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Bloodroots - recensione

Andate, uccidete... e divertitevi!

Tradito, picchiato, deriso e lasciato a terra morente. L'incipit di Bloodroots potrebbe essere definito tarantiniano perché per certi versi strizza l'occhio a quello di Kill Bill.

Come il buon Quentin insegna, però, non bisogna mai dare per morto chi è arso dal fuoco della vendetta. In questo caso il morto e risorto si chiama Mr. Wolf (altro riferimento al cinema di Quentin), un bestione di oltre 100 chili che dopo essersi rimesso in sesto, decide di mettersi sulle tracce di coloro che lo avevano abbandonato sanguinante in mezzo alla foresta. Tracce di sangue, ovviamente, che colorano questo gioco fin dai primi istanti.

Se avete giocato Hotline Miami, potete già farvi un'idea dello stile di gioco di Bloodroots, un gameplay frizzante, rapido e scandito da uccisioni in serie. Una serie di livelli pieni zeppi di nemici da fare fuori a velocità folli, facendo però attenzione a non essere colpiti. Basterà infatti un unico errore per vedere lo schermo colorarsi di rosso sangue, il vostro.

Parliamo di uno stile arcade tanto semplice quanto stimolante, che spinge il giocatore a tentare soluzioni creative per fare piazza pulita. Per vincere in Bloodroots dovrete fare affidamento soprattutto sulla vostra rapidità di pensiero e sul colpo d'occhio, essenziale per capire al volo la morfologia dei livelli e il modo migliore per sfruttarli a vostro vantaggio.

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Prima regola: rimanere il meno possibile fermi. L'immobilità porta alla morte quindi muovete il c**o, occhio però a non farlo a vuoto perché il tempo che impiegherete per superare ogni stage influirà pesantemente sulla valutazione finale.

Seconda regola: se puoi raccoglierlo, puoi usarlo. Gli sviluppatori non si sono risparmiati e hanno disseminato ogni stage di una miriade di strumenti in grado di rendervi la vita un po' più facile. Accette, bastoni, scale, tubi, covoni di paglia: non importa cosa afferriate, usatela per uccisioni da vicino o dalla distanza. Come ulteriore incentivo alla sperimentazione, Paper Cult ha dotato alcuni strumenti di poteri speciali, che danno vita ad animazioni particolarmente buffe e in certi casi cruente. Non siamo in zona Fatality di Mortal Kombat, ma la fantasia a questi ragazzi non manca. Occhio inoltre al counter su schermo perché ogni oggetto può essere usato un numero limitato di volte e rimanere a mani vuote sul più bello potrebbe costringervi a ricominciare tutto da capo.

Terza regola: imparate dai vostri errori. Morirete spesso ma ogni morte vi insegnerà qualcosa. Magari avete sbagliato la progressione delle uccisioni, non dovevate prendere quell'arma in quel momento o magari era meglio tentare un'altra strada. Scoprirete inoltre che alcuni oggetti come scale o catene possono essere utilizzati per raggiungere porzioni diverse del livello che apriranno nuove strade.

Il fuoco danneggia sia voi che i nemici e mezzi come i carri possono essere usati anche una volta distrutti, raccogliendone i pezzi.

Quarta regola: non accontentatevi mai dei vostri risultati. Bloodroots ha una storia, è vero, ma anche una spiccata anima arcade. Potete giocarlo per seguire la storia e scoprirne l'epilogo ma anche ripetere tutti i livelli per mettere a frutto ciò che avete imparato. Vedere il vostro nick sempre più in alto nelle classifiche mondiali sarà un ulteriore stimolo a non lasciar perdere il gioco una volta completato.

Un gioco di questo tipo ha bisogno di un sistema di controllo adeguatamente semplice e reattivo. Bloodroots in questo senso è essenziale: stick analogico (o croce direzionale) per muoversi, un tasto per raccogliere gli oggetti, uno per saltare e uno per colpire. Imparare a gestire il tutto non vi porterà via più di qualche minuto. Purtroppo la reattività non è ineccepibile e in alcuni casi abbiamo dovuto testimoniare lievi ritardi nella risposta ai comandi, un difetto fortunatamente occasionale ma abbastanza fastidioso.

Non esistono livelli di difficoltà ma gli sviluppatori hanno inserito un paio di opzioni per rendere il gioco (decisamente) meno arduo ai neofiti del genere. Si tratta della Modalità Invincibile, che non ha ovviamente bisogno di spiegazioni, e dell'opportunità di liberare completamente l'area che state giocando da qualsiasi nemico.

L'ultima uccisione è sottolineata da zoom ed effetto rallentatore. Avremmo però gradito una maggiore varietà nella regia.

Francamente abbiamo trovato queste due soluzioni fin troppo esagerate. visto che siamo di fronte a un gioco concepito e realizzato per essere difficile. Sarebbe stato forse più opportuno inserire la possibilità di ricevere 2 o 3 "hit" invece della morte istantanea con un solo colpo, ma rendere il protagonista invulnerabile o togliere di mezzo qualsiasi ostacolo sono scelte di design assolutamente insulse.

Giocato nella sua essenza più pura, Bloodroots è un titolo riuscito e divertente, che di tanto in tanto evidenzia solo qualche difetto chiamiamolo di inesperienza degli sviluppatori. Appartiene al genere action, ma fa parte di un sotto-insieme pseudo tattico piuttosto particolare tattico che non lascia spazio alle mezze misure: piace o non piace. Per poterlo inquadrare torniamo ancora una volta a paragonarlo ad Hotline Miami.

Se questa fonte d'ispirazione (e relativo sequel) vi è piaciuta procedete senza indugio all'acquisto Se al contrario preferite i giochi d'azione un po' più classici, la sua struttura lineare ma al tempo stesso aperta a diverse soluzioni potrebbe disorientarvi un po'.

8 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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