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Giochi del decennio: Dead Space 2 è l'evoluzione di un capolavoro e l'inizio della sua fine - articolo

Cut off their limbs!

Con l'arrivo del 2020 abbiamo deciso di celebrare i 30 giochi che hanno lasciato il segno negli ultimi dieci anni. Potete trovare tutti gli articoli pubblicati nell'archivio dei Giochi del decennio, e leggere dell'idea da cui è nato il progetto nel nostro editoriale.


Già immagino ciò che starete pensando. "Scrivi di Dead Space 2 solo perché il primo iconico Dead Space non fa parte del decennio e perché il terzo capitolo viene considerato una ciofeca". Forse è così, forse no ma sicuramente una cosa devo ammetterla: ogni singolo capitolo della saga targata Visceral Games (inizialmente EA Redwood Shores) ha avuto un ruolo centrale nella mia carriera di videogiocatore prima e di redattore poi, facendomi capire quanto amassi davvero questo medium.

Quando un compagno del liceo mi prestò il primo Dead Space tutto ciò che sapevo era racchiuso nella descrizione del mio amico: "fa troppa paura, non riesco a giocarci più di un'ora di seguito, figuriamoci se riesco a finirlo". A quei tempi l'amore per i videogiochi era già fortissimo ma essendo cresciuto con ciò che mi capitava per mano senza fare troppo lo schizzinoso non avevo mai toccato un vero esponente del genere horror. Prima il Sega Saturn, poi la PS2 a fine generazione e poi per un colpo di fortuna una Xbox 360 primissima versione, regalata a mio fratello maggiore nonostante una scatola-scherzo contenente un pezzo di legno con su scritto "Ics Bocs" che non faceva presagire nulla di positivo. Quello fu il periodo che mi fece avvicinare davvero ai videogiochi ma nonostante tutto il genere horror non mi aveva ancora sfiorato.

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Una bestemmia considerando i Silent Hill e i Resident Evil vari degli anni della mia gioventù ma per uno scherzo del destino, tra la girandola di prestiti e regali, fu solo il primo Dead Space a rappresentare il mio battesimo nel genere. Non essendomi mai spaventato neanche lontanamente di fronte a un film horror fui travolto dalla reazione che i tetri corridoi della USG Ishimura suscitavano in me e ben presto capii le parole del mio amico. In parole povere si trattò di un battesimo che con disarmante semplicità fece capire a un ragazzino l'incredibile forza dei videogiochi e dell'interattività.

Attraverso l'incedere incerto del taciturno Isaac Clarke, perdevo quel distacco che provavo con i film horror e provavo sulla mia pelle l'urgenza di dover sopravvivere ai letali necromorfi fino ad arrivare a quei titoli di coda che mi lasciarono con un cliffhanger che ai tempi mi segnò profondamente. Non è giusto! La storia di Isaac non poteva finire così, non era possibile. Dovevano assolutamente realizzare un secondo capitolo, dovevano darmi delle risposte, farmi capire se il protagonista era impazzito del tutto o se c'era ancora una speranza per quell'anonimo ingegnere a cui tanto mi ero affezionato.

L'attesa e la speranza di mettere le mani su Dead Space 2 mi spinsero a iscrivermi a forum, a comprare libri legati all'IP, a spulciare wiki dedicate e a seguire siti specializzati che prima di allora ignoravo completamente o quasi. Come se ciò non bastasse, negli anni l'analisi/recensione di Dead Space 3 divenne anche il mio articolo di prova preferito, quello con cui spesso tentavo di entrare in una redazione specializzata. Ve lo avevo detto che la saga ha avuto un ruolo centrale per me ma è soprattutto Dead Space 2 a essersi impresso in maniera indelebile nella mia mente.

La follia di Isaac diventa un nemico quasi impossibile da sconfiggere.

Fu il primo gioco che comprai al day one e fu una evoluzione sotto alcuni aspetti impressionante perché alle atmosfere incredibilmente riuscite e a un sound design che ancora oggi fa impallidire gran parte delle produzioni, vennero aggiunti dei momenti di assoluta spettacolarità da vero e proprio blockbuster. Tagliare gli arti e affrontare i letali necromorfi con armi non convenzionali rimaneva il fulcro dell'avventura ma intanto la componente puzzle cresceva a dismisura a braccetto di una esplorazione molto più accentuata e godibile anche grazie alle sezioni a zero G completamente riviste e finalmente non ingessate dal sistema di movimento.

Visceral Games fece passi in avanti pazzeschi a livello artistico e tecnico mentre Isaac intanto acquisiva un volto e una voce davvero riconoscibili in grado di trasmettere con efficacia i tormenti mentali e le durissime sofferenze interiori che lo affliggevano. Questi d'altronde erano nemici forse ancora più spaventosi di un catalogo di aberrazioni e boss sempre più ampio e di cospirazioni e culti che tramavano nell'ombra. Dal mio punto di vista Dead Space 2 fu l'evoluzione di un capolavoro anche se in certi momenti sacrificava la sua iconica, soffocante claustrofobia e l'anima puramente survival per realizzare quel "bigger and better" tipico dei sequel.

I Marchi, la chiesa di Unitology e il fanatismo sono elementi chiave della crescita del lore di Dead Space.

Forse è per questa ragione che la seconda avventura di Isaac mi affascina così profondamente, perché è sia l'evoluzione di un capolavoro che l'inizio della sua fine. È un gioco che galleggia in un equilibrio tutto suo tra la fedeltà al passato e la voglia di crescere, di espandere il proprio lore, di essere più spettacolare, di sfruttare budget maggiori, di avere una campagna marketing in grado di spingerlo oltre la propria nicchia verso un pubblico di massa. L'esperimento malriuscito del multiplayer è una delle avvisaglie più concrete di una IP che sembrava aver imboccato una strada che l'avrebbe portata a snaturarsi sempre più, trasformandosi poi nel controverso Dead Space 3. Un gioco che comunque avevo adorato ma che aveva abbracciato l'anima da TPS con elementi horror più che quella di vero survival horror.

Il picco più alto prima del tracollo, il momento della svolta che cambia il futuro di un'intera serie, lo sviluppo che lentamente passa in secondo piano rispetto a un'inefficace macchina del marketing che riceve budget sempre più impressionanti. Dead Space 2 è uno spartiacque che può insegnare molto all'industria videoludica, che avrebbe potuto tracciare limiti da non valicare e che, se analizzato nel modo corretto, avrebbe garantito un futuro decisamente diverso per questo affascinante universo.

A livello personale e a livello puramente critico, Dead Space 2 è il mio gioco del decennio. Con la chiusura di Visceral Games ancora negli occhi e l'IP abbandonata a se stessa, non posso che pensare non è giusto! La storia di Isaac non può finire così. Oggi, come nel 2008, meritiamo di impugnare la Lama al Plasma ancora una volta.