustwo Games; Ian Dallas di Giant Sparrow.

Importanti anche gli interventi di coloro che, sebbene assenti alla serata di ieri, 14 marzo, hanno preparato un video di ringraziamento per il premio ricevuto: Raphael Colantonio e Ricardo Bare di Arkane Studios; Keigo Hoashi e Keiichi Okabe di Platinum Games; Eiji Aonuma e Hidemaro Fujibayashi di Nintendo e Jem Alexader, editor di MCV (testata britannica che ha "firmato" due premi, uno individuale e uno aziendale).

Soprattutto la collaborazione con MCV, marchio focalizzato sul lato business dell'industria, è simbolico dell'attività che AESVI ha effettuato negli ultimi tempi per accorciare ancora di più le distanze fra il settore italiano e quello estero. L'intenzione - e la nostra speranza - è che le prossime edizioni possano vedere un ulteriore aumento delle presenze in loco da parte di esponenti internazionali dell'industria a riconferma del buon lavoro svolto per la cerimonia degli Italian Video Game Awards.

Aver iniziato dagli e-sport, prima con l'intervento di Pedriny e poi con il premio al migliore della categoria (vinto da Rainbow Six Siege di Ubisoft), è stato, inoltre, significativo. In un contesto nazionale che ancora ragiona su come approcciare un fenomeno che nel resto del mondo è già affermato e le cui istituzioni sono spesso inorridite all'idea di vedere i giochi elettronici come sport riconosciuti, gli Italian Video Game Awards hanno interpretato il ruolo di alfieri della battaglia; un appello, insomma, affinché anche sul nostro mercato prenda piede e forma una struttura più ramificata e solida rispetto agli attuali casi sparsi e indipendenti.

Davide Soliani, direttore creativo di Ubisoft Milano, ritira il MCV Recognition Award individuale.

La formula dell'edizione 2018, rivista in molteplici modi rispetto a quella precedente, è senz'altro più congeniale a un evento che vuole essere considerato una cerimonia internazionale. In tal senso vanno segnalati due importanti cambiamenti: in primis, la diminuzione, fra i componenti della giuria, dei rappresentanti della stampa specializzata (c'era anche Eurogamer.it con il direttore Stefano Silvestri) in favore di un giurato tecnico per il made in Italy (il giornalista Emilio Cozzi), un altro per gli eSport (Lorenzo Fantoni) e anche un rappresentante del mondo accademico, cioè Dario Maggiorini del Politecnico di Milano; in secondo luogo l'aver lasciato indietro categorie come "miglior FPS" in favore di un premio all'innovazione (vinto da PlayerUnknown's Battleground) o all'esperienza che, sfruttando le potenzialità di questo medium, è andata oltre all'intrattenimento (riconoscimento assegnato all'italiano Last Day of June di Ovosonico).

Premi, quindi, più coerenti con la trasformazione e la maturazione che il medium sta attraversando da anni, anche in Italia. E all'evento che nel nostro Paese celebra l'industria, non potevamo certo mostrarci ancorati a schemi superati.

Quasi doverosi i premi a Ubisoft Milano e Mario + Rabbids Kingdom Battle, la produzione che più di tutte, per portata e spessore, ha sbandierato il tricolore italiano durante lo scorso anno. Tre i riconoscimenti assegnati dalla giuria: miglior gioco italiano, miglior gioco per famiglie e il MCV Recognition Award individuale al direttore creativo Davide Soliani, che allo scorso E3 commosse gli utenti di tutto il mondo quando il gioco strategico venne presentato alla conferenza di Ubisoft.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha sbaragliato tutti anche agli Italian Video Game Awards come gioco dell'anno.

Il resto dei premi segue un po' il filone di quanto già visto in simili occasioni verso la fine dello scorso anno a riconferma della bontà di questi titoli. Non sorprende, quindi, il premio di gioco dell'anno a The Legend of Zelda: Breath of the Wild, così come vedere riconosciuta la direzione artistica di Cuphead, Monument Valley 2 come gioco mobile e la narrativa di Prey.

A conti fatti la nuova identità e il nuovo nome degli "oscar italiani del videogioco" sicuramente possono essere il martello e lo scalpello per scolpire il futuro di questa cerimonia. Nella speranza che ogni edizione possa essere sempre più, non soltanto una celebrazione delle migliori produzioni mondiali, ma anche una consacrazione del "risveglio" italiano in questa industria.

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A proposito dell'autore
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Massimiliano Di Marco

Contributor

Aspetta la pensione per recuperare la libreria di giochi di Steam. Critica qualsiasi cosa si muova, soprattutto se videoludica, e gode alla vista di Super Mario e Batman.
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