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Lone Echo 2 - prova

Ready at Dawn a gravità zero in VR.

Quando si indossa un visore isolante come Oculus Rift S c'è sempre un pizzico di preoccupazione di fondo. Mi schianterò per terra? Soffrirò la motion sickness? E, soprattutto, si tratterà di un'esperienza matura e coinvolgente?

I timori sono ancor più fondati quando gli sviluppatori che scelgono la realtà virtuale si spingono oltre i confini della terra, portandoci per mano su altri pianeti o, come nel caso di Lone Echo 2, all'interno di una stazione spaziale in gravità zero.

Non appena ci si trova all'interno della simulazione, bisogna reinterpretare immediatamente tutte le regole alla base del nostro movimento. All'inizio sembra un compito impossibile, ma la verità è che il punto di forza più grande dell'opera di Ready at Dawn sta nell'incredibile e inaspettato livello di accessibilità. Una volta capito come spingersi all'interno dei cunicoli, aggrappandosi ad ogni oggetto e sfruttando l'inerzia e la leggerezza tipiche dell'assenza di gravità, la qualità dell'esperienza si sviluppa in un crescendo estremamente naturale.

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Niente motion sickness dunque, ma in compenso uno dei migliori sistemi fisici mai incontrati nei confini della VR. In un battito di ciglia si inizia ad aggrapparsi con convinzione alle ringhiere accanto ai portelloni, dandosi lo slancio per raggiungere pareti lontane e preparandosi ad attutire l'impatto con altrettanta consapevolezza; di lì a breve, si comincia ad interagire con l'ambiente, leggendo computer e scalando pareti, arrampicandosi in un baleno e affrontando persino le situazioni di crisi in totale controllo delle proprie azioni.

Ma che cos'è Lone Echo 2? Continuando direttamente lungo la scia del primo episodio, si tratta di un'avventura narrativa e interattiva che ci porta a vestire i panni dell'androide di servizio ECHO ONE chiamato Jack che, in forze sotto l'attento comando del capitano Olivia Rhodes, è l'unico membro dell'equipaggio a bordo della stazione spaziale. Se non avete ancora avuto occasione di giocare il primo episodio della serie, sappiate che terminava con un clamoroso colpo di scena, delineando una situazione di crisi che sarebbe divenuta il presupposto alla base del sequel.

La struttura del gameplay si fonda su solide e semplici basi: seguendo gli input vocali del capitano Rhodes, dovremo accompagnarla nei meandri della stazione spaziale, interfacciandoci tramite un efficace strumento di risposta multipla e partecipando attivamente alle discussioni grazie ad un pratico menù a tendina. In concreto, dovremo risolvere tutti i problemi pratici, estinguendo le minacce e aprendo nuove strade, risolvendo enigmi ed eseguendo gli ordini di Olivia.

La realizzazione di Olivia è eccellente, e le sue interazioni sono estremamente umane.

Vien da sé che molto del lavoro è svolto dall'atmosfera e dal senso di solitudine mitigato esclusivamente dalla presenza del capitano, capace di dare vita ad un'interessante riflessione sul tema dell'interazione uomo macchina. L'ambientazione è piuttosto minimalista, e il punto di forza risiede invece nell'apparato delle sensazioni, specialmente quando si ha occasione di affacciarsi verso l'esterno per ammirare il panorama offerto dall'orbita di Saturno.

Il comparto grafico è incredibile, e la realizzazione di Olivia è migliorata oltre ogni aspettativa, tanto che qualche volta fa quasi impressione trovarsela davanti all'improvviso, così come scorgerla mentre si copre gli occhi perché le abbiamo involontariamente puntato la torcia in pieno volto. Tuttavia, la caratterizzazione dell'ambiente è ancora un po' spoglia, e la speranza è quella di assistere ad un ulteriore maturazione nel corso del playthrough, magari dando accesso a qualche terminale capace di accendere i riflettori sulla "lore" della serie.

Per il resto, ci siamo fatti largo lungo una sezione di gioco molto vicina allo standard di Lone Echo: dopo aver fatto il punto della situazione assieme alla Rhodes, sul quale glissiamo per evitare spoiler, ci siamo mossi attraverso la stazione spaziale seguendo le indicazioni dell'I.A. Apollo in gestione dei sistemi, cercando il percorso giusto fra tunnel e compartimenti stagni invasi dalla misteriosa biomassa.

Dopo una manciata di minuti, si inizia a muoversi perfettamente in gravità zero.

Avanzando, ci siamo imbattuti in qualche forma di vita biologica particolarmente pericolosa, pertanto, proteggendo come da rito l'essere umano al nostro fianco, abbiamo dovuto sfruttare astuzia e strategia per eiettare un paio di insettoidi fuori dai portelloni. Il segreto della qualità di Lone Echo 2 sta proprio nella sua semplicità: sfruttando quasi unicamente le meccaniche di presa, infatti, si riesce a dare forma ad un gameplay interessante, particolarmente vicino a quelle che sarebbero le nostre azioni anche in circostanze reali.

Basta usare una trappola, afferrare una maniglia, tirare una leva o scattare con un movimento fulmineo per risolvere gran parte delle situazioni di gameplay, ed è questa accessibilità di fondo a rappresentare il più grande drive verso il successo. Si tratta, tra le altre cose, di un ottimo prodotto per avvicinarsi all'universo della VR per la prima volta, perché dietro l'ambizione della gravità zero ed il setting fantascientifico si nasconde un'immediatezza molto difficile da raggiungere in esperienze simili.

Al netto di mezz'oretta di gameplay, possiamo dire con certezza che Lone Echo 2 ha le carte in regola per confermare le pur alte aspettative maturate attorno a Ready at Dawn, studio ormai pronto per mostrare i frutti dell'esperienza maturata nei confini della realtà virtuale. Se state cercando un'avventura immediata, profonda e interessante, che sia priva della frenesia tipica dell'ultima corrente VR e al tempo stesso in grado di coinvolgervi in uno spaccato di vita fantascientifica, questo è il progetto che fa per voi.

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Il setting nell'orbita di Saturno offre panorami splendidi.

Per tornare a vestire i panni dell'androide di servizio, dovremo aspettare il primo quadrimestre del 2020, periodo che si sta lentamente affollando di titoli imperdibili. Se siete amanti della VR, tuttavia, Lone Echo 2 è senza dubbio un'opera da non perdere, brillando sopra tutte le altre assieme al pur diverso Stormland di Insomniac Games.

Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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