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"Condizioni di lavoro pessime in Rockstar Games? Non ho mai lavorato più di 50 ore a settimana"

L'altra faccia della medaglia.

Una dichiarazione in una lunga intervista che voleva evidenziare qualcosa di completamente diverso ma le parole del cofondatore di Rockstar Games, Dan Houser, hanno portato alla nascita di una controversia che volente o nolente sta accompagnando il lancio di Red Dead Redemption 2.

Parlando di settimane lavorative di 100 ore, Houser voleva sottolineare la passione di una piccola porzione di Rockstar di cui egli stesso faceva parte. Una passione che aveva spinto la divisione di scrittori senior a un periodo di crunch autoimposto. Queste parole hanno però sollevato il proverbiale vespaio e hanno portato a dichiarazioni forti come quelle dell'ex dipendente Job J Stauffer, che parla di aver lavorato spesso 7 giorni su 7, quasi come se avesse una pistola puntata alla tempia.

Dopo aver esplorato il lato negativo di Rockstar non possiamo però ignorare quello decisamente più positivo segnalato da VG247.com. Vivianne Langdon è una tool programmer di Rockstar Games San Diego e ha deciso di parlare della propria esperienza lavorativa su Twitter.

"Sono una tool programmer di Rockstar Games in San Diego e lavoro in Rockstar da 3 anni e mezzo. Generalmente non parlo di lavoro ma voglio proporvi una breve prospettiva personale sui recenti articoli che hanno supposto che Rockstar forzi i propri impiegati a lavorare per 100 ore alla settimana. Rockstar ha dato il permesso di parlare francamente di questa questione sui social media. Voglio sottolineare che questa è la mia personalissima opinione e che non vengo compensata in alcun modo ma faccio tutto volontariamente.

"Non ho mai lavorato per credo più di 50 ore a settimana (e le 50 ore sono già una cosa rara) ma generalmente faccio circa 2-6 ore di straordinari pagati a settimana e inoltre mi è stato chiesto di lavorare nei weekend solo una o due volte in questi anni.

"I pochi casi in cui faccio degli straordinari lo faccio generalmente perché non voglio fermarmi fino a quando non risolvo alcuni problemi o alcune questioni delicate. Non è il risultato di qualcuno che mi forza per rimanere fino a tardi o che impone deadline impossibili ma piuttosto la mia personale volontà in quanto programmatore. Tra parentesi tutti in Rockstar sono sempre stati incredibilmente gentili e di supporto mentre continuo il mio personalissimo viaggio. Mi sono sempre sentita ascoltata, appagata e rispettata dal team.

"Personalmente non sento di lavorare eccessivamente o di essere maltrattata. Detto questo non voglio sminuire la storia che altri potrebbero raccontare e non desidero di certo affermare che questa industria sia perfetta. Il mio obiettivo è solo quello di condividere la mia personale esperienza in Rockstar. Questo progetto (Red Dead Redemption 2) ha rappresentato ovviamente molto lavoro per tutti. Sono estremamente orgogliosa del lavoro che io e gli altri abbiamo svolto e incredibilmente eccitata in vista del lancio del gioco".

La questione sembra quindi tutt'altro che netta e chiara ma invece pare caratterizzata da delle evidenti sfumature di grigio. Rockstar Games è cambiata negli anni? I periodi di crunch imposti dai dirigenti sono realtà? Riguardano solo certe divisioni o certi studi (gli studi di Rockstar sono sparsi in mezzo mondo d'altronde)? Difficile dirlo con certezza a questo punto ma dopo aver dato voce a un lato della controversia era sicuramente giusto risaltare anche l'esperienza di una sviluppatrice apparentemente diametralmente opposta.

Cosa pensate delle parole della Langdon e del "caso" nato intorno alle condizioni di lavoro in Rockstar Games.

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Alessandro Baravalle

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Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.
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