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Lost Ember - recensione

Un gioco riflessivo e pacifico.

La seconda campagna di crowfunding di maggior successo in Germania, per quanto riguarda i videogiochi, ha dato alla luce Lost Ember. Il titolo di Mooneye, piccolo studio di sviluppo indipendente con sede ad Amburgo e il cui staff è composto da sole 5 persone, è finalmente uscito dopo una lunga gestazione. Dopo gli elogi della critica e i premi vinti successivamente alla presentazione al Gamescom del 2016, si sono infatti susseguiti diversi ritardi e Lost Ember è approdato su Steam alla fine di novembre.

La sua originalità si basa sul fatto che vestiamo i panni di un Lupo, accompagnato da quello che, a prima vista, appare come un globo luminoso orbitante. Fin da subito si rivela essere lo spirito guida che lo affiancherà durante il viaggio alla ricerca della Città della Luce, luogo paragonabile al Paradiso e dalla cui è stato inspiegabilmente estromesso.

Tra panorami mozzafiato, scenari suggestivi e aree immense completamente esplorabili, il protagonista si troverà alle prese con indizi, reliquie e rompicapi che lo aiuteranno nel difficile compito di riuscire a comprendere ciò che è accaduto alla civiltà degli Yanren, misteriosamente scomparsa tempo addietro.

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Scopriremo come in realtà il nostro lupo incarni lo spirito di Kalani, anch'essa una Yanren, vera protagonista della nostra avventura, attraverso lo svolgersi di una trama fatta di lealtà, tradimento e vendetta che ci metterà davanti ad un passato composto da scelte, giuste o sbagliate, che hanno avuto un ruolo importante nella scomparsa degli Yanren.

Elemento portante del gameplay è che tale spirito guida potrà "trasmigrare" da un'animale all'altro (ce ne sono dozzine) a seconda della circostanza che si presenterà dinnnanzi al nostro lupo. Per infilarci in piccolissimi cunicoli infatti, ci potremo trasformare in piccoli opossum, con la possibilità di rotolare raggomitolati su noi stessi e con più velocità.

Quando servirà oltrepassare crepacci o spostarsi a grandi distanze, potremo vestire i panni di un pappagallo, e quando invece dovremo superare dei profondi specchi d'acqua ci trasformeremo in un pesce. Poi, per salire su di una ripidissima parete rocciosa diventeremo una capra, che sarà utile, come anche il bisonte, qualora volessimo sfondare muri che ostacolano nel cammino. Trasformarci in talpe, ci permetterà invece di scavare cunicoli sotterranei che faranno oltrepassare anche le più spesse mura. Nel prosieguo dell'esplorazione faranno poi la loro comparsa altri animali, tra cui alcuni leggendari, a completare la fitta fauna controllabile.

L'elemento portante del gioco è la possibilità di trasmigrare da un'animale all'altro. E ce ne sono davvero tanti.

La trama è suddivisa in capitoli e il mondo in aree separate, ognuna delle quali delimitata da una gigantesca barriera trasparente di colore rosso che saremo chiamati a frantumare, oltrepassandola una volta completati tutti i punti di interesse necessari allo sviluppo della storia presenti in essa.

I punti d'interesse altro non sono che dei fuochi, identificabili con gigantesche colonne di fumo rosso, la cui interazione da parte del giocatore sbloccherà scene cinematiche o memorie di ciò che è avvenuto in quel punto nel passato, utili per ricostruire la storia di Kalani e a chiarire il rapporto che lei stessa aveva col padre, Atevo, capo della Guardia Imperiale, con cui durante la storia scopriamo essere in forte contrasto.

Oltre a questi falò principali, il mondo di gioco è pieno zeppo di altri piccoli fuochi che forniscono indizi al giocatore, così come di reliquie e collezionabili (principalmente varie tipologie di funghi) che andranno ad alimentare il menu dedicato, per la gioia dei più avvezzi a raccogliere tutti gli oggetti e a sbloccare achievement, ma non saranno di vitale importanza per lo svolgersi della trama.

Il mondo di gioco è pieno di piccoli fuochi che forniscono indizi al giocatore.

Ci sono anche dei minigiochi, come una sorta di Flappy Bird con protagonista un colibrì, che dovremo completare con blandi Quick Time Event che ampliano la varietà del gameplay, ma tutto sommato non incidono particolarmente.

Per quanto riguarda il lato tecnico abbiamo rilevato alcune problematiche con le meccaniche di volo che, con la maggior parte degli uccelli presenti in gioco, non funzionano a dovere. In alcuni casi infatti gli uccelli possono volare molto in alto ma tendono a perdere rapidamente quota al punto da impedirci di raggiungere la meta designata, situata dall'altra parte dell'abisso che stiamo sorvolando. Potremo ricominciare immediatamente dal punto precedente senza preoccupazioni ma c'è da tenerne comunque conto, sperando in eventuali aggiornamenti da parte degli sviluppatori.

Il sonoro fa un ottimo lavoro per quasi tutto il tempo, eccezion fatta per degli strani silenzi che accompagnano il nostro incedere con, sullo sfondo, il solo rumore dei passi del lupo, peraltro non di finissima fattura. Per tutto il resto dell'avventura la musica riveste un ruolo primario, sottolineando scenari spettacolari e atmosfere davvero degne di nota.

Le memorie saranno utili per ricostruire la storia di Kalani e chiarire il rapporto che aveva col padre, Atevo.

Lost Ember è uscito per PS4, Xbox One e PC: noi l'abbiamo provato su quest'ultima piattaforma, con un processore e una scheda grafica di fascia alta. Abbiamo rilevato alcuni fastidiosi bug nelle transizioni tra un'area ad un altra e dei problemi di frame rate, sporadici ma piuttosto rilevanti, così come dei freeze durante il caricamento degli scenari che rendono impossibile proseguire l'avventura costringendoci a ripartire di frequente dal checkpoint precedente.

Piccole sbavature, quelle di cui sopra, che sicuramente richiedono una migliore ottimizzazione ma che non rovinano nel complesso un titolo che fa della trama il suo punto di forza e il cui gameplay riesce a riflettere la splendida ambientazione in cui si sviluppa la storia.

Trama che probabilmente non è la più originale che si sia mai vista in un videogame ma che scorre piacevolmente, portando il giocatore a cambiare il proprio punto di vista sul personaggio principale, e che merita di essere portata a compimento fino alla fine. C'è da dire che non c'è un nemico da affrontare, un tempo limite da rispettare o una sfida vera e propria, quindi il tutto scorre molto tranquillamente, come da tradizione dei giochi di pura esplorazione.

Trasformarci in bisonti sarà utile per sfondare muri che ci ostacoleranno nel cammino.

Lost Ember è dunque un gioco riflessivo e pacifico, che concentra l'attenzione sul dipanarsi degli eventi della trama principale, sul personaggio e di conseguenza sul mondo che lo circonda.

È indubbiamente un titolo non adatto a tutti, ed è principalmente destinato a quei giocatori che prediligono l'esplorazione di bellissimi paesaggi e una buona storia. Tutti elementi, questi, che sono il punto di forza dell'opera di Mooneye.

6 / 10

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Lost Ember

PS4, Xbox One, PC

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A proposito dell'autore

Stefano Ianni

Contributor

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