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Zombie contro zombie - recensione

Cosa non si fa per girare un film!

In una fabbrica abbandonata, un regista da spot pubblicitari non miliardari sta girando un film sugli zombie, senza budget, con attori palesemente cani e con una troupe ridotta all'osso. Ma nella fabbrica un tempo erano stati condotti misteriosi esperimenti militari e, come narra leggenda, la zona pullula di zombie veri.

Quando la drammatica circostanza si fa palese, il regista sembra vedere nell'imprevista situazione il modo per girare un film davvero appassionante, con gli attori a recitare con convinzione i sentimenti che erano invece incapaci di simulare.

Un cameraman continua a riprendere tutto, anche lo stesso regista mentre a sua volta incalza gli attori e inquadra le scene che avvengono ormai senza più copione, fra convulsi inseguimenti e ammazzamenti sanguinolenti. Mentre il contagio dilaga, il pomeriggio di paura sembrerà chiudersi su uno scenario di desolato lutto.

Fin qui tutto nella norma, se non fosse per un vago senso di approssimazione, per alcune scene di terrore troppo statiche, per alcuni incidenti di percorso che si potrebbero però ascrivere alla concitazione delle riprese in stile Blair Witch Project. Ma siamo appena a tre quarti d'ora dall'inizio, quando cominciano a scorrere dei ballonzolanti titoli di coda.

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Dove sta allora l'originalità di questo film? Dove si trova il motivo dell'entusiastico consenso e dei premi ricevuti in molti festival? Il film a quel punto sembra ricominciare, mostrando in un flashback quanto successo un mese prima, la genesi del progetto e il suo svolgimento da un punto di vista molto diverso, anzi da molti punti di vista. E lì si comincia a ridere e si finisce di farlo sui titoli di coda.

Perché con la sua aria improvvisata e precaria, Zombie contro zombie ha una sceneggiatura a orologeria (tratta dallo spettacolo teatrale Ghost in the Box! di Ryoichi Wada), perfettamente architettata a costituire una fusione dello stile alla Hellzapoppin con il sense of humor giapponese che ben sappiamo essere bizzarro.

Come non ricordare in ere pre-Facebook i loro show più noti in Occidente come The Ganman e Takeshi's Castle, inimitabili cloni estremi di Giochi Senza Frontiere, quasi reality ante-litteram in cui ai partecipanti capitavano incidenti di percorso assai dolorosi, con un sadico gusto per lo sbeffeggio e l'umiliazione! "Perché fa parte della cultura giapponese farsi del male", si diceva ai tempi di Mai dire Banzai, show televisivo allora "spacciatore" di questo materiale.

Un'attrice che si è calata nella parte fino in fondo.

Il cast di facce a noi poco note offre una recitazione volutamente da cartone animato, con esiti davvero esilaranti. Zombie contro zombie, che è del 2017, è reduce dal gran successo di pubblico e da numerosi riconoscimenti in varie manifestazioni in giro per il mondo, premiato con il Gelso d'argento al Far East, Festival che dalla sua nascita ha "contrabbandato" innumerevoli film orientali, di diverso genere ma tutti degni di interesse.

È distribuito da Tucker Film, casa di distribuzione del nostro Nord-est, anch'essa attenta al mercato orientale, che ci ha permesso di conoscere film come Departures, Poetry, Confessions, Thermae Romae (altro esempio di demenziale in salsa nippo), Il prigioniero coreano.

Zombie contro zombie è una pellicola definita dovunque "metacinematografica", e lo è. Ma è ancora di più, è un gioco di scatole cinesi perfettamente riuscito dove qualunque incongruenza, qualunque difetto della prima parte troverà nella seconda la sua perfetta ed esilarante spiegazione, sempre in nome di un illimitato amore per la settima arte.

Il regista di Zombie contro zombie.

Che sia opera di professionisti o di guitti, che ci siano a disposizione milioni di dollari o nemmeno uno yen, che recitino attori da Oscar o un qualunque dilettante allo sbaraglio, quello che conta è la determinazione a portare a termine l'opera e la passione per ciò che si fa.

Visto che il film è frutto di un crowdfounding (finora, a fronte di un costo di 20.000 dollari ha incassato 20 milioni), non dubitiamo che il regista ci abbia messo appassionatamente del suo. E la riuscita è ancora più degna di nota, per arrivare da uno che ha al suo attivo finora qualche corto e un episodio di un film sui gatti.