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Yes, Your Grace - recensione

Simulatore di Sua Maestà.

Uno degli aspetti più appassionanti del mondo dei videogiochi è la sua totale assenza di censure e limiti. Non ci riferiamo a contenuti potenzialmente pericolosi o problematici ma al fatto che il settore sia capace di spaziare sull'intero spettro dell'attività culturale e naturale dell'uomo.

Dagli albori del medium abbiamo infatti assistito alla realizzazione di videogiochi su qualsiasi argomento; un'interessante sfida intellettuale potrebbe essere quella di provare il contrario, ovvero trovare ambiti in cui i videogiochi non si siano spinti.

Uno dei temi più abusati è quello di mettere il giocatore nei panni di un uomo potente e di dargli gli strumenti per gestire, aumentare o comunque manipolare questa potenza. Il gameplay che ne deriva è potenzialmente molto ricco e creativamente infinito e questo spiega il gran numero di titoli che trattano il tema, in una delle sue mille varianti possibili.

Una di queste varianti potrebbe appunto essere quella relativa all'epoca medioevale, mettendo il giocatore nei panni di un re di un piccolo regno alle prese con i problemi della quotidianità. Gli appassionati di Crusader Kings trasaliranno, ma Yes, Your Grace fa proprio questo. E lo fa in maniera più focalizzata e leggera rispetto al colossale titolo targato Paradox.

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L'idea centrale è quella, appunto, della quotidianità. In ogni turno (che rappresenta una settimana nella narrativa) vi dovrete occupare di una serie di faccende che fanno parte di tre macro-aree. In primis c'è la fila (letteralmente) di soggetti che richiedono udienza al re (ovvero a voi). Dal vostro trono date la parola, con un click, al prossimo personaggio nella fila e ascoltate le sue richieste.

Spesso ci si trova di fronte a scelte che possono avere un impatto sulla felicità dei vostri cittadini, ma che vi costano anche denaro, cibo o impegnano il vostro esercito. Altre volte saranno potenziali alleati (che avrete chiamato a corte tramite un fido piccione viaggiatore), che offrono assistenza in cambio di qualcosa, o membri della vostra famiglia che hanno qualcosa per cui romp... consultarvi, diciamo.

Proprio la famiglia è la seconda area di questioni con cui avrete a che fare. Una moglie e tre figlie non sono esattamente un nucleo familiare semplice da gestire, soprattutto nei tempi medievali, con la violenza endemica, gli intrighi di palazzo ed eventuali alleanze da sugellare tramite matrimoni. Ma ci sono anche questioni più normali come i problemi classici della pubertà, scelte economiche spicce o semplici capricci da bambini, come quale animale domestico permettere e quale no...

La terza area da gestire è quella più strettamente gestionale. Denaro, cibo, felicità e soldati sono le risorse che muovono la grande macchina del regno e ogni settimana potrete decidere di investirli per ottenere bonus, risolvere situazioni preoccupanti o procedere lungo certe linee narrative sviluppate dalla storia. Avete a disposizione anche alcuni agenti che potrete mandare in missioni sulla mappa del regno o a cui assegnare particolari compiti.

Il dungeon contiene i vostri prigionieri e necessita di riparazioni; un'altra gatta da pelare per la vostra reale gestione.

Tutto questo si sviluppa all'interno del vostro castello in cui ci sono aree che dovrete raggiungere per discutere con alcuni personaggi o per interagire con oggetti o situazioni contestuali. Nelle celle del dungeon potrete interrogare i prigionieri, nella camera da letto reale conferire con vostra moglie e nei giardini troverete spesso le vostre figlie impegnate a crearvi puntualmente qualche problema aggiuntivo. Ma ci sono anche altre aree interessanti come la sala del Consiglio e il Corridoio esterno sopra le mura.

Le locazioni hanno un'importanza decisamente relativa visto che, alla fine, si tratta sempre di narrativa convogliata tramite testi (il parlato è un biascicare incomprensibile in stile "The Sims"). Nei primi minuti di gioco è piacevole passeggiare nel castello a fini esplorativi, ma dopo poco ci si rende conto che è poco più che un riempitivo visto che le ricerche di oggetti e interazioni nelle locazioni sono numericamente molto limitate.

La narrativa è piuttosto lineare ma le decisioni che prenderete sono spesso (non sempre) determinanti per incanalare gli eventi nel verso giusto e per la sopravvivenza vostra e del regno. Diciamo subito che Yes, Your Grace, per chi non lo avesse ancora capito, non è un'esperienza sandbox aperta, ma un titolo completamente lineare che segue una narrativa e vi chiede di risolverla nel modo migliore possibile. L'intero gameplay risiede nelle decisioni legate alla narrativa e in quelle legate alla gestione delle vostre risorse, non c'è null'altro.

Proprio questa focalizzazione su un gameplay tutto sommato piuttosto semplice ci ha lasciato all'inizio abbastanza perplessi. Ci saremmo aspettati qualche dinamica RPG o qualche mini gioco in stile Not Tonight (il team di sviluppo è lo stesso), invece Yes, Your Grace sceglie una strada asciutta e semplice, focalizzandosi su pochi elementi e cercando di eseguirli al meglio.

Vostra moglie può darvi preziosi consigli ma anche fare richieste stressanti e, soprattutto costose. Non è cambiato poi molto dai tempi del Medio Evo…

E in effetti il gameplay è solido e ben convogliato tramite testi brevi, incisivi e molto ben scritti, sempre a metà tra un sarcasmo solo accennato e un'efficienza pragmatica che è molto efficace nel comunicarci la situazione complessa in cui un regnante medievale poteva trovarsi in questi tempi bui. Questi testi sono al centro delle qualità di Yes, Your Grace, visto che gran parte del gameplay passa proprio dalla lettura di questi testi (e dalle decisioni che da qui scaturiscono).

La pixel art di Yes, Your Grace è ottima ma un filo meno caratterizzata di Not Tonight, più sobria e meno sopra le righe. L'intera atmosfera è infatti non seriosa ma pragmatica e con poco spazio per lo humor; la pixel art sembra voler andare in una direzione leggera, ma alla fine la narrativa e il gameplay conducono in una direzione più normale e dai toni medi, con pochi eccessi.

Sul lato audio, la colonna sonora è molto tematica, ma limitata al menu principale. Gli effetti sonori sono nella norma e il parlato biascicato usa toni diversi a seconda del personaggio che ci troviamo di fronte, un ottimo tocco che aggiunge un pizzico di caratterizzazione, non un fattore banale.

L'interfaccia di gioco è anch'essa semplice e con pochi fronzoli. La pixel art non è lo stile migliore per creare buone interfacce, ma il team si è tenuto, anche qui, su una certa sobrietà e le schermate sono funzionali, poco affollate e immediatamente comprensibili.

Le vostre figlie hanno la tendenza a tenervi occupati con mille piccoli problemini di vario tipo, ma sono anche una risorsa estremamente preziosa in ottica di alleanze tramite matrimoni…

La longevità di un titolo del genere è ovviamente limitata. La campagna, unica modalità disponibile, dura circa sei ore. Le scelte rendono potenzialmente ogni partita diversa ma la stragrande maggioranza degli eventi e delle scelte si ripetono, e questa ripetizione non è francamente desiderabile, se si vuole giocare più di una volta.

Questo è un peccato, ed è probabilmente l'unico grande difetto di Yes, Your Grace, un titolo che ha un piano forse fin troppo umile e poco ambizioso per ambire a essere poco più di un riempitivo nelle nostre ore videoludiche.

7 / 10

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A proposito dell'autore
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Davide Pessach

Contributor

Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.
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