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Wasp Network - recensione

La vespa contro l'elefante.

Il Destino può essere il migliore degli sceneggiatori. Talvolta infatti riesce a scrivere storie originali, degne di essere poi riprese da letteratura e cinema, alcune molto conosciute di cui approfondire i dettagli, altre meno note e pertanto interessanti da analizzare.

Di una di queste si è occupato Oliver Assayas, regista che ama spaziare fra generi diversi, che ricordiamo per film molto personali come Demonlover, Clean, Sils Maria, Personal Shopper, e la serie tv Carlos, che qui scrive anche la sceneggiatura, tratta dal libro The Last Soldiers of the Cold War di Fernando Morais.

Esce dai salotti letterari parigini del suo ultimo film, Il gioco delle coppie, e si sposta nella Miami degli anni '90, sempre assolata, sempre frenetica e ricca di occasioni. Quando nel 1959 Castro prende il potere a Cuba, dall'isola inizia un flusso di fuggitivi verso la costa più vicina (e promettente), quella americana di Miami.

Non che i profughi fossero tutti martiri anticomunisti, molti erano in fuga dal nuovo regime perché collusi con il vecchio sistema di Fulgencio Batista, alla cui corte prosperavano avanzi di galera di vario genere, emissari dei mafiosi che riciclavano i soldi nei casino locali, spacciatori, trafficanti di armi, agenti segreti di infimo livello, foraggiati dalla CIA americana, papponi e fauna varia.

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Poi però era fuggita anche tanta altra gente, poveracci che si erano illusi che la loro vita sarebbe davvero cambiata e invece erano rimasti nella stessa miseria. Miseria che negli anni era aumentata, nonostante la protezione della Russia, anche a causa del feroce embargo cui erano soggetti da parte americana. A questi problemi il Lìder maximo non aveva saputo/voluto porre rimedio, reprimendo anzi lo scontento che aveva iniziato a serpeggiare con metodi tutt'altro che democratici.

Nel paradiso americano, così a portata di mano, quello zoccolo duro di scontenti, in buona o in mala fede, ha costituito per anni fertile terreno per i servizi segreti americani, per rastrellare mano d'opera a basso prezzo, da sacrificare elegantemente come nella famosa Invasione della Baia Porci, creando forse i presupposti per l'assassinio di Kennedy un paio d'anni dopo. Sicuramente da impiegare per missioni di disturbo di vario genere nei confronti dell'odiata isola. Si era così costituita una comunità negli anni sempre più potente e finanziata riccamente, così forte da dover essere tratta con cautela dai vari presidenti.

Ma la narrazione del film Wasp Network (dove Wasp qui significa vespa, ma allude anche alla sigla che identifica i White Anglo-Saxon Protestant), si focalizza su fatti avvenuti a partire dal 1990, che riguardano la serie di attentati agli hotel cubani (in uno di questi nel 1997 era morto anche un turista italiano). Con bombe e sparatorie si cercava di sabotare quella che era rimasta quasi l'unica fonte di sostentamento per il regime, il turismo, dopo il graduale abbandono da parte dell'URSS, in quegli anni alle prese con gravi problemi interni.

Il pilota, mestiere ricercato da buoni e cattivi.

E chi aveva interesse in questo, se non le organizzazioni che dietro una facciata di aiuti umanitari, nascondevano mire destabilizzanti, come il CANF, potente associazione che in realtà tramava per abbattere il regime castrista?

Nel 1990, Réné Gonzalez, pilota di aerei commerciali, abbandona l'amata moglie Olga e la figlioletta e atterra a Miami, dove viene accolto come un eroe, transfuga dal comunismo. Trova subito altri lavoretti, grazie al CANF, che aspettava a braccia aperte ogni profugo, per assisterlo e poi usarlo. Réné presto si accorge che non tutti i loro affari sono limpidi e prende le distanze, mentre non smette di cercare di ricongiungersi con la sua famigliola.

Réné infatti è cittadino americano perché nato a Chicago e la sua permanenza sul suolo americano è del tutto legale. Intanto a Miami arriva un altro fuggiasco, Juan Pablo Roque, pilota militare, dalla personalità ben diversa, attraente, desideroso di ricchezza e vita mondana. Anche lui reclutato dal CANF, prende un'altra strada, mentre l'FBI corteggia/controlla entrambi. Roque sposa la bellissima Ana Martinez, con una cerimonia di lusso cinematografico e sembra avviato a una carriera misteriosa ma redditizia.

Dopo averci introdotto questi due personaggi, Assayas ci fa incontrare un altro uomo, Gerardo Hernandez, che è dichiaratamente un infiltrato, inviato a Miami da Cuba per coordinare l'operato del gruppetto, di cui finalmente conosceremo le intenzioni. Il CANF nel frattempo ha preso la strada del terrorismo nei confronti del regime di Castro, finanziando Luis Posada Carriles, oggi definito senza problemi come un terrorista internazionale, legato a doppio filo con la CIA, amico di Stefano delle Chiaie e di Pinochet, sostenitore dei Contras in Nicaragua.

Si può tradire per il Sogno.

Ma chi sono in realtà i protagonisti di questa storia di intrighi e doppi giochi? Non lo raccontiamo per non spoilerare troppo, anche se si tratta di storia nota e vera. Possiamo dire che un regime autoritario come quello di Castro era stato capace di scontentare tanti, anche i più entusiasti all'inizio (da recuperare il bellissimo Ritorno all'Avana), ma restava sempre migliore di quello precedente, incapace però di mantenere le sue tante promesse, di correggere i suoi tanti errori, provocando così reazioni che potevano anche essere comprensibili. Non fosse che a compierle erano personaggi che sostenevano (avevano sostenuto sempre) gli interessi dei peggiori.

Alcuni dei protagonisti nel 1998 finiranno accusati di spionaggio ai danni degli USA e duramente puniti, nonostante il paradosso, enunciato in uno spezzone di intervista con Castro, in cui diceva che era paradossale che "il paese con più spioni al mondo accusasse di spionaggio il paese più spiato di tutti".

Nel film Assayas non menziona mai la CIA, responsabile di mestare costantemente nel torbido, di pesanti ingerenze, mentre organizzava a getto continuo piani fallimentari per eliminare il detestato Castro (16 attentati contro di lui).

Wasp Nation non è una storiaccia di trafficanti spietati, di emissari castristi fanatici, di agenti dell'FBI troppo disinvolti, è una storia di persone che il destino ha posto in un determinato momento storico, in cui si sono convinti di poter fare la differenza, di avere la forza di cambiare certi percorsi. Spesso per eccesso di idealismo, qualche volta per troppo ottimismo, altre intuendo di poterne trarre nel contempo congrui vantaggi.

Qualche attimo di felicità fra mille intrighi.

In Wasp Network non ci sono sparatorie, imboscate, torture, c'è la suspense di aspettarsi il costante doppio gioco, di capire da che parte stanno i vari personaggi, perché Assayas ci conduce in un paio di situazioni ingannevoli, prima di mostrare il vero gioco e il suo vero intento di narratore, che si risolve in un elegante atto di accusa contro l'ipocrisia del Grande Paese.

Se un appunto si può fare alla sceneggiatura del regista, più che alla regia, è proprio un eccesso di delicatezza nel trattare l'argomento, confidando nella conoscenza dei fatti da parte dello spettatore, al quale fornisce poche informazioni, lasciandogli il compito di districarsi da solo nelle trame dei protagonisti (ad esempio il personaggio di Carriles meritava più delucidazioni, anche se compare marginalmente).

Gli attori scelti per interpretare questi personaggi si impegnano per renderli credibili. Edgar Ramirez (Réné), eroe onesto e idealista, aveva già lavorato con Assayas in Carlos. Penélope Cruz interpreta la moglie Olga, molto convincente anche se un po' troppo bella per il ruolo. Wagner Moura (Tropa de elite, Narcos) è l'ambiguo, vanesio Roque e la sua amata ha gli occhioni di Ana de Armas, vittima di un miraggio di dolce vita a fianco del bel marito. Gael Garcia Bernal è l'agente Hernandez, il castrista positivo.

Come finisce un'illusione...

Sui titoli di coda, come usa per i film tratti da storie vere, ci sono le foto dei veri protagonisti della storia e le didascalie che raccontano quali pene hanno subito, come è andata la loro vita, fanno risaltare l'ingiustizia di un destino cattivo, ingannevole. Ma si sa che la Storia, quella con la S maiuscola, sopra le storie della gente comune passa come un rullo compressore.

Con Wasp Network Olivier Assayas, con la sua personale sensibilità, dipinge il quadro di un momento storico confuso, in cui fra mille sfumature, che potevano degenerare in eccessi, tutti lottavano per qualcosa che ritenevano giusto. E sull'accezione di questo aggettivo nei secoli si sono consumati infiniti crimini e ingiustizie.

Il film era stato già presentato alla Mostra di Venezia del 2019 e ora, rimaneggiato dal regista, esce dal 19 giugno su Netflix.