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Blizzcon 2018: Warcraft III Reforged - prova

Il tempo è galantuomo.

Nel nostro settore sedici inverni sono una bella cifra da portare sulle spalle. Al giorno d'oggi le grandi produzioni invecchiano nel giro di un paio d'anni, può darsi che arrivino a cinque se supportate a dovere e sfiorano la decina solamente grazie agli ecosistemi competitivi.

Warcraft III, dal canto suo, sembra immune allo scorrere del tempo. Forse perché, al momento del lancio di Reign of Chaos, il team guidato da Rob Pardo aveva inconsapevolmente anticipato di una decade il trend più redditizio nella storia dei videogiochi. L'intero genere dei MOBA, infatti, è nato da una costola della celebre mod DotA allstars, e non sarebbe mai esistito senza il World Editor introdotto dal capitolo in esame.

Incredibilmente, questa definizione è la più superficiale e sommaria che si potrebbe dare dell'opera targata Blizzard Entertainment. Warcraft III ha gettato nel cuore degli appassionati le fondamenta di quella narrativa che, crescendo nel tempo, è riuscita a rapire decine di milioni di giocatori di tutte le età; prima si trattava di una semplice ambientazione fantasy, ed è solamente grazie a Reign of Chaos e The Frozen Throne se si è trasformata in una vera e propria leggenda.

Di conseguenza, non deve stupire l'incredibile ondata di entusiasmo che ha travolto il pubblico della BlizzCon al momento dell'annuncio di Warcraft III: Reforged, rarissimo caso in cui un'edizione rimasterizzata viene accolta a braccia aperte piuttosto che sommersa di polemiche.

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Alzi la mano chi non si è emozionato nemmeno un po' nel vedere il nuovo modello di Arthas, nel ripensare alla fantastica caratterizzazione di Illidan e nel ripercorrere mentalmente le vicende narrate dalle storiche Campagne. All'epoca la software house non conosceva alcun limite creativo, e non si faceva problemi ad eliminare personaggi e cancellare dalla cartina geografica intere civiltà, disegnando un nucleo di "lore" destinato a proiettare nel futuro sedici anni di successi.

E non si tratta solamente di World of Warcraft: ogni singola declinazione della fortunata storia di Blizzard Entertainment si può ridurre a questo straordinario minimo comune denominatore, un RTS capace di rivoluzionare tanto il gameplay del genere quanto la moderna tecnica di scrittura.

Oltre a mettere in scena un vero e proprio poema epico dedicato al mondo di Azeroth, Warcraft III era un videogioco particolarmente accattivante e innovativo. Proprio a quest'opera dobbiamo numerose meccaniche capaci di superare gli stessi confini del genere: l'introduzione delle unità eroe e dei creep, ad esempio, rappresenta il seme da cui sono germogliate esperienze come DotA e League of Legends. Lo stesso World Editor, infatti, permetteva di ridisegnare completamente lo scheletro del gioco, realizzando modalità profondamente diverse dalla tradizionale anima del titolo.

Ecco la qualità della grafica che si può osservare zoomando sui singoli personaggi. Non male, eh?

Allo stesso tempo, l'offerta era costellata di una serie di dettagli caratterizzanti: un ciclo giorno-notte, un gameplay verticale facile da apprendere ma difficilissimo da padroneggiare e una mole di differenze sostanziali tra le razze.

Tutto questo per dire che ci siamo avvicinato alla nostra postazione PC qui alla BlizzCon con una certa trepidazione, curiosi di vedere quale sarebbe stata la leva scelta da Blizzard per risvegliare in noi la nostalgia. E dobbiamo ammettere che L'Epurazione non poteva che essere la missione più azzeccata per farci avvicinare a questo remaster di Warcraft III. Sia perché si tratta di un missione che ha lasciato un'eredità evidente nel mondo di Blizzard (la ritroviamo ad esempio anche in WoW Wrath of the Lich King), sia perché segna il primo passo di Arthas verso la perdizione.

Ed è quindi col duello verbale tra lui ed Uther che è iniziata la nostra prova di Warcraft III Reforged. Un duello che finirà col primo dei Paladini sollevato dal proprio incarico con l'accusa di tradimento, e Jaina Proudmoore che abbandona la scena rinfacciando ad Arthas la propria scelta. D'altronde il bivio cui si trova dinanzi Arthas non è dei più semplici: lasciare che gli abitanti di Stratholme vivano (ma sapendo che presto si sarebbero trasformati in non morti), oppure massacrare la popolazione (ancora) innocente per prevenire il problema.

Con la telecamera dall'alto il miglioramento grafico è comunque notevole rispetto all'originale, ma meno evidente che nlle visuali ravvicinate. La giocabilità invece è la stessa.

Il figlio di Terenas Menethil II, lo sappiamo bene, finisce con lo scegliere la seconda strada, decisamente impopolare. E ora che si ritrova da solo, abbandonato da Jaina e Uther, non glie resta che portare a termine la propria missione col manipolo di soldati che gli sono rimasti fedeli, e nel mentre potenziare la propria base estraendo legname, producendo cibo e addestrando nuove truppe presso la caserma.

Ma la sua è una lotta contro il tempo, dato che Mal'Ganis sta infettando quante più persone possibile, e il nostro obiettivo sarà uccidere onesti cittadini più velocemente di quanto il nostro avversario non riesca a contagiarne. Obiettivo reso ancora più difficile dal fatto che quando distruggeremo le abitazioni dei civili, essi sono ancora umani. E dunque che fare: massacrarli finché sono ancora inermi o attendere che si trasformino in mostri e placare la nostra coscienza, mettendo però a repentaglio le truppe?

Ognuno si comporterà come gli suggerirà la coscienza, resta il fatto che alla fine della missione non potremo affrontare Mal'Ganis come avremmo voluto. Il nathrezim mandato da Archimonde ha infatti un compito ben più importante cui attendere: attrarre Arthas in quel di Northrend per trasformarlo nel Lich King. Ci sarebbe da raccontare anche di quella volta che s'è incarnato nel corpo di Barean Westwind, ma questa è un'altra storia, e il mondo di Warcraft è talmente ricco che non basterebbe un'enciclopedia a raccontarle tutte.

Uno dei tanti esempi di come si presenta Warcraft III nella sua versione Reforged.

Quello che ci preme dire qui è che Warcraft III Reforged è esattamente ciò che era lecito aspettarsi: ossia il vecchio Warcraft III tirato a lucido con una grafica di tutto rispetto. Certo, per ammirarla bisogna indugiare in zoomate che poi, quando si gioca, non si usano mai, visto che si perderebbe la visuale d'insieme. Col risultato che, visto dall'alto, con la telecamera da lontano, i miglioramenti grafici sono comunque evidenti ma meno spettacolari.

Però questa Reforged è un prodotto sulla carta imperdibile: chi può dire "io c'ero", proverà senz'altro una certa nostalgia e un pizzico di commozione nel vedere che nonostante sia passata più di un'era geologica (videoludicamente parlando), il gioco è ancora lì, vivo e vegeto e dannatamente efficace.

Le nuove leve, invece, dovrebbero prenderlo in considerazione non solo per impratichirsi con un genere, quello degli RTS, che ormai tiene in vita essenzialmente Blizzard (vedi anche StraCraft II), ma per approfondire quella lore, quei personaggi e quelle ambientazioni che solamente due anni dopo, ossia nel 2004, avrebbero dato vita a World of Warcraft, il gioco dopo il quale niente è stato più lo stesso.