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PlayStation 5 presenta console e giochi, ma è ancora irraggiungibile? - editoriale

Affondo riuscito, ma Sony mostra il fianco al contrattacco.

Il design della nuova console PlayStation 5? Lo si ama o lo si odia. L'evento nel suo insieme? Molto bello, ma poteva anche andare meglio. Queste sarebbero considerazioni del tutto naturali al termine della classica presentazione legata al balzo generazionale. Non lo sono, tuttavia, quando si parla di Sony, un platform owner che negli ultimi sette anni si è costruito una reputazione degna di una macchina infallibile.

Parliamoci chiaro: si è trattato di una signora conferenza. Jim Ryan ha portato sul palcoscenico ben undici esclusive console, ha svelato l'estetica della macchina, si è fatto scortare da una elite di titoli destinati a monopolizzare l'attenzione nel corso della prossima generazione. Eppure, una volta terminata la trasmissione, non siamo riusciti a scrollarci di dosso la sensazione che, per la prima volta da tempo immemorabile, Microsoft abbia qualche chance concreta di colmare il gap che la separa dalla concorrenza.

Sony ha scelto di presentare l'equivalente di una supercar, un modello completamente diverso dagli standard del settore, verrebbe da dire quasi rivoluzionario, estremamente distante dal passato della compagnia. Una sorta di conchiglia bicolore, fatta di un guscio bianco costruito a protezione della solita perla nera, caratterizzata da un'ispirazione quasi retrofuturistica, a ricordare un oggetto uscito dagli "avveniristici" anni '50 di Fallout, per non dire da una puntata dei Jetsons.

I due volti di PS5: Standard e Digital Edition.

E poi è bianca. Non c'è scritto da nessuna parte che Playstation debba esser nera, sia chiaro, ma non è certo il design sobrio, elegante e professionale cui la compagnia ci ha abituato a partire dall'immortale PS2. Bisogna ammetterlo: PS5, disorientante con i suoi led bluastri, è particolarmente tamarra. Dal confronto con Xbox Series X emerge come una Lamborghini dei '90 accostata a una muscle car, secondo alcuni come una macchina del caffè affiancata ad un frigorifero. Non si confonderà con il vostro decoder: lo metterà in imbarazzo.

Siamo rimasti sorpresi scoprendo l'esistenza della doppia versione, una dotata di lettore e un'altra, decisamente più sinuosa e accattivante, pensata per il mercato digitale. Perché sorprendersi? Beh, perché fa un certo effetto pensare che a lanciare questa duplice offerta sia la medesima società che colse la palla al balzo per deridere le ambizioni di Microsoft, sottolineando la facilità con cui era possibile prestare un videogioco in formato fisico a un amico.

In fin dei conti l'ingrediente segreto dietro il successo di Sony ci è sempre sembrato uno e uno solamente: la volontà di non cambiare mai. Questa volta, invece, un cambiamento c'è stato eccome. Mancano ancora una serie di informazioni essenziali, su tutte il prezzo, che stando alle proiezioni più recenti potrebbe addirittura sfiorare quota 600 dollari; Ryan è stato perentorio: "il costo dell'hardware sarà un riflesso del valore dell'architettura". Quel che è certo, è che ieri sera un oggetto alieno è atterrato sul palcoscenico di Sony, lasciando tutti di stucco.

Diciamo che, da sdraiata, PS5 non sembra dare il meglio di sé.

La prima uscita pubblica della nuova console, d'altra parte, era la semplice appendice di un evento ricco, anzi, ricchissimo di titoli chiacchierati e gradite sorprese, la classica mitragliatrice di trailer e gameplay ormai indissolubile dallo stile Playstation. Sono 28 in totale i videogiochi ad aver fatto capolino nel corso della presentazione, di cui 9 produzioni first party e 19 opere di terzi.

Sul fronte casalingo spicca Insomniac Games, protagonista con Ratchet & Clank: Rift Apart ma soprattutto con il primo titolo confermato al lancio della console, ovvero Spider-Man: Miles Morales. Era quasi scontata la presenza di Horizon, declinato da Guerrilla Games nel nuovo episodio Forbidden West che si è mostrato in un lungo ed efficace trailer; accanto a lui, un'altra sorpresa a metà: ovviamente stiamo parlando del remake di Demon's Souls firmato Bluepoint Games, protagonista di un'operazione ormai data per certa da mesi.

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Di fatto le sorprese non sono mancate: quello che è mancato è stata la classica pennellata in stile Sony, l'annuncio totalmente inaspettato, il God of War della situazione, una nuova IP che facesse gridare al colpo di scena. Certo, è bello constatare che Gran Turismo sia finalmente riuscito ad allinearsi con le tempistiche dell'hardware, così come è piacevole assistere al futuro del Sackboy, al ritorno di Housemarque e alla conferma di Japan Studio.

Ma non vi nascondiamo di aver percepito un retrogusto lievemente amaro. Spider-Man: Miles Morales condivide inevitabilmente la stessa ambientazione del suo predecessore, trasformando quello del riciclo di asset e del "grande DLC" in uno spettro piuttosto concreto. Allo stesso modo, quella di Aloy è stata una comparsata più che gradita, ma non è bastata per fornire un assaggio convincente della tanto decantata potenza next-gen. In mezzo al turbine delle mascotte proprietarie, è ironico che sia stato proprio Ratchet a piantare la prima, vera bandierina oltre il confine della next-gen.

Nulla da dire, invece, sul fronte delle terze parti, che ci sentiamo di definire semplicemente folle. La fiumana di titoli includeva anche due inaspettate esclusive console Playstation, ovvero Ghostwire: Tokyo di Shinji Mikami e Deathloop di Arkane Studios, progetti che hanno inaugurato il trip psichedelico principe della serata. Una montagna russa culminata in Resident Evil VIllage e Pragmata di Capcom, passata attraverso Project Athia di Square-Enix per poi atterrare dolcemente fra le braccia delle meravigliose opere targate Annapurna.

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Insomma, bene, a tratti anche molto bene, ma di certo non benissimo. Forse l'atmosfera è stata appesantita dall'apertura affidata all'ennesima versione next-gen di Grand Theft Auto 5, forse i numerosissimi rumor si erano fatti troppo insistenti per consentire reali sorprese, o forse la compagnia ha deciso di "volare basso" per non intaccare l'entrata in scena di The Last of Us Part II e Ghost of Tsushima.

Nonostante l'indiscutibile qualità dell'evento, erano anni che non chiudevamo una conferenza di Sony meditando sulle prossime mosse di Microsoft. A questo proposito, c'è da dire che Phil Spencer non ha mai potuto contare sul beneficio dell'ultima parola: in passato, dopo aver scoperto tutte le carte di Xbox, ha sempre dovuto attendere in silenzio per poi assistere inerme al letale bombardamento di casa Playstation.

Questa volta, invece, avrà a disposizione un ricco arsenale di studi proprietari, una console che sulla carta ha una maggiore potenza di fuoco e, soprattutto, un ecosistema di servizi che non teme alcun rivale sul mercato. Il pensiero che Xbox possa mettere in campo una forza numericamente simile a quella della concorrenza, gettando nella mischia qualche peso massimo e magari giocando con i prezzi, è tutt'altro che utopistico.

L'imminente balzo generazionale si sta facendo sempre più simile a un campionato che si riapre dopo anni d'incontrastato dominio, e non perché la squadra dominante si sia lasciata andare. Il gap fra i platform owner, nonostante le strategie diametralmente opposte, non è mai stato così sottile: dopo mesi di speculazioni e specifiche tecniche abbiamo finalmente le console sottomano. Sembra quasi di poterle toccare, così come sembra di esser tornati a respirare un'atmosfera elettrica che mancava ormai da troppo tempo.

Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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