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Videogiochi vs Calenda atto 2: vietati ai figli come social e smartphone

Come educare i figli ai tempi del Coronavirus.

L'ex ministro Carlo Calenda torna a parlare dei videogiochi e lo fa come al solito, disprezzando un medium in continua crescita. Recentemente è stato intervistato da Luca Bottura durante "Casa Lateral", una nuova rassegna stampa domestica che va in onda tutti i giorni attraverso Facebook.

All'interno dell'intervista a Calenda viene chiesto come riesce a seguire i suoi tre figli, tra le scuole chiuse causa pandemia da COVID-19 e lockdown nazionale da cui siamo usciti solamente da poco. Per l'occasione l'ex ministro ha dichiarato che all'interno di casa sua vige una sorta di "educazione siberiana" per i figli, ovvero niente social, smartphone e nemmeno videogiochi.

"Come per le conference call con Bruxelles preparo i documenti, li stampo, li leggo, li distribuisco, poi divido i ragazzi e sorveglio. Anche in tempo di quarantena con mia moglie siamo riusciti a portare avanti la nostra 'educazione siberiana'. Niente smartphone, social e giochi elettronici" ha dichiarato. Calenda non è nuovo a queste uscite: nel 2018 su Twitter aveva espresso il suo disgusto verso i videogiochi, asserendo inoltre come questo medium sia una delle cause "dell'incapacità di leggere, giocare e sviluppare ragionamento".

Insomma, l'ex ministro vede i videogiochi come una vera e propria piaga (magari da estirpare per il bene di tutti?). Quello che forse qualcuno non sa è che i videogiochi hanno avuto un ruolo fondamentale durante questo lockdown: in Italia ad esempio, l'industria videoludica ha registrato un aumento nel fatturato dell'1,7%.

Fortunatamente poi c'è chi crede ed investe nel mercato del gaming: all'interno del Decreto Rilancio infatti, esiste un fondo da 4 milioni di euro dedicato alle aziende che svilupperanno prototipi. Come detto, questa somma non aiuterà a risolvere tutto, ma è un modo per supportare quest'industria in continua crescita, con buona pace delle opinioni personali di Calenda.

Fonte: La Repubblica

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