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E3 2018: Shadow of the Tomb Raider - anteprima

Bentornata, vecchia amica.

Di tutte le informazioni recentemente trapelate riguardo l'atteso Shadow of the Tomb Raider, la più azzeccata è senza dubbio quella che indica il titolo come la conclusione di un'era per la dottoressa Croft; la trilogia è giunta al termine, ed è ormai chiaro come il tema principale dell'opera fosse uno e uno soltanto: l'innocenza perduta. Non potremmo essere più distanti da quella fragile Lara attanagliata dai dubbi che, gemendo, si faceva strada tra i pericoli del mondo, mettendo continuamente in discussione le proprie scelte e versando lacrime di fronte a ogni vita spezzata. Fareste meglio a dimenticarla in fretta, perché la "Tomb Raider" intravista alla fine del percorso somiglia più a un letale Predator che a una ragazzina incosciente.

Fin dai primi istanti di quel misterioso Dia de Los Muertos che abbiamo descritto nella nostra prova, Lara si presenta fisicamente e mentalmente maturata. È una donna decisa, forte e pronta a sporcarsi le mani per raggiungere i propri obiettivi. E la sceneggiatura del titolo sembra proprio voler giocare con quest'ultimo punto, schiacciando la protagonista sotto il peso di un'enorme responsabilità, poggiando sulle sue spalle il fardello del destino dell'umanità. Ma non si tratta di una coincidenza: è il frutto di una scelta diretta e consapevole, un battesimo del fuoco che infiammerà irrimediabilmente il cammino della Tomb Raider.

È incredibile come il tempo possa cambiare le cose: fino a qualche anno fa si tacciava la serie di Uncharted di aver pescato in modo consistente dalle avventure di Lara, mentre oggi si è delineata una situazione diametralmente opposta. Effettivamente non possiamo negare di aver notato una certa affinità tra le due opere, perlomeno nella sezione di gioco ambientata lungo i vicoli del paesino messicano; la cura per i dettagli e la caratterizzazione di ogni singolo elemento della folla sono senza alcun dubbio quelle di un prodotto autoriale, di un lavoro che punta alla costruzione di un forte legame empatico con setting e protagonista.

La linearità della prima sezione di gioco ci ha lasciato una sensazione tutto sommato positiva. Su Xbox One X il Dia de Los Muertos brilla per dettagli e nitidezza dell'immagine, e l'atmosfera è stata in grado di catturarci completamente.

Gli artisti locali scaldano l'atmosfera della piazza con melodie caratteristiche e le strade in festa catturano la nostra attenzione, ma non quella di Lara. La dottoressa ha un solo obiettivo: raggiungere le rovine Maya prima della Trinità e strappare al controllo dell'organizzazione un antico manufatto. Col volto celato da una maschera della morte passeggia con noncuranza tra i mercatini, mentre da semplici spettatori iniziamo a comprendere come l'apparente sensazione di spensieratezza nasconda una forma di quiete prima della tempesta. La musica latina si è ormai ridotta a un lontano brusio: giunta sull'orlo della scogliera, Lara si spoglia del poncho per rivelare parte del costume che contribuì a renderla celebre nel lontano 1996, appena prima di lanciarsi nel vuoto.

Lara mostra letteralmente i muscoli nel corso della scalata: è convinta e consapevole, salta senza paura e dimostra nervi d'acciaio nel calarsi a pochi centimetri dall'oceano in tempesta nella buia notte messicana; onde poderose battono sulla roccia viva con violenza, svelando l'ingresso di una cavità sotterranea. Le interazioni subacquee si sono ritagliate un ruolo importante sul palcoscenico del gameplay: le abbiamo incontrate in almeno tre occasioni differenti notando dettagli interessanti nelle animazioni della protagonista, che una volta emersa non manca di scrollarsi i capelli e rimettersi in sesto.

Nonostante la colorata e gioiosa accoglienza assaporata nel piccolo paesino, le tombe cominciano a delineare un'atmosfera molto più oscura e brutale. Raramente ci è capitato di morire nel corso delle avventure precedenti, specialmente ad opera di trappole e fasi di platforming, ma il violento retaggio delle civiltà precolombiane ha dato modo a Eidos Montreal di innalzare il gameplay sullo stesso piano dell'ispirazione dark che caratterizza la trama. Gli enigmi si lasciano alle spalle buona parte dell'accessibilità vista in passato, e siamo stati felici di constatare che, alzando il livello di difficoltà, scompaiono dalle texture tutti gli aiuti visivi che segnalano inequivocabilmente le pareti scalabili e gli oggetti interattivi.

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Presa visione di un antico murale che illustra le apocalittiche conseguenze della profezia, Lara compie la scelta che influenzerà inevitabilmente le sorti di una civiltà intera: si impadronisce della chiave per strapparla alle grinfie della Trinità, scatenando un impressionante e inaspettato vortice di distruzione. La furia degli elementi si abbatte sul territorio messicano facendo prendere coscienza alla protagonista di tutto il peso della sua decisione, senza lesinare minimamente sui dettagli più violenti e crudi. La rabbia della dottoressa Croft passa attraverso una prima fase di shooting che non eccelle per complessità, a differenza di una componente stealth che appare decisamente più interessante e rifinita, probabilmente perché più incisiva nell'economia generale del titolo.

Poco più tardi abbiamo avuto un assaggio della seconda regione che ospita l'avventura, ovvero il Perù. Se nella prima fase abbiamo incontrato un level design incredibilmente vivo e dettagliato, seppur caratterizzato da una linearità aliena alla tradizione recente di Tomb Raider, l'antica città di Paititi mantiene elevatissimo il livello di cura e riporta l'esperienza nel suo habitat naturale. Si tratta di un insediamento precolombiano sopravvissuto fino ai giorni nostri, popolato dagli eredi di imperi scomparsi e disseminato di piramidi mesoamericane perfettamente conservate. Le strade sono piene di vita: gli indigeni seguono una serie di routine interagendo incessantemente per mezzo dell'antica lingua, e i bambini si avvicinano incuriositi dall'aspetto di Lara mentre gli adulti non esitano ad assegnarle compiti e metterla alla prova.

Non appena è apparsa su schermo la scritta "Tomba Sfida nelle vicinanze", abbiamo realizzato di trovarci nei sicuri confini disegnati dal capitolo precedente; il team degli sviluppatori ha costruito sulle fondamenta gettate in passato, evolvendo il design delle cripte, delle sfide e delle altre interazioni minori, oltre ad aumentare in modo sostanziale la profondità delle tombe stesse. Il setting ha teso la mano al level design, e l'eredità dell'immortale Indiana Jones si è ritagliata un piccolo spazio nell'atmosfera della serie: esplorando le rovine si percepisce il pericolo attraverso la luce filtrata dalla polvere, e lo spettro della morte non abbandona la protagonista nemmeno per un istante.

Tra momenti claustrofobici e fughe al cardiopalma, Lara si riconferma donna d'azione per eccellenza nel panorama videoludico. Il gameplay si adatta alla regia cinematografica e produce sequenze interessanti, seppur viziate da qualche incertezza nei movimenti.

Fortunatamente Paititi è un rifugio sicuro e mette a disposizione mercanti, NPC e fazioni che, qualora ne guadagnassimo il rispetto, si prenderebbero cura di Lara. È il Culto ad impugnare le redini del sancta sanctorum cittadino, e stando a quel che abbiamo visto si tratta di potenziali alleati di grande valore dal punto di vista della narrativa e della lore. Certo, Miss Croft non sembra aver particolare bisogno di protezione, ma l'ostilità del mondo di gioco è cresciuta parecchio grazie alle nuove trappole, all'introduzione di una sorta di mini-boss e soprattutto grazie alla giungla.

La foresta pluviale sudamericana merita senz'altro un'analisi a sé stante, avendo assunto il ruolo di vera e propria coprotagonista. Lara diventa tutt'uno con la giungla, sfruttandone appieno l'ecosistema e la particolare morfologia, scomparendo nei rampicanti e interagendo con la vegetazione. È possibile coprirsi di fango per mimetizzarsi con l'ambiente, o ancora raccogliere sostanze allucinogene per costruire frecce dagli effetti devastanti. In questa location gli scontri a fuoco hanno dimostrato di saper brillare grazie a una leggera componente strategica che permette di eliminare il maggior numero di soldati con il minimo sforzo, confondendo i ranghi nemici e di fatto trasformando Lara in quell'ombra che presta il nome al titolo.

La dinamica delle battaglie si fa decisamente più attiva, gli sfondi vengono sbriciolati e le esplosioni spazzano via decine di nemici. La nuova dottoressa Croft non perde occasione di mettere in mostra la ritrovata prestanza fisica, abbattendo orde di avversari e tuffandosi nell'ignoto senza batter ciglio, per poi sorgere dalle fiamme e dare il colpo di grazia a un malcapitato che domanda clemenza. Giunti a questo punto, non ci avrebbe affatto sorpresi vederla legare i capelli in una lunga treccia per poi impugnare quella coppia di pistole capace di renderla leggenda, abbracciando fino in fondo il ruolo di cacciatrice di tombe spietata e letale.

Le fasi di shooting meritano un ulteriore lavoro di rifinitura. I combattimenti negli stretti 'corridoi' legati alla trama non hanno convinto fino in fondo, ma il mondo aperto sembra dare nuova linfa alla varietà del gameplay.

In definitiva, la commistione tra sequenze action ed esplorazione sembra seguire il binario costruito dai capitoli precedenti, ma le interazioni subacquee e il nuovo design intravisto nelle tombe premiano la varietà del gameplay e innalzano il livello di sfida mentale. Le fasi di shooting, invece, non sembrano ancora limate alla perfezione: i movimenti dell'IA non ci hanno pienamente convinti e il sistema di mira testato nelle prime sezioni appare piuttosto macchinoso, quasi mancassero impostazioni di Deadzone; in ogni caso, questi problemi sembrano ridursi sostanzialmente una volta scalfita la superficie dell'opera, non appena ci si confronta con le strategie legate al combattimento nelle zone più aperte. Non siamo riusciti, invece, a scrollarci di dosso alcuni dubbi sul sistema di controllo della protagonista, specialmente nelle fasi aeree, che al di fuori delle interazioni scriptate non è ancora all'altezza degli standard della serie.

A nostro modo di vedere la scelta del setting è oltremodo azzeccata. Il Sud America è l'ambientazione perfetta per ospitare l'avventura di Lara, e ha consentito agli sviluppatori di cimentarsi nella realizzazione delle colorate ricorrenze folcloristiche così come nel restauro della millenaria architettura mesoamericana. Consci di questa fortuna, i designer hanno dedicato uno speciale livello di attenzione alla cura dei particolari, che non solo si traduce nel dettaglio grafico ma trova anche riscontro nel linguaggio e nella cultura delle civiltà scomparse, riportate in vita e spolverate in una vera e propria Machu Picchu contemporanea.

E infine troviamo lei, Lara Croft, uno tra i personaggi più iconici dell'ultimo ventennio. Lara è il fulcro dell'ambizione dell'intero Shadow of the Tomb Raider, un titolo che fornisce indizi pesanti riguardo la definizione del tono dell'opera. Abbiamo parlato di innocenza perduta, ma potremmo tranquillamente definirla una maturità ritrovata; ricordate quella cacciatrice di reliquie che si apriva una strada nei meandri del Bengala senza esitazioni? Non siamo mai stati così vicini a scoprire le origini della determinazione di quella vecchia amica.

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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