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Dan Houser lascia Rockstar Games. E adesso? - articolo

Per metà severo perfezionista, per metà creativo rivoluzionario.

È ormai notizia che Dan Houser non farà più parte di Rockstar Games a partire dal prossimo 11 marzo. Già, proprio quel Dan Houser, il fondatore della software house assieme al fratello Sam, una personalità che, nonostante le decine di awards ricevuti, si è sempre tenuta a debita distanza dalle luci della ribalta.

Autore e produttore di tutte le maggiori IP di Rockstar, da Grand Theft Auto passando per Canis Canem Edit, per arrivare infine a Red Dead e Max Payne 3, Dan Houser è stato più volte annoverato nelle classifiche dei più grandi scrittori di videogiochi di tutti i tempi. I fratelli Houser si sono addirittura piazzati nella sezione più alta delle personalità più influenti del 2009 secondo il New York Times, proprio mentre Grand Theft Auto V si apprestava a diventare il prodotto d'intrattenimento più redditizio della storia.

Insomma, quella di Dan Houser è una firma che si è dimostrata talmente impattante da conciliare i favori della critica con il successo commerciale, trattando tematiche sensibili senza alcun timore e influenzando irreversibilmente la cultura del lavoro all'interno di Rockstar Games, tanto in positivo quanto in negativo.

Jason Schreier, noto giornalista di Kotaku, ha recentemente affermato che le condizioni lavorative all'interno della compagnia sono notevolmente migliorate rispetto allo scorso aprile 2019, momento in cui Dan Houser ha dato il via a ciò che doveva essere un semplice anno sabbatico. Sono stati in molti, infatti, ad attribuire al perfezionismo di Houser il lungo periodo di crunch che ha segnato lo sviluppo di Red Dead Redemption 2.

I fratelli Houser ritirano il BAFTA assieme al presidente di Rockstar North Leslie Benzies e all'art director Aaron Garbut.

D'altro canto il prodotto finito si è dimostrato un capolavoro su più fronti, oltre che uno dei più grandi kolossal mai concepiti dall'industria del videogioco. Anche se questa descrizione potrebbe calzare a pennello su diversi titoli di Rockstar Games, l'ultima avventura nel selvaggio West è ormai destinata a trasformarsi nella summa del lavoro di Houser, specialmente nel ruolo di scrittore.

Come cambierà Rockstar dopo aver perso una figura del suo calibro? Il primo pensiero è rivolto a GTA VI, un titolo che a questo punto possiamo definire quasi imminente, nonché destinato a confrontarsi con la pesantissima eredità dei suoi predecessori. Beh, giusto un paio d'anni fa, parlando del nuovo capitolo della saga, Dan Houser ha affermato di "essere in difficoltà a immaginare qualcosa di nuovo, perché la realtà americana sta iniziando a superare qualsiasi parodia".

Ma torniamo per un attimo indietro, agli anni che hanno preceduto l'esplosione in borsa di Take Two Interactive, prima che GTA V incassasse quasi tre miliardi di dollari, prima che Arthur Morgan e la banda di Dutch facessero incetta di recensioni dal perfect score. Quando Rockstar Games non era neppure un'idea nella sua mente, Dan Houser tentò assieme al fratello Sam di sfondare nel mondo della produzione musicale, coltivando l'Hip Hop del Regno Unito attraverso il gigante BGM.

Destino volle che i due giovani ribelli si trovarono coinvolti nell'acquisizione da parte di Take Two del segmento BGM Interactive, piccola controllata che sviluppò pochi dimenticabili titoli per Sega Saturn. Ad affare concluso, i due fratelli chiesero al direttivo di trasformare l'impresa in Rockstar Games, allo scopo di mettere in piedi un piccolo sviluppatore indipendente che cercasse di farsi strada dai confini del mercato americano.

Quella di Red Dead Redemption 2 è una storia talmente distante dagli standard di Houser, che potrebbe rappresentare il suo testamento creativo.

Quello che né Take Two né gli 'Hauser Brothers' potevano immaginare, è che la prima IP pubblicata non si sarebbe solamente tramutata in un colosso immortale, ma addirittura in un vero e proprio manifesto creativo. Quando Grand Theft Auto fece il suo esordio sul mercato, numerosi paesi fra cui la Francia sbatterono le porte in faccia al prodotto ancor prima che un singola copia potesse essere venduta, con l'effetto collaterale di far schizzare in orbita l'interesse verso il titolo.

Secondo Dan Houser, Grand Theft Auto non nasce come una rappresentazione dell'America ma della "Americana", ovvero del modo in cui il sogno americano viene "venduto" in giro per il mondo, con tutti i cliché e le contraddizioni del caso. È un mondo di stereotipi che il team diretto dallo scrittore è riuscito a trasformare in una cassa di risonanza molto tagliente, estremizzando la sottile ironia che negli anni ha fatto la fortuna di serie acclamate come i Simpson.

Violenza gratuita, mondo criminale, droga, sesso, alcolici e sparatorie, sono divenute le fondamenta dell'azione che negli anni ha fatto da contorno ad aspre critiche sociali ed economiche, purtroppo passate spesso in secondo piano agli occhi della stampa generalista. I fratelli Houser hanno sempre sorriso di fronte alle critiche, persino quando la Clinton ha lanciato un'aspra campagna ai danni di GTA, persino quando Manhunt rischiava di finire al bando mentre Saw: L'enigmista dominava i weekend cinematografici.

Insomma, con il successo della saga di bandiera, Dan Houser si è trasformato nel peggior incubo di tutti i "boomer" statunitensi: una figura che si divertiva a sfregiare la politically correctness e le convenzioni sociali, per di più dotata di un'enorme influenza sui giovani. Questa è stata l'essenza dello scrittore che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi progetti, per lo meno fino all'inaspettato cambio di rotta che ha segnato Red Dead Redemption 2.

Il GTA San Andreas di Carl Johnson, Big Smoke, Jenna Jameson e compagnia, è coinciso con le critiche più feroci rivolte a Rockstar Games dalla politica americana.

Dopo la notizia dell'abbandono della compagnia, l'avventura di Arthur Morgan si può interpretare a maggior ragione come il testamento creativo di Dan Houser, come una "redenzione" che, oltre ai protagonisti e al pubblico, ha coinvolto persino l'autore. È piuttosto ironico che la sua ultima storia racconti le vicende di un assassino che sogna di smettere di uccidere, di sbarazzarsi del revolver una volta per tutte, tracciando una linea netta fra il bene e il male.

Purtroppo non c'è alcuna certezza riguardo le ragioni dietro le dimissioni, e non stiamo facendo altro che romanzare un abbandono destinato ad impattare pesantemente l'operato della compagnia. Rockstar Games perde il suo più grande creativo, nonché uno fra gli unici due personaggi che mantenevano saldamente il controllo sull'intero procedimento di sviluppo, dal concept fino alle ultime limature.

È più che plausibile che la sua impronta abbia già segnato profondamente l'anima di Grand Theft Auto VI, così com'è presumibile che la perdita del suo caratteristico perfezionismo finisca per migliorare le condizioni di lavoro all'interno della software house. D'altra parte, ad abbandonare la nave è proprio l'uomo che ha firmato i due più grandi successi nel porftolio del publisher, e che prende le distanze mentre le loro spoglie sono ancora calde.

Forse non si tratta di un roster longevo come l'insieme dei figli di Miyamoto, ma Rockstar si trova costretta a salutare il padre di Arthur Morgan, John Marston, Tommy Vercetti, Jimmy Hopkins e Carl Johnson, per non parlare della penultima triade di protagonisti fra cui spiccava Trevor Phillips. D'altra parte, lascia una compagnia che ormai è temprata dal fuoco di decine di capolavori, un gran numero di studi abituati al networking e certamente consapevoli dell'impronta stilistica del marchio.

GTA V, con 115 milioni di copie vendute e i suoi servizi, è il prodotto d'intrattenimento più redditizio della storia. Inoltre, ha incassato un miliardo di dollari in sole 24 ore dal lancio.

Si potrebbe dire che l'equipaggio è ormai autosufficiente, che la storica irriverenza non sarà ridimensionata, che Rockstar Games sembra destinata a superarsi una release dopo l'altra, a prescindere dall'uomo al timone.

Ma la verità è che dovrà fare a meno del più grande capitano nell'intero panorama del mercato contemporaneo, di una firma che, per quanto severa ed esigente, è stata per vent'anni una garanzia di eccellenza.

Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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