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Black Clover: Quartet Knights - prova

Poche ore di beta non bastano per diventare maghi provetti.

Il manga di Black Clover non può ancora vantare la popolarità di prodotti analoghi, ma in fondo la sua pubblicazione è piuttosto recente. Il primo numero è datato febbraio 2015, e la serie ha fatto la sua prima apparizione nelle fumetterie italiane meno di due anni fa, a fine 2016. Bandai Namco, però, ha notato subito il suo potenziale e non ha perso tempo per mettersi al lavoro.

La software house giapponese è il punto di riferimento quando si tratta di adattamenti videoludici da manga e anime. Fra le dita dei suoi programmatori sono passati i nomi più importanti del panorama internazionale, da Dragon Ball a One Piece, da Gundam a Naruto. Ora è arrivato il turno di Black Clover, che si presenta per la prima volta al pubblico sotto forma di videogame ad appena tre anni di distanza dal suo esordio fra le pagine del celebre settimanale Shōnen Jump.

Black Clover: Quartet Knights si distingue però dalle tante trasposizioni che l'hanno preceduto. Nonostante nella versione definitiva non mancherà un'avventura single player, Bandai Namco ha deciso infatti di mettere in secondo piano le avventure di Asta e Yuno e di promuovere il gioco puntando tutto sulla modalità online competitiva. Una volta preso il pad in mano, gli epici scontri a suon di incantesimi che hanno stregato gli appassionati di tutto il mondo diventano così frenetiche battaglie a squadre da quattro giocatori, all'interno di sgargianti arene in cel shading.

La zona da conquistare al momento è un po' affolltata. Meglio rimanere in disparte e fare supporto dall'alto.

Noi di Eurogamer.it siamo stati invitati a prendere parte alla closed beta, e abbiamo potuto così dare una prima occhiata alla componente online del titolo. Un'occhiata alquanto fugace, a dire il vero, dato che le sessioni di prova sono rimaste attive solamente per una manciata di ore. Un lasso di tempo che ci ha permesso di prendere mano con i controlli e le meccaniche di gioco, ma di certo non sufficiente per valutare l'effettiva solidità del gameplay, soprattutto per quanto riguarda il suo lato più tattico e strategico.

Abbiamo avuto modo di provare le modalità che saranno presenti all'uscita, ovvero controllo e difesa, cattura il cristallo e caccia al tesoro, tutte e tre ispirate alle più classiche modalità ad obiettivi degli sparatutto multigiocatore. Nella prima occorre semplicemente resistere il più possibile all'interno di una determinata area della mappa, mentre gli avversari faranno di tutto per eliminarci e conquistare la zona la posto nostro. Cattura il cristallo è piuttosto simile: una volta preso il controllo del centro dell'arena comparirà un cristallo da scortare fino alla base. La più divertente è sicuramente caccia al tesoro, una diversa interpretazione del canonico cattura la bandiera: i giocatori devono prendere possesso delle chiavi che appaiono nella mappa ed utilizzarle per aprire dei forzieri, operazione non facile da portare a termine sotto il fuoco nemico.

Il punto di forza di Quartet Knights è proprio il cast dei personaggi selezionabili, ognuno dei quali si getta nella mischia con il proprio set di abilità uniche. Maghi e streghe sono suddivisi in quattro diverse categorie: gli aggressori sono votati all'attacco ravvicinato, abili spadaccini che possono causare incastrare gli avversari all'interno di potenti combo e causare ingenti danni; i tiratori danno il meglio di loro dalla distanza, lanciando incantesimi come fossero raffiche di proiettili; i guaritori, come facilmente intuibile, hanno il compito di mantenere in vita i compagni, ma sanno farsi valere anche nello scontro diretto; gli eroi di supporto, infine, forniscono scudi e barriere che dovrebbero agevolare tutta la squadra.

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Nelle intenzioni degli sviluppatori, quindi, i giocatori dovrebbero collaborare fra di loro, sfruttando le abilità dei diversi personaggi per avere la meglio sugli avversari. Purtroppo durante le nostre partite abbiamo avuto l'impressione che una volta scesi in campo saltassero immediatamente tutti gli schemi. Per quanto tentassimo di approcciare lo scontro con un minimo di intelligenza, tutti i buoni propositi lasciavano ben presto spazio ad una frenesia di esplosioni al neon, raggi fluorescenti che ci investivano da ogni angolo, vortici improvvisi che ci risucchiavano da una parte all'altra della mappa...

Di sicuro le poche ore a nostra disposizione per testare il titolo hanno fatto sì che l'azione risultasse ancora più confusionaria. Per avere un quadro più completo abbiamo voluto provare tutti gli stili di gioco e immaginiamo che tanti altri colleghi abbiano fatto lo stesso ragionamento. La maggior parte dei match vedeva quindi scontrarsi due squadre composte da principianti, la cui unica strategia era quella di scagliare tutto il proprio arsenale di incantesimi sul primo malcapitato.

La mappatura dei tasti ha contribuito a rendere ancora più ostico il passaggio da un personaggio all'altro. Quartet Knights si gioca come un qualsiasi action-shooter in terza persona, con le due levette analogiche attribuite al movimento dei giocatori e le azioni principali di attacco e difesa impostate sui tasti dorsali. Un sistema di controllo semplice ed efficace, ma che richiede del tempo per essere padroneggiato: se con un aggressore, per esempio, attacchiamo premendo un grilletto, lo stesso pulsante potrebbe avere un esito completamente diverso se stiamo utilizzando un guaritore.

La schermata di selezione dei personaggi. Riconoscete il vostro mago preferito?

Inoltre non siamo riusciti a testare come di deve la personalizzazione dei vari combattenti. Come da tradizione, accumulando esperienza e salendo di livello abbiamo accesso a diversi potenziamenti, qui rappresentati da carte grimorio. Per ogni personaggio possiamo formare tre mazzi di carte che influiscono su diversi aspetti, come ad esempio la resistenza o l'intensità e raggio d'azione degli incantesimi. In qualsiasi momento durante la partita possiamo quindi selezionare uno dei tre mazzi preparati, e adattarci di conseguenza alle situazioni più disparate.

Per queste ragioni non ci sentiamo pronti ad esprimere alcun tipo di giudizio sulla prima trasposizione videoludica di Black Clover. C'è indubbiamente del potenziale, il titolo è tutto sommato soddisfacente da un punto di vista estetico e il sistema di controllo può funzionare molto bene all'interno di un'avventura single player. Inoltre, quando in battaglia le cose girano per il verso il divertimento comincia ad ingranare. Solo il tempo, però, ci saprà dire se la presunta profondità della componente multiplayer sia effettivamente in grado di conquistare gli appassionati a lungo termine.

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A proposito dell'autore
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Ugo Ottolenghi

Contributor

Ha trascorso metà della sua vita sui libri, l'altra metà davanti ad una macchina da espresso. La sua grande passione però rimangono i videogiochi, su cui vorrebbe scrivere libri sorseggiando caffè.
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