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La Casa di Carta (stagione 4) - recensione

La bellezza dell'esagerazione.

ATTENZIONE: l'articolo contiene spoiler delle stagioni precedenti, chi non le avesse viste inizi a leggere dopo la successiva linea di divisione.


La Casa di Carta è ormai un vero fenomeno internazionale e come tale è seguita da una massa enorme di fan, ai quali di eventuali difetti non importa nulla, felici di sospendere l'incredulità e di ributtarsi in mezzo ai personaggi a vario grado amatissimi. Oppure odiatissimi, che fa lo stesso.

Poi, naturalmente, come tutti i fenomeni ha nutrito una vasta gamma di feroci odiatori che, invece di limitarsi a non guardarla, litigano con chi l'apprezza, creando due schieramenti che si guardano in cagnesco senza possibilità di dialogo. E i motivi per chi la ama sono esattamente quelli che la fanno odiare agli altri.

Il finale della terza stagione ci aveva lasciato in un momento tragico per i protagonisti: il Professore aveva perso il contatto con i suoi compagni; Nairobi era stata ferita in modo forse mortale; Lisbona era stata catturata e si trovava in balia della perfidissima poliziotta incinta Alice Sierra; Palermo, l'uomo a capo della banda, si era rivelato un soggetto lungi dall'essere affidabile; e dall'interno si era palesato un nemico davvero pericoloso, Gandía, il capo della Sicurezza, un vero osso duro.

A infastidire e creare problemi non necessari, era riuscito a rientrare fra gli assediati il sempre irritante Arturito. E le forze dell'ordine assaltavano da fuori. Tutto stava degenerando in un caos che poteva essere fatale. Il castello di carte sembrava sul punto di crollare. Abbiamo avuto la possibilità di vedere i primi cinque episodi, sugli otto complessivi, e abbiamo trovato tutti alle prese con quanto annunciato.

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La Casa di Carta, che del resto era nata come una serie spagnola dalle limitate ambizioni e che nessuno si aspettava deflagrasse così, non può (e non vuole) essere rubricata in una categoria precisa. Non è uno heist movie iperbolico alla Ocean's Eleven (o alla Mission Impossible), anche se i piani del Professore sono della solita irreale precisione e lungimiranza.

Non è un dramma sociale sugli ultimi che vogliono la loro vendetta su un Sistema che li ha schiacciati, anche se è indubbio che la rivalsa dei personaggi abbia assunto un forte sapore politico, perché chi non detesta le banche?

E questo, nella finzione e nella realtà, ha attirato tutto un tipo di pubblico che gode nel vedere i poveri che rubano ai ricchi (da Robin Hood in poi), infantilmente a ben guardare perché sa che mai nella realtà succederebbe.

E geniale è stata la trovata di far rubare soldi creati apposta, mostrando come la nostra vita sia soggetta a veri e propri pezzi di carta stampata a disegnini colorati, basta spingere qualche bottone. E a chi non fa piacere vedere le Forze dell'Ordine incarnate in personaggi in generale negativi, fare pessime figure ed essere sempre prese per il naso fino all'ultimo?

Un amore che supera ogni ostacolo.

La Casa di Carta è anche una soap nella costruzione delle varie vicende personali di tutti i protagonisti, che hanno goduto di una scelta di facce raramente così ben scelte. E che dire della romance fra la Inspectora e il Profesor, estremi che si sono toccati provocando un'esplosione di passione, sfociata in un rapporto di grandissimo amore e stima infinita?

Come già dicevamo nella recensione della precedente stagione, La Casa di Carta era una produzione nata per durate una sola stagione, che poi era stata acquistata da Netflix e rimaneggiata, cambiando il minutaggio degli episodi per ricavarne due stagioni. Il successo era stato tale da indurre la produzione di altri episodi a formare altre due stagioni.

Non si sa se Netflix intenda andare avanti nella produzione di nuove stagioni, perché a raschiare troppo un barile si corrono dei rischi. Ma il coronavirus ha fatto rimandare o bloccare molte produzioni e pertanto oggi non ci sono notizie al riguardo (intanto è disponibile anche un documentario che racconta il "dietro le quinte" di questo seguito).

Pur da fan, che guarderebbero a lungo gli intorcigliamenti esistenziali dei personaggi, ammettiamo che si avverte uno stiracchiamento della trama, con un paio di episodi che si svolgono durante un periodo in cui non succede nulla di determinante, se non un crescendo di incomprensioni fra vari caratteri.

L'amicizia, la solidarietà, l'amore.

Che a turno litigano come scemi, si fanno destabilizzare e manipolare come veri ingenui, specie il quartetto Denver/Tokyo/Rio/Stoccolma. Tiene invece, pur nelle ripetute lungaggini di un interrogatorio dalle prevedibili trappole psicologiche, l'intensità del rapporto fra Lisbona e il suo Professore.

Anche i frequenti ma brevi flashback sui momenti passati dei vari personaggi, non sarebbero indispensabili, mentre invece si infierisce su Arturito, che già era diventato uno dei personaggi più odiati del web e che qui davvero tocca vertici di miserabile abiezione quasi eccessiva.

E di caricaturale malvagità è Gandía, una specie di ninja imprendibile, che davvero con le sue competenze e la sua freddezza sembra poter fare facilmente polpette dei grandi dilettanti allo sbaraglio che sono gli appartenenti alla banda.

Del resto già nella prima stagione spesso il Professore era stato costretto a fare i salti mortali per rimediare agli errori commessi dai suoi. Valgono sempre le parti in cui ricompare Berlin, splendida la scena del matrimonio, con l'inatteso uso di due grandi hit italiane, cantate in italiano anche nell'originale (che sempre consigliamo), con l'accompagnamento di un coro quasi gregoriano.

Un uomo solo al comando.

Certo, in questa seconda fase è mancata l'originalità dell'esordio e, come sempre nei sequel, si è alzato il tiro, si è enfatizzato il tono generale, arrivando a superare in improbabilità le già improbabili avventure delle prime due stagioni.

La necessità di ricavarne due stagioni da 8 episodi (qui forse ne sarebbero bastati 6) ha poi prodotto gli stiracchiamenti di cui sopra. Ma i personaggi a parte Berlin sono rimasti se stessi, con le loro assurdità, gli eccessi, le incoerenze, eppure tutti così capaci di farsi seguire nelle loro incredibili avventure. Che è sempre il segno di un prodotto commercialmente riuscito.

E la fine del quinto episodio sembra riportare a quell'azione frenetica cui eravamo abituati, che era il marchio della serie. Non resta quindi che aspettare il 3 aprile per vedere cosa ancora potrà succedere agli improbabili eroi della Casa de Papel.