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Atelier Lulua: The Scion of Arland - recensione

La serie Atelier torna ad Arland, pronta a conquistare il cuore di nuovi videogiocatori.

Che questo genere di titoli non puntino al grande pubblico è cosa assodata; eppure, gli Atelier di Gust hanno abbondantemente superato il proprio ventennale senza mostrare tentennamenti.

Atelier Lulua: The Scion of Arland prende luogo svariati anni dopo Atelier Meruru: The Apprentice of Arland e vede come protagonista Elmerulia Frixell, comunemente chiamata Lulua e figlia dell'alchimista Rorolina Frixell; gli appassionati della saga riconosceranno la madre come il personaggio principale di Atelier Rorona: The Alchemist of Arland, primo titolo della serie Arland ripubblicato recentemente in versione DX su PlayStation 4, Nintendo Switch e Steam.

Per quanto confusionarie possano essere nomenclature, parentele e cronologie e per quanto particolari e ibridi siano questi giochi per genere di contenuto proposto, i neofiti curiosi potranno tirare un sospiro di sollievo: Atelier Lulua: The Scion of Arland è un prodotto pensato come possibile punto d'accesso alla saga Atelier, sia per narrativa che per gameplay, per cui è assolutamente fattibile acquistare e godere del prodotto anche senza lustri e lustri d'esperienza dietro un calderone alchemico e impronunciabili nomi di battesimo.

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Il gioco non sacrifica comunque il fanservice, anzi: più di un volto conosciuto farà capolino nel corso della decina di capitoli dedicati all'avventura di Lulua, la quale si troverà a intraprendere un viaggio in compagnia di un gruppo via via più nutrito, guidata da un misterioso (e molto sospetto) libro "magico", che solo lei è in grado di leggere e che le fornirà preziosissimi suggerimenti e ricette alchemiche nel momento del bisogno.

L'Alchemyriddle, questo il nome del tomo, riveste un ruolo chiave sia per la narrazione che per il sistema di gioco. In Atelier Lulua: The Scion of Arland il giocatore e la protagonista sono costantemente "accompagnati" dalle direttive del cartaceo alleato, affinchè siano sempre chiari i luoghi da visitare, le persone con cui parlare e i materiali da recuperare; il gioco "nasconde" i nomi dietro generiche descrizioni con indizi, ma in linea di massima buona parte delle pagine sarà decifrabile con una normale esplorazione e un po' di backtracking al momento del bisogno. Non manca ovviamente la meccanica del tempo, che oltre a influire sul ciclo giorno notte e sul clima delle mappe porterà avanti le lancette degli orologi della repubblica di Arland, facendo trascorrere le settimane e i mesi, ma in questo caso il gioco non presenta fin da subito ansiogene deadline (come in diversi altri Atelier) e permette al giocatore di ambientarsi all'interno di un tipo di gameplay semplice da capire, ma difficilissimo da padroneggiare.

Non potrebbe esser chiamato "Atelier" senza un laboratorio alchemico di tutto rispetto: Lulua conta su una base di studio e ricerca su ruote, in grado di accompagnarla di città in città e all'interno della quale ha luogo la magia... o meglio, l'alchimia: il sistema di crafting di Atelier Lulua: The Scion of Arland non mette il povero neofita davanti a un sistema ibrido come quello visto in Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey qualche anno fa, in cui alla gestione dei materiali tramite livello, qualità e caratteristiche si affiancavano veri e propri mini-puzzle, ma semplifica il meccanismo di creazione riportandolo a un livello più basilare. Questo non significa che nei capitoli più avanzati della storia il rischio di emicranie sia venuto meno, dato che per realizzare determinate ricette andranno tenuti in considerazione un numero preoccupante di variabili... ma i comuni mortali senza ambizioni di perfezionismo e completismo potranno procedere lungo la storia senza particolari intoppi. L'enorme mole d'informazioni è fornita a mezzo di menu e sottomenu, realizzati con grande cura per i dettagli e accompagnati da tutorial esaustivi e, nel caso qualcosa fosse stato dimenticato o non compreso, recuperabili in qualunque momento nell'apposita sezione.

Il design dei personaggi di Atelier Lulua: The Scion of Arland è estremamente curato, soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento e regala la giusta dose di fanservice senza scadere nella volgarità.

L'alchimia è sempre stata il cuore pulsante degli Atelier e in Atelier Lulua: The Scion of Arland non v'è differenza: si potranno creare ogni genere di oggetti, dalle pietre preziose alle canne da pesca, dalle stoffe ai prodotti dolciari e ognuno di essi può essere equipaggiato da Lulua e i suoi compagni di viaggio o consegnato per soddisfare le richieste di NPC bisognosi. Si tratta di un sistema rodato in decenni di pubblicazioni videoludiche, che gioco dopo gioco è diventato via via più sfaccettato e sempre meno user-friendly, intimorendo in più di un'occasione i giocatori alla loro prima esperienza; per questo motivo l'introduzione dell' Alchemyriddle è una vera e propria manna del cielo, che distinguerà ricette e potenziamenti principali (legati all'avanzamento della trama) da quelli secondari, legati più al completamento delle attività opzionali e al miglioramento di abilità già conosciute.

Per quanto confortevole possa apparire il proprio laboratorio, l'unico modo per accrescere la conoscenza del mondo alchemico sarà quello di scendere in campo e sporcarsi le mani: l'esplorazione della mappa di gioco (suddivisa in piccole aree chiuse) richiede tempo e pazienza, oltre che grande attenzione; non mancano infatti le creature ostili, pronte a porre una prematura fine al viaggio del gruppo.

Il movimento all'interno delle minimappe non presenta nulla di rivoluzionario, offre scenari molto diversi tra loro per fauna e flora, numerosi gathering spot e un buon design in generale, per quanto classico e graficamente fermo a una generazione fa: escludendo i modelli dei personaggi principali, il mondo di Atelier Lulua: The Scion of Arland non regala viste particolarmente mozzafiato e il design dei mostri rimane quello classico - per non dire vecchio - della serie Atelier; stesso dicasi per le animazioni, poche in numero anche durante i filmati e generalmente legnose, mentre nulla da dire circa la realizzazione delle scene in 2D, ottime come sempre. Il validissimo doppiaggio in giapponese (l'unico disponibile) compensa in parte a queste mancanze tecniche, mentre ancora una volta menu e sottotitoli vedranno l'italiano come grande assente dalla scena e creando un muro linguistico da non sottovalutare.

L'Alchemyriddle è un libro misterioso, caduto dal cielo e leggibile solo da Lulua: sarà la guida principale per l'esplorazione del mondo di gioco.

Le battaglie di Atelier Lulua: The Scion of Arland sono scandite da una classica, sempre funzionale turnazione. Le caratteristiche e le abiltà a disposizione dei personaggi schierati sono determinate rispettivamente dal loro equipaggiamento e dal loro livello. Salvo i capitoli più avanzati dell'avventura, a difficoltà standard i combattimenti non saranno mai particolarmente ostici, a patto di scendere in campo preparati e con una minima gestione dei ruoli all'interno del gruppo.

Il party prevede cinque membri, divisi in tre attaccanti e due supporti; in base alle azioni eseguite e ai personaggi schierati si otterranno vantaggi notevoli nel corso della battaglia, tra attacchi extra eseguiti dalle retrovie e veri e propri bonus passivi dalle percentuali a dir poco interessanti. Pur non brillando di varietà nel caso degli scontri standard (problema comune per i JRPG) le boss fight risultano sempre divertenti, varie e con un onesto livello di sfida, offrendo un'esperienza appagante e - quasi - mai frustrante.

Atelier Lulua: The Scion of Arland è un ottimo compromesso tra i fan di vecchia data e le nuove leve dell'ormai più che ventennale serie Atelier: si tratta di un gioco in grado di far gioire gli appassionato con il ritorno alla ribalta di volti noti e l'introduzione di nuovi personaggi, come sempre incastrati nei tropes della classicissima narrativa giapponese, ma comunque convincenti, nel mentre offre allo stesso tempo un ambiente confortevole anche per chi non aveva mai fatto conoscenza con le giovanissime, bellissime (e spesso prosperosissime) alchimiste dai grandi occhi e capigliature improbabili. I nostalgici potrebbero storcere il naso davanti alla "semplificazione" portata dall'Alchemyriddle, ma nulla vieta d'ignorare ogni indizio e lasciarsi andare a un'esplorazione "vecchia scuola" di un titolo che potrebbe segnare un nuovo, grande inizio per la saga.

7 / 10