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Utawarerumono: Prelude to the Fallen - recensione

Non tutti i super remake indossano un mantello. Questo, ad esempio, indossa una maschera.

Ai veri appassionati di visual novel e giochi di ruolo in salsa giapponese non saranno certamente sfuggiti i due Utawarerumono usciti negli scorsi anni, rispettivamente Mask of Truth e Mask of Deception; tuttavia, a mancare all'appello è sempre stato l'originale Utawarerumono, pubblicato per la prima volta nel 2002 su PC e solo dopo diversi anni in una versione leggermente diversa su PlayStation 2 e PSP. Il titolo fu anche trasposto come anime di 26 episodi, ma tutto questo lavoro non ha mai visto la luce al di fuori del Giappone, se si escludono le traduzioni amatoriali realizzate dai fan.

Utawarerumono: Prelude to the Fallen ripropone fedelmente storia, dialoghi e tavole originali della visual novel, pur con un ovvio e benvenuto restauro qualitativo che le adatta agli standard visivi dell'attuale generazione. Anche il comparto audio è stato revisionato, con ogni singola traccia musicale registrata da zero e con tanto di versioni riarrangiate di alcuni dei brani più amati del titolo... In ogni caso, i nostalgici possono scegliere quale delle due versioni attivare, se la Classica o la sopraccitata Special Extended.

Come prevedibile, purtroppo, queste migliorie non sono state accompagnate da localizzazioni al di fuori della lingua inglese, il che rende il titolo ancora "poco digeribile" per i giocatori meno anglofoni: a dispetto di meccaniche di gioco piuttosto semplici, le decine di ore di dialoghi potrebbero risultare uno scoglio troppo difficile da superare.

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La storia non ha subito modifiche: un giovane senza nome si risveglia in un villaggio misterioso, senza alcuna memoria del proprio passato, gravemente ferito e con una strana maschera sul volto, impossibile da rimuovere. Ad averlo accolto e curato sono l'anziana Tuskur e le due giovani sorelle, Eruruu e Aruruu. Rinominato Hakuowlo dalla sua nuova famiglia, il protagonista prenderà a cuore il benessere del villaggio e dei suoi abitanti, trovandosi ben presto invischiato in un crescendo di eventi ben più grandi e pericolosi di quanto si sarebbe aspettato.

La narrazione di Utawarerumono: Prelude to the Fallen è figlia del genere di cui fa parte, ma soprattutto dei suoi tempi (stiamo parlando, è importante ricordarlo, di un titolo di quasi venti anni fa) ed è quindi doveroso approcciarsi al titolo con la giusta pazienza e la giusta condizione mentale: pensare d'ignorare i dialoghi per focalizzarsi esclusivamente sul combattimento è senza dubbio fattibile, ma significherebbe accantonare i due terzi abbondanti del contenuto di gioco, e senza nemmeno la possibilità di contestualizzare le battaglie che si andrebbero ad affrontare... in poche parole, un vero e proprio spreco.

Anche perché, va sottolineato, il sistema di combattimento di Utawarerumono: Prelude to the Fallen è fuor di dubbio valido, ma nonostante il revamp resta comunque legato a meccaniche assai classiche e certamente non rivoluzionarie rispetto a giochi di ruolo strategici ben più profondi... Insomma, Utawarerumono: Prelude to the Fallen funziona proprio grazie alla combinazione fra sezioni narrate e fasi di combattimento.

I filmati in grafica di gioco sono stati riprodotti da zero, utilizzando ambienti e modelli tridimensionali.

Queste ultime sono state riproposte con scenari e modelli 3D dei personaggi (che nell'originale erano sprite animati), proprio come già visto nei sequel Mask of Truth e Mask of Deception; da questi, inoltre, sono state adottate alcune meccaniche assenti nel titolo del 2002, come gli attacchi concatenati e le mosse speciali, eseguibili dai personaggi schierati se soddisfatte determinate condizioni.

Ciascun eroe può equipaggiare un accessorio e due oggetti prima di scendere in campo; sconfiggere avversari fa guadagnare esperienza e Battle Point, che faranno rispettivamente salire il personaggio di livello (sbloccando nuovi attacchi e abilità o potenziando le mosse già conosciute) e migliorare le tre statistiche di ciascun membro, quali potenza offensiva/curativa, difesa fisica e difesa magica. Il giocatore può distribuire liberamente i BP, decidendo quindi a quale dei tre valori dare priorità per la crescita del suo team.

È importante sottolineare ancora una volta come il sistema di combattimento sia solido, ma ben lontano da sistemi con decine, se non centinaia di variabili e statistiche da tenere in mente, a cui i giocatori cresciuti a pane e TRPG saranno abituati; è anche possibile selezionare il livello di difficoltà degli scontri, decidendo quindi se dare priorità alla narrazione, o alle sezioni giocate. Infine, anche per i meno coraggiosi, è possibile fin da subito ripetere le battaglie già combattute (in un secondo momento verrà resa disponibile anche una vera e propria sezione di allenamento) per "farmare" esperienza, Battle Points e ricompense, quali accessori e preziosi oggetti curativi.

Come ogni eroe classico che si rispetti, il nostro protagonista ha perso la memoria e porta sulle spalle un grande segreto.

Utawarerumono: Prelude to the Fallen è un ottimo remake della visual novel che diede inizio a una saga assai amata in territorio giapponese. Questa riproposizione è un'ottima occasione per i curiosi per conoscere il gioco, fino ad ora mai localizzato ufficialmente in alcuna lingua occidentale. Non si tratta certamente del remake più atteso o blasonato del 2020, ma rimane la piccola, grande perla che ha fatto sognare e commuovere migliaia di giocatori quasi due decenni fa.

7 / 10

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Lara Arlotta

Contributor

Scrive, blatera e videogioca, spesso contemporaneamente e da oltre due decenni. L'unico modo per fermarla è darle da mangiare, ma l'effetto è solo temporaneo. Sono ancora in corso delle indagini confidenziali per comprendere se si tratti di un essere umano o di una credibile riproduzione, inviata nell'era contemporanea da una civiltà eternauta.
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