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La Cina è ancora la El Dorado dei videogiochi. E Nintendo ne vuole un pezzo - editoriale

La Cina rimane un ricco club privato a cui poche aziende esterne possono accedere. Tencent ha le chiavi per entrare.

Non si vedeva tanta frenesia dalle parti di Nintendo dall'estate 2016, quando l'avvento di Pokémon Go su smartphone fece decollare le sue azioni. Non c'entrano le colorate creature di Game Freak (non ancora, almeno), ma la sola idea che Switch (che dal lancio a marzo 2017 sta registrando ottimi risultati commerciali) possa arrivare sul più grande mercato videoludico del mondo, per tramite di Tencent, ha fatto crescere le sue azioni del 14%.

Il motivo è scontato: la Cina rappresenta oltre 619 milioni di giocatori, che hanno consumato videogiochi per 37,9 miliardi dollari lo scorso anno. Per ora la collaborazione tra Tencent e Nintendo coinvolge solo una versione test di New Super Mario Bros. U Deluxe, ma gradualmente il catalogo potrebbe essere esteso ad alcuni dei nomi più noti della casa di Kyoto, come The Legend of Zelda, gli stessi Pokémon o altri titoli della Super Mario.

Tencent ha già lavorato con Nintendo quando ha portato Honor of Kings (noto in Occidente come Arena of Valor) proprio su Switch. Non stupisce, quindi, che le enormi potenzialità di vendita di Switch in Cina abbiano entusiasmato gli investitori rimarcando un dato di fatto: la corsa alla Cina è ancora una gara apertissima.

Le azioni di Nintendo hanno registrato un picco repentino alla notizia del possibile - poi certificato - debutto commerciale di Switch in Cina grazie a Tencent.

Poiché negli anni le console hanno sempre faticato a entrarvi, la Cina è un mercato che si concentra su PC e mobile. Delle tre console casalinghe (PS4, Xbox One e Switch), la macchina di Nintendo è quella che più potrebbe accattivare un pubblico che consuma il videogioco soprattutto in mobilità, essendo praticamente un tablet. Per accedere al mercato cinese serve un'azienda che conosca le regolamentazioni vigenti (e il laborioso sistema di approvazioni); qui entrano in gioco Tencent, appunto, e NetEase, un altro grande produttore cinese che negli ultimi anni ha mosso i suoi primi passi nel mercato occidentale.

La prima ha già le mani in pasta in tantissime aziende. Oltre a essere proprietaria di Riot Games e avere una quota di maggioranza di Supercell (Clash Royale), ha il 40% di Epic Games e detiene quote minori anche in Ubisoft e Activision Blizzard, per citare gli esempi più noti. Inoltre, Tencent è la società quotata in borsa che, secondo i dati di Newzoo, nel 2018 ha raccolto più ricavi dai videogiochi: oltre 19 miliardi di dollari, risultato che diventa ancora più rilevante se si considera che per mesi il mercato videoludico cinese è rimasto bloccato. Tencent ha guadagnato oltre 5 miliardi più di Sony (14,2 miliardi) e più del doppio di Microsoft (9,7 miliardi). Tali stime non includono le vendite hardware.

La natura portatile di Switch le garantisce qualche possibilità di successo maggiore rispetto a PlayStation 4 e Xbox One, che in Cina sono state considerate molto poco.

In misura minore anche NetEase si sta affacciando al mercato occidentale, come ha dimostrato con l'investimento di 100 milioni in Bungie (Halo, Destiny) e quando ha acquisito una quota di minoranza in Quantic Dream (Detroit: Become Human). Rispetto a Tencent ha un giro d'affari videoludico inferiore, ma comunque superiore a quello di produttori come Electronic Arts o Activision Blizzard.

Aziende come Tencent e NetEase hanno le chiavi per quella che può essere considerata come la "El Dorado dei videogiochi". Un mercato nel quale si può entrare soltanto se "raccomandati" e Tencent e NetEase hanno il lasciapassare; la lista è lunga, la guerra serrata. Chi riesce a entrare in questo club molto limitato trova di fronte a sé un potenziale commerciale enorme.

I produttori cinesi guadagnano in visibilità internazionale, mentre i "forestieri" come Nintendo o Activision Blizzard possono accedere a un pubblico che per anni è rimasto intoccabile. Ciò può significare portare una console sul suolo cinese oppure realizzare una trasposizione mobile di una serie famosa, come Call of Duty Mobile o Diablo Immortal (al cui sviluppo partecipano, rispettivamente, Tencent e NetEase).

L'incertezza di poter accedere al mercato cinese è, in ogni caso, ancora molto forte; anche una volta dentro, il riscontro commerciale non è affatto naturale. Parliamo di un mercato che segue regole proprie; gli utenti preferiscono giocare con ciò che hanno a disposizione ogni giorno (da qui l'esponenziale crescita dei giochi mobile in Cina) o noleggiare un PC in un cafè anziché acquistare una macchina da gioco dedicata da tenere in casa. Una sfida che le console, comprese PS4 e Xbox One, hanno sempre fallito.

Il successo di Nintendo in Cina è tutt'altro che scontato, ma la natura ibrida di Switch potrebbe condurre a un altro successo inatteso.

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Massimiliano Di Marco

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Aspetta la pensione per recuperare la libreria di giochi di Steam. Critica qualsiasi cosa si muova, soprattutto se videoludica, e gode alla vista di Super Mario e Batman.

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