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Level Up: le Developers Conference ci aiutano a comprendere l'altra faccia dei videogiochi - articolo

Una tre giorni intensa per sviluppatori e non solo.

Sviluppare un videogioco e guadagnare dalla propria fatica (è proprio il caso di chiamarla così) è un processo più complesso di quanto qualunque non addetto ai lavori possa immaginare, a prescindere dalle dimensioni del progetto.

Anzi, paradossalmente, sono proprio i giochi indipendenti che possono incorrere nelle maggiori difficoltà. Perché sviluppare un gioco non significa solo avere una buona idea di game design, un talentuoso artista nel team e qualcuno che sappia come mettere le mani sull'Unreal Engine o su Unity.

Per produrre un gioco è necessario anche riuscire a coordinare il flusso di lavoro, creare delle aspettative e quindi una community prima dell'uscita, sapere come muoversi per la pubblicazione, riuscire ad emergere tra la fitta e agguerrita concorrenza e mantenere vivi l'interesse e la community anche dopo il lancio.

Tutte le conferenze del Level UP si sonos seguite rigorosamente con le cuffie, per il rispetto di tutti.

Senza contare che per padroneggiare sapientemente game design, level design, concept art, 3D art, narrazione e programmazione, che abbiamo quasi citato in precedenza come banalità, servono anni e anni di studio ed esperienza.

Dopo aver scalfito la superficie dell'iceberg chiamato "game development" risulta più semplice comprendere l'inestimabile valore di eventi come la GDC, l'europea Devcom e, a livello nazionale, il Level Up da poco conclusosi.

I tre giorni della Rome Developer Conference sono stati intensissimi, con fino a tre conferenze in contemporanea a ogni ora dalle 10:30 del mattino alle 18:00 di sera, condite da ulteriori workshop e panel che si sono svolti nella splendida Sala Fellini dei Cinecittà Studios.

Un evento più unico che raro organizzato dall'Accademia Italiana Videogiochi, con come relatori alcune tra le migliori menti dell'industria (non solo videoludica) provenienti da ben quindici stati e tre continenti, disposte a condividere la propria esperienza con i partecipanti e a dispensare preziosi consigli.

Un esempio di un tema trattato durante l'evento: il motion capture.

Per fare alcuni esempi, tra i relatori erano presenti anche investitori che hanno spiegato come presentare i propri progetti quando si cercano finanziamenti, community manager che hanno insegnato i migliori strumenti da utilizzare per creare una base di fan, artisti esperti di modellazione 3D e tanto altro ancora.

Ai giovani che puntano in alto è stata inoltre offerta l'opportunità di sottoporre i propri portfolio ad alcuni ospiti in cerca di nuovi talenti, con alle spalle studi del calibro di Guerrilla Games, DICE (EA), Remedy e Bohemia Interactive, come vi abbiamo anche segnalato su queste pagine.

Per farsi un'idea più chiara del Level Up, sappiate che l'edizione di quest'anno ha fatto registrare risultati doppi rispetto alla passata edizione e di fronte al sold-out di biglietti, l'evento ha le potenzialità per diventare un punto di riferimento sicuramente in Italia, e chissà anche in Europa. Ed è proprio questa sete di conoscenza che necessiterebbe di essere saziata con maggiori eventi di questo genere in Italia.

Kim Aava è una 3D artist di DICE intervenuta al Level Up.

Le potenzialità delle "Developers Conference" non dovrebbero essere destinate solo ad uso dei giovani studenti delle scuole di videogiochi, ma anche all'accrescimento dell'intera industria italiana. Ogni professionista del settore può e deve continuare ad essere curioso, desideroso di imparare ed accrescersi per il bene delle proprie creazioni.

Senza contare che mostrare alle persone di tutte le età, alle famiglie e ai bambini che giravano per gli stand del Level Up, come si fanno "i giochini", è un grande traguardo. Non dobbiamo sottovalutare che anche questo contribuisce a stimolare l'industria e ad accrescere la cultura videoludica nel nostro Paese: per comprendere il valore di qualcosa bisogna prima conoscerlo.

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A proposito dell'autore
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Pier Giorgio Liprino

Contributor

Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.

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