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WRC 8 - recensione

“Se ti sembra di avere tutto sotto controllo, non stai andando abbastanza veloce”.

Un gioco che viene rinviato, eventualmente sarà buono; uno finito di fretta, invece, difficilmente sarà all'altezza delle aspettative. È quello che devono aver pensato Bigben Interactive e Kylotonn Racing annunciando l'anno sabbatico che avrebbe separato WRC 8 dal capitolo precedente della serie, consapevoli di dover limare a dovere le fondamenta del gameplay per rendere giustizia ad una licenza, quella del World Rally Championship, che ha grandissime potenzialità nel mondo dei videogiochi.

La storia del medium è lastricata di grandi titoli dedicati all'universo del rally: intere generazioni sono cresciute sotto l'ala protettiva di Colin McRae, qualcuno si è avvicinato proprio ad una licenza di WRC che è solo da poco approdata nelle mani di Bigben, molti cercavano una semplice riproposizione in salsa arcade del campionato, mentre i piloti più accaniti domandavano a gran voce una sfida di livello superiore, giunta infine attraverso DiRT Rally di Codemasters.

Con l'esordio dell'ottava generazione di console, la licenza ufficiale del Championship ha lasciato i lidi di Milestone per approdare nella sua nuova casa francese, senza tuttavia trovare una sistemazione accogliente nei tre capitoli sviluppati dai tecnici di Kylotonn. Le critiche mosse al debole comparto della fisica e all'interpretazione minimalista incontrate nel 'lontano' 2017 hanno finito per convincere i produttori a staccare la spina per un po', rivedendo l'intera architettura del progetto e presentandosi in quel di settembre con un WRC 8 completamente tirato a lucido.

Chiunque debba rendere giustizia ad un titolo automobilistico su licenza è necessariamente costretto a confrontarsi con un dilemma: come inserire nel pacchetto la giusta varietà e una dose di attività sufficiente per garantirne il successo sul lungo periodo? Nel caso specifico, i ragazzi di Kylotonn sono andati all-in sulla struttura della Carriera, una modalità che non si limita alla semplice riproposizione dell'ascesa di un pilota emergente nella cornice del campionato di Rally, ma che assume tinte gestionali piuttosto marcate.

Cover image for YouTube videoWRC 8 | Rally Argentina Gameplay (Beta version)

Nel rispetto della più antica tradizione di genere, bisogna cominciare la propria avventura dalle categorie inferiori, con soli tre tentativi per tentare la fortuna nella WRC 2 ma senza possibilità di esordire direttamente fra i grandi. Se la scelta viene senz'altro in aiuto dei neofiti, anche perché quest'anno si comincia proprio dal difficilissimo manto nevoso della Svezia, potrebbe annoiare i piloti più navigati, costretti ad affrontare un paio di stagioni di passaggio in cui prendere confidenza con le sole sfumature tecniche.

L'apparato gestionale, infatti, coinvolge una grandissima fetta dell'esperienza fuori gara: bisogna costruirsi un'equipe di tecnici, fisioterapisti, meccanici, agenti ed ingegneri pronti a seguirci una tappa dopo l'altra, personale a cui staccare succulenti assegni in cambio di servizi che agevolino la nostra corsa al campionato; se il roster può essere costantemente ampliato e curato per evitare affaticamenti e spese eccessive, la componente più importante si nasconde dietro un elaborato sistema di abilità pensate per potenziare ogni aspetto della nostra scuderia.

Completando test e rally, infatti, non si ottengono solamente i premi in denaro indispensabili per mantenere attive tutte le risorse, ma anche punti esperienza da spendere nel settore Ricerca e Sviluppo tanto per 'potenziare' la nostra auto, migliorandone considerevolmente le prestazioni e riducendo l'usura dei singoli pezzi, quanto per migliorare l'intero funzionamento amministrativo del nostro team, riducendo considerevolmente i costi ed incidendo sulla reputazione del pilota.

Idealmente, è possibile riempire ciascuna casella del calendario con costanti ed impegnative fasi di testing per massimizzare i guadagni e portare a casa più esperienza possibile, prendendo parte anche a eventi particolarmente difficili (leggasi: al limite dell'impossibile) che premiano il giocatore con ricompense speciali. Ovviamente, il tutto è condito dalla classica esperienza WRC: bisogna sempre tener d'occhio il termometro dei rapporti con il costruttore puntando al raggiungimento degli obiettivi di squadra, mantenendo il bilancio in attivo e, soprattutto, rispondendo a tutte le 'challenge' lanciate dai membri del team.

La neve è la superficie perfetta per testare i miglioramenti al comparto della fisica: scorrere sul ghiaccio è un vero e proprio piacere.

Ma passiamo alla portata principale: la fisica di guida di WRC 8 ha messo in scena un vero e proprio capovolgimento di fronti. Se, durante le curve, capita ancora di perdere un po' troppo spesso il posteriore e sentire il telaio eccessivamente pesante, è subito evidente come siano stati fatti passi da gigante. Il terreno risponde particolarmente bene al passaggio degli pneumatici, riesce a far brillare la scelta della mescola ed è persino dotato di una fortissima identità: il passaggio dall'asfalto della Corsica agli sterrati della Sardegna, ad esempio, non è mai stato convincente come in questo capitolo.

Anche il feed al volante è migliorato, e disattivando gran parte degli aiuti è possibile concentrarsi solo sul rombo del fuori giri e seguire attentamente le indicazioni del co-pilota, sfrecciando a tutto gas e facendo affidamento solamente sull'istinto. Pur non mettendo in scena un livello di sfida paragonabile a quello di DiRT, c'è poi da dire che questo ottavo capitolo richiede riflessi da cavaliere Jedi per essere giocato in purezza, ovvero cercando di restare competitivi senza la benedizione del traction control.

La nuova anima si avvicina molto alla tipica struttura simulativa, ma risente ancora di qualche spigolo piuttosto pungente, tra cui spicca un sistema di collisioni ben distante dall'essere eccezionale ed inevitabilmente destinato a ripercuotersi sul discutibile funzionamento dei danni. Inoltre, si ha spesso la sensazione che la trasmissione assistita finisca per remare contro la nostra prestazione, tirando troppo prima di cambiare marcia o scalando tardi mentre si attacca una curva, con il risultato che, anche sfruttando il cambio semiautomatico, conviene sempre e comunque affidarsi all'input manuale.

Viene da sé che uno fra i più grandi punti di forza di WRC 8 sta proprio nella licenza del campionato di rally, strumento indispensabile per mettere in scena una grandissima varietà di percorsi e ambientazioni uniche nel loro genere. In fin dei conti, l'elemento più divertente sta proprio nel continuo alternarsi di sfondi e percorsi differenti, ulteriormente impreziositi da un meteo dinamico che non solo arricchisce l'apparato estetico, ma arriva anche ad influire sulle caratteristiche dell'assetto.

Lo sterzo è molto sensibile, e lo diventa ancor di più quando ci si trova a percorrere gli sterrati.

Se la resa dei biomi e delle latitudini lungo cui sfrecciava la nostra Ford è stata in grado di convincerci pienamente, lo stesso non si può dire dell'attenzione grafica riposta nella caratterizzazione degli sfondi, accompagnata da un costante sottofondo di pop-in e punteggiata di texture particolarmente scarne, specialmente quelle della pur ricca vegetazione. Aggiungendo all'amalgama il lock sui 30fps anche nella versione Xbox One X, otteniamo un risultato estetico che ha ancora un grande margine di miglioramento.

A stupirci, invece, è stata l'abilità dimostrata da Kylotonn nel cavalcare il sottile confine che separa l'esperienza arcade dalla formula simulativa. Ad un primo sguardo, potrebbe sembrare che siano solamente le impostazioni della fisica a dettare la profondità dell'esperienza, ma basta un salto fra le opzioni relative all'assetto per scoprire decine di slider che gestiscono sospensioni, differenziale, freni e trasmissione, modificando sostanzialmente l'effettiva percezione alla guida.

Accanto alla portata principale troviamo un contorno piuttosto ricco, ma non particolarmente incisivo: oltre alla carriera sono presenti una classica modalità stagione in cui incarnare i campioni del WRC, un'area test in cui mettere alla prova gli assetti ed una serie di sfide su base settimanale, con tanto di classifiche dedicate al multigiocatore.

A questo proposito, il comparto multiplayer alza il sipario su un'anacronistica ma piacevole modalità split screen per condividere una tappa con un amico, poco prima di puntare tutti i riflettori disponibili sul mondo degli eSports. Oltre alle classiche lobby e partite rapide, infatti, sono presenti una serie di sfide su base settimanale volte a selezionare i migliori piloti virtuali del mondo. Scaldandosi il più possibile tramite i round di warm-up, si avranno poi a disposizione solamente cinque tentativi per tentare di imporre il proprio record sugli aspiranti professionisti ed entrare a far parte della scena competitiva.

La varietà delle tappe è senza dubbio il più grande punto di forza del titolo, ma le texture di sfondo meritavano un maggior livello di cura.

Insomma: tutto bene sul lato guida, feeling e profondità della carriera, ma ci sono ancora pesanti criticità che affliggono l'intero comparto del polishing. La cura per l'estetica avrebbe potuto beneficiare di un ulteriore lavoro di rifinitura, e l'atmosfera è raramente impreziosita da particellari convincenti e texture in alta definizione. Anche la gestione della telecamera meritava un ulteriore livello di attenzione, specialmente sapendo che gran parte dell'utenza apprezza la visuale interna all'abitacolo, qui resa in modo piuttosto debole.

È innegabile che WRC 8 rappresenti un gigantesco passo avanti rispetto all'episodio precedente, ma bisogna tenere a mente che sono passati due anni dalla release della scorsa istanza. Nonostante la quantità di limature tecniche e l'apprezzabile ricostruzione dell'intero motore fisico, l'opera di Kylotonn ha ancora un grandissimo margine di miglioramento, e questo episodio non rappresenta nient'altro che una solida pietra fondante dalla quale costruire un futuro radioso.

7 / 10

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WRC 8

PS4, Xbox One, PC, Nintendo Switch

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Lorenzo Mancosu

Editor-in-Chief

Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.

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