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World of Warcraft Classic - recensione

Blizzard e il retrogaming nell'era moderna.

Quindici anni fa, sulla scatola di World of Warcraft avrebbero dovuto mettere un'avvertenza bella grossa, come con le sigarette. Attenzione: pericolo di dipendenza totale per i soggetti a rischio. Ecco, io sono uno di quei soggetti.

[si alza in piedi] Ciao, mi chiamo Marco, e ho un problema con i videogiochi. Non tutti, però. Ne gioco più che posso, certo, ma non riesco a farmeli piacere tutti o a perdermi completamente sempre e comunque, anche in quelli più acclamati. Gli amici mi hanno detto, gioca a Metal Gear Solid V! Gioca a Chrono Trigger! Gioca a [gioco che piace a tutti tranne che al sottoscritto].

Ogni tanto funziona, ogni tanto no. Ci sono giochi dentro ai quali cado come potrei cadere in un profondissimo pozzo buio, nel quale sparisco e riemergo mesi o anni dopo. Più forte, più saggio? Riemergo, è già qualcosa. Nel corso degli anni ho imparato a riconoscere quei giochi, mi diventa molto più facile perché tipicamente sono quelli che mia moglie detesta: Destiny, per esempio, tutti i vari Souls a partire da Demon's, ma anche cose come No Man's Sky, o Symphony of the Night (quante ore buttate per avere due Runesword ogni volta, come se servissero a qualcosa!).

Ricordo di aver guardato di sfuggita la primissima alpha di Minecraf, e di averlo riconosciuto per l'animale pericoloso che era: se ne stava lì, affacciato dal tombino, a vantarsi di quanti palloncini ci fossero là sotto assieme a lui. Ci siamo fissati a lungo e abbiamo proseguito ognuno per la sua strada.

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Non sono stato così fortunato con World of Warcraft. Molti anni fa, il vostro e nostro Stefano Silvestri mi avvicina e mi propone di provare un nuovo gioco Blizzard di cui aveva ricevuto un account. Giocaci tu, mi dice, è bello ma io non ho tempo. Ammetto che all'epoca non sapevo nulla di quel gioco e non ero nemmeno così legato alla produzione Blizzard: in passato avevo finito la campagna di Warcraft 3 solo grazie ai cheat. P

er chi conosce la storia di WoW, era appena finita la versione alpha "Friends & Family", quella alla quale potevano accedere solo i dipendenti di Blizzard, le loro famiglie e i loro amici. Nel gioco c'era solo l'alleanza, il livello massimo raggiungibile era il 20, le quest erano un po' sparpagliate a caso, l'interfaccia aveva grosse sezioni a malapena abbozzate. Il mondo di gioco era disseminato di creature immortali che ti oneshottavano a vista se provavi ad avvicinarti a zone proibite. Era già un capolavoro.

Fu così che mi ritrovai a creare un Night Elf nel mio primo MMORPG di sempre. In quel momento per me era tutto nuovo: un mondo persistente, enorme, vario, popolato da centinaia (migliaia?) di altri giocatori, quest, oggetti da recuperare, segreti da scovare. Non era mai esistito un gioco così, o meglio, ce ne erano, ma erano tutti brutti. Everquest, Dark Age of Camelot (Stefano Silvestri all'epoca ci intratteneva con racconti epici delle sue imprese in questo)(Hibernia, o mia Hibernia... ndSS), Runescape.

L'accanimento contro i murloc è comprensibile, ma qui forse si sta esagerando. Ci sono più giocatori che bestie da ammazzare.

Discorso a parte per Ultima Online, per molti un gioco mai più eguagliato. Tutti con quella faccia da gioco degli anni '90 lo-fi tradizionalmente associato (allora) ai MMORPG, accettata come contrappasso per un software enorme popolato da centinaia, migliaia di giocatori che vivono la loro storia. Ma ecco Blizzard nei panni dell'elefante nella cristalleria, che sfascia tutto con un videogame esteticamente eccezionale (per l'epoca), dall'interfaccia semplice e accattivante, meccaniche complesse ma di facile digeribilità e lo stesso carico di personaggi, luoghi e situazioni da scoprire degli altri giochi dalla confezione molto più carente.

Un successo così clamoroso da segnare per sempre il panorama dei MMORPG, infrangendo record su record e convertendo milioni di giocatori in tutto il mondo alla schiavitù volontaria. La mia vita sociale era finita, tutti gli altri giochi erano spariti, insieme ai contatti con il mondo esterno e a qualsiasi istinto di autoconservazione (io ho fatto cose per WoW delle quale oggi mi vergogno alquanto. Ma che ricordi! ndSS). Mi salvai circa quattro anni dopo, ma lassù qualcuno mi odia ed è giunto il tempo di tornare di calcare i sentieri di Azeroth.

Ma di cosa stavamo parlando? Ah sì, World of Wacraft Classic. Ve ne eravate dimenticati? Con il passare degli anni, l'avvicendarsi di espansioni, aggiunte e rivoluzioni, la stella di Word of Warcraft si è inevitabilmente affievolita. Immagino che sia ancora il MMORPG più giocato, anche perché non ci sono più stati tentativi degni di nota per spodestarlo dal trono. Ci hanno provato in tanti in modi diversi, Star Wars Galaxies, Guild Wars, Final Fantasy XI e XIV, Lord of The Rings Online e molti altri, ma nessuno ha mai catturato quel "fulmine in bottiglia", come si dice oltremanica. Nel frattempo, World of Warcraft è ancora molto giocato ma non è certo più la reginetta del ballo. Nelle sue evoluzioni numerosi giocatori sono stati lasciati indietro da una forma sempre più razionalizzata e semplificata, e da aggiunte sempre più volte a sgrezzare l'esperienza originale.

Stormwind è sempre una città molto affollata, a tutte le ore del giorno e della notte. Vederla piena di giocatori vestiti di stracci però non succede quasi mai.

Sin dall'uscita di Burning Crusade, la primissima espansione, i nostalgici dei "bei vecchi tempi" hanno cominciato a invocare un ritorno alla forma originale, e voilà, nemmeno tredici anni dopo (perché tutto arriva a chi sa aspettare!) ecco questa versione Classic, che riporta indietro le lancette dell'orologio e ripristina World of Warcraft come era all'inizio, alla versione 1.13, senza Death Knight o Demon Hunter, senza Northrend o Archaeology, senza Pandaren, Draenor o Blood Elf, senza insomma tutto quello che è stato aggiunto a partire dal 2006.

D'altra parte invece c'è ancora First Aid, c'è la necessità di imparare a utilizzare le varie tipologie di armi, ci sono i talenti (in forma molto diversa da quelli presenti oggi). C'è ancora Teldrassil, non ancora ridotto a un tizzone fumante. E poi non si possono selezionare alcune combinazioni di razze e classi: per esempio non si può avere un Troll druido, o un Night Elf mago. Si tratta, insomma, di quel gioco uscito quindici anni fa di cui trovate un sacco di vecchie recensioni da tutte le parti. Le uniche concessioni riguardano il lato tecnico, perché il motore grafico supporta alcuni accorgimenti introdotti nel corso dello sviluppo delle varie espansioni, come il downsampling.

A questo punto dovrei farvi un confronto, dicendovi che Classic è più o meno bello di quanto possa essere la versione aggiornata. Ecco, questo non succederà, perché non ne ho la minima idea. Ho dei vaghi ricordi di Wrath of the Lich King e Cataclysm, che ho provato brevemente per lavoro, e posso dirvi che rispetto a quelle versioni (che risalgono a troppi anni fa) livellare un personaggio è un procedimento che richiede molta più pazienza, che le quest sono disseminate in maniera meno omogenea, che i modelli dei personaggi sono parecchio più brutti (gli umani hanno tutti un qualche tipo di deformità non meglio specificata) e che, a livello di meccaniche e tutto quanto, siamo tornati a quello che c'era nella scatola nei primi giorni, senza i tre dischi da installare.

Giocare con un Hunter nella versione Classic non è facile, anche perché il gioco non ti insegna nulla. I primi livelli del mio facocero arancione non sono stati facili, perché non avevo idea di come imparare nuove abilità o dove andarle a cercare. Meno male che ci sono le guide…

Del resto, che vi aspettavate? Questo è il World of Warcraft del 2004. E con un gioco di quindici anni fa, dobbiamo giocare come si faceva appunto quindici anni fa. Per restituire al massimo quell'atmosfera di socialità apparentemente soffocata dalle evoluzioni del World of Warcraft contemporaneo, sono stati rimossi tutti i sistemi automatici per creare e facilitare i gruppi e quindi affrontare i contenuti più impegnativi. Quindi non solo via il supporto alla chat vocale e al Dungeon Finder, ma anche via le pietre per radunarsi all'ingresso degli stessi dungeon, e soprattutto via il supporto per i mod che possano sopperire a queste mancanze.

Se volete trovare un gruppo per Razorfen Kraul (ma chi ve lo fa fare!) o lo Scarlet Monastery, dovrete armarvi di chat generale e buone maniere oppure, ancora meglio, unirvi a una gilda e partecipare alla sua vita sociale. Perfetto se siete delle persone con molto tempo libero, un po' meno se avete una certa età e una vita familiare.

La community ha accolto questo ritorno al luminoso passato in maniera molto entusiastica, e la prima settimana di vita di World of Warcraft Classic si è dispiegata in maniera molto stimolante. Interesse alle stelle sin dal primo giorno, con code mostruose al login nonostante il buon numero di server messi a disposizione (numero subito raddoppiato e irrobustito grazie all'uso del layering, tecnologia che sostanzialmente permette di stipare più personaggi senza che si pestino i piedi a vicenda), orde di giocatori ad affollare le zone di partenza con intasamento di tutte le zone calde (le miniere a Elwyn come i Mediaworld per il Black Friday, stessa quantità di cadaveri e drop pregiati quanto le vere offerte: numeri prossimi allo zero), più disquisizioni filosofiche in chat tra i giocatori che propugnano un'esperienza più "pura" possibile e chi invece adotta subito tutti i mod esistenti (come sopravvivere senza timer per i buff, senza barre aggiuntive, senza guide per le quest? Senza Peggle?).

Darnassus è ancora intonsa, e in questa particolare linea temporale di World of Warcraft potrebbe non bruciare mai. Una buona occasione per scattare qualche foto da mandare ai parenti!

Come nei bei tempi andati ho visto risse a Tarren Mill in PVP, ho visto echi della chat generale dei Barrens lato Orda e scoperto che c'è ancora gente che cerca la moglie di Mankirk. La community si è affollata a ricreare lo stesso tipo di atmosfera dei giorni del lancio, e alcuni giocatori davvero hardcore hanno dato prova di dedizione e abnegazione senza pari, mettendo a segno un"World first" di Molten Core e Onyxia in appena cinque giorni. Ma poi, cosa succederà? Blizzard ha in programma di aggiungere a mano a mano i contenuti successivi in ordine cronologico, fino a C'thun e Sillithus, ma non ci è dato sapere cosa succederà poi. Si fermerà tutto? Verranno integrate le varie espansioni? Si ricomincerà da capo? Quanto potrà durare questo viaggio nel tempo di World of Warcraft? A un certo punto avremo un server cristallizzato nel tempo, senza più patch, aggiornamenti, nuovi contenuti? Come reagiranno i giocatori?

Ecco, a un certo punto nelle recensioni vere (e questa non è una recensione vera) viene il momento della valutazione. Se fosse una recensione vera, sarebbe un compito difficile, perché dovremmo cominciare ricordando che si tratta di un gioco vecchio di quindici anni, che fa della sua fedeltà alla versione originale il punto di forza. Dovremmo anche notare che WoW Classic non è un gioco immediato, non è tecnologicamente avanzato, e che il suo fascino è a cavallo tra l'arguzia dell'operazione e la nostalgia.

L'unico vero pregio indiscutibile è che è un gioco online senza micro-transazioni (pensateci!). Non credo che sia studiato per attrarre nuovi giocatori, se non per un giretto nella storia recente dei videogiochi, e non so quanto possa trattenere i giocatori di ritorno. Sono abbastanza sicuro che se siete già giocatori di WoW, o lo siete stati, con questo Classic rischiate di ritrovare il fascino perduto di una vera pietra miliare, ma non so dirvi per quanto a lungo.

Alla fine applaudo l'intelligenza di Blizzard, capace di trasformare in evento un ripescaggio di questo genere. Il subreddit Classicwow sta salendo di popolarità, i meme con Ragnaros si sprecano, e WoW Classic è sulla bocca di tutti. Non dev'essere facile sfondare due volte di fila con lo stesso identico gioco.

8 / 10