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Perché Keanu Revees ha vinto l'E3 e Avengers non ci è riuscito - editoriale

Il giusto mix.

L'E3 rappresenta presumibilmente tutto ciò che è nuovo e molto spesso anche ciò che è vecchio. L'E3 guarda al futuro, ma è attenta a invocare il passato. Più si invecchia, meno tempo si ha per i giochi, dicono, ma il tempo che abbiamo trascorso con i videogiochi è avvolto e coccolato dalla memoria.

E l'E3 questo lo sa. I proprietari delle piattaforme, quando preparano le loro grandi conferenze, sanno che il loro focus non è composto soltanto dagli avversari, ma anche dalle loro stesse performance degli anni precedenti. Un brutto show può ricalibrarti per gli anni a venire. Una bella presentazione è qualcosa d'insuperabile. A metà del ciclo di conferenze dell'E3, mi sono reso conto di avere, in realtà, dei miei momenti preferiti dell'E3. Strano, considerando che non sono mai stato veramente sicuro di amare molto questo evento. Però c'è stata la rivelazione di Twilight Princess e Miyamoto con la sua spada e il suo scudo. C'è stato Crackdown 2, annunciato all'improvviso con un unico e luccicante ping in un teatro oscurato. C'è stato Mizuguchi (e questo è stato il massimo) con i guanti bianchi alla regia di Child of Eden: un inchino veloce al pubblico e un occhiolino, immagino perché tutti sapevamo che ci sarebbe stato Rez e Rez è ritornato ancora una volta da noi. In realtà, ho avuto persino una certa predilezione per Pac-Man Versus ai tempi. Sembrava così scatenato nella sua goffaggine, un'apertura verso un vecchio genere di giochi, una nuova prospettiva di un classico che non eravamo più davvero abituati a vedere.

Ho dei momenti in cui mi concentro solo sulle cose nuove, ovviamente. Ma una volta, quando mi sono messo ad analizzarli, mi sono accorto non essere così tanti quanto mi sarei aspettato. E poi c'è quella frase: una certa predilezioni. La nostalgia è una cosa potente, ma funziona modificando le emozioni che di per sé non sembrano potenti. Affetto, malinconia. Ciò che queste emozioni possiedono, penso, sia un calore umano: sono vicine al cuore. E lì restano.

Veniamo quindi a Keanu Reeves. Quando Stephen Colbert gli ha chiesto "cosa pensi che succeda quando moriamo, Keanu Reeves?", Keanu Reeves si è fermato, ha guardato in basso e ha fatto un respiro profondo. "Lo so", dice, "che le persone che amiamo ci mancheranno". Keanu! Ha capovolto la questione! Ed è in questo che si ritrova la saggezza, una nuova prospettiva: la giusta prospettiva! Una sorta di chiarezza fatta di gentilezza e semplicità. (Potrei usare delle parole leggermente sbagliate per queste citazioni, ma non importa, perché ricorderò per sempre l'essenza di quello scambio di battute.)

Ha funzionato così bene perché eravamo tutti pronti ad ascoltare la saggezza di Keanu Reeves nel 2019. È bello, ha sofferto e sembra che sia stato con noi per tutta la nostra vita. Anche Cyberpunk 2077 ha funzionato. Eravamo pronti a sentire una data di uscita da Keanu Reeves perché fingeva di non sapere troppo di ciò di cui parlava. Era semplicemente felice di farne parte e noi eravamo felici di vederlo lì perché lo conoscevamo.

Cover image for YouTube video11 Times Microsoft's E3 2019 Conference Made Us Go 'What?!'

Il riconoscimento! Non sapevo di poter riconoscere Keanu dalla sua sagoma, come se facesse parte del roster di Overwatch, anche se un giorno probabilmente lo sarà. Ma quando la porta si è alzata e si è sparso il fumo, eccolo lì: alto, leggermente curvo, con le braccia allargate e quell'acconciatura che solo lui può avere. Cyberpunk ha quindi fatto un buon E3? Non ho riflettuto molto sulla cut-scene che hanno mostrato, che è stata una vera sorpresa, visto che ho amato il trailer dello scorso anno. Ma la cosa non è importante, perché Keanu ha fatto tutto il resto. Che calore e che affetto nei suoi confronti!

Keanu ha quella giusta aria di familiarità. Anche Square Enix, durante la sua conferenza, ha riservato la giusta dose di familiarità con Final Fantasy 7, anche se i personaggi non hanno mai combattuto in quel modo, e non si sono mai mossi così prima. Il sistema di combattimento è nuovo, ma il boss era familiare, così come la musica e il roster. Era tutto una calda bolla di nostalgia nonostante le novità, rendendo così le cose nuove eccitanti.

Ma guarda: riconosco i personaggi, riconosco i boss e la musica. E poi: Avengers. Riconosco... le uniformi? Ma chi sta indossando il costume di Captain America? Di chi è quella voce che proviene da Iron Man? Inizia a crescere il panico. Chi sono queste persone che indossano i vestiti dei miei eroi e prendono in prestito le loro battute? E cosa diamine avete fatto a Paul Rudd?

Diamine, i volti sono importanti. È già abbastanza brutto quando i giochi non hanno le voci giuste: quando ti ritrovi con Jim Hanks anziché Tom Hanks o con Frank Stallone. Ma in The Avengers non avevano nemmeno le facce giuste, ma avevano sostanzialmente ed irrimediabilmente tutto il resto. Quindi c'era sì una familiarità nei costumi e nelle relazioni, ma poi li guardi e... chi sono questi estranei?

Forse funzionerà. Spider-Man ci è riuscito con Insomniac. Ma hanno lasciato da parte più cose, ne hanno utilizzate molte meno ed erano a proprio agio nel fare le cose a proprio modo. Si chiama Marvel's Spider-Man, ma in realtà è lo Spider-Man di Insomniac. Crystal Dynamics è un grande team e mi è dispiaciuto per loro la scorsa notte quando è partita la loro presentazione nel teatro di LA. Sulla carta, avevano il giusto mix: qualcosa di nuovo insieme a qualcosa di vecchio e familiare. Erano le quantità ad essere sbagliate. La ricetta era sbagliata. La porta si è aperta, il fumo si è sparso, ma io non ho riconosciuto le sagome.

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A proposito dell'autore
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Christian Donlan

Features Editor

Christian Donlan is a features editor for Eurogamer. He is the author of The Unmapped Mind, published as The Inward Empire in the US.

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